Considerato il migliore della “città del baseball”, nasce nel 1896 grazie a Teresa Faraone ed ancora oggi i discendenti mantengono alta la qualità di un ristorante in bella vista di fronte al borgo vecchio
Location bella e luminosa, una sorta di acquario con vista sulle torri del borgo. Gradevole atmosfera con interventi tra i tavoli di uno dei gestori. Tra le tante pietanze di mare spicca la minestra di pesce con quadrucci all’uovo. Molto buona ma forse troppo celebrata. Gran parte della clientela è locale ed appare fidelizzata alla gestione dei fratelli Faraone, con lo chef Francesco che può vantarsi di essere sommelier professionista dal 1994. Buona la carta dei vini, con disponibilità anche della prestigiosa produzione della zona (Bellone, Cacchione, Scopone, Satrico etc.). Il prezzo pro capite non scende al di sotto dei 50 euro ma c’è un menu degustazione a 40 euro che merita considerazione. Notevoli i tagliolini con seppioline e gamberetti, come pure i paccheri con mazzancolle, pecorino e menta. Trai secondi eccelle il pesce cotto al forno sotto sale, bellissimo anche da vedere; ottima la frittura di calamari e gamberi, le seppie alla piastra ed altro ancora, secondo il pescato. Apprezzabili i dolci, con la zuppa inglese sugli scudi. Creme brulè più che dignitosa ma la crosta di questo dolce al cucchiaio deve essere calda da cannello! Pesce freschissimo ma le pietanze che escono dalla cucina sono inferiori alle aspettative. Il servizio è normale e cordiale, di certo non raffinato.