Il 22 gennaio 1944 la città di Anzio fu quasi completamente sventrata dai bombardamenti delle truppe alleate sbarcate sulla costa laziale
in un’operazione fondamentale nel contesto della seconda guerra mondiale. Nella riviera Vittorio Mallozzi c’è una statua in bronzo raffigurante una bambina con dei codini per trattenere i capelli, un vestitino sopra al ginocchio, senza scarpe, attorniata da cinque gabbiani, verso i quali lei alza le braccia in atto di gioco oppure per volare via dalla guerra.
Di questa bambina parla il caporale Hayes, uno dei tanti protagonisti dello sbarco, in un racconto valutato attentamente da storici e studiosi.
“La notte dello sbarco la mia pattuglia superava velocemente la riva temendo la violenta reazione nemica quando, giunti ai limiti del bosco restammo impietriti sentendo qualcuno lamentarsi. Avanzammo con cautela e scoprimmo trattarsi di una bambina dell’età apparente di sei anni, terrorizzata e con il volto bagnato di lacrime. Non sapendo cosa fare e non parlando nessuno di noi alcuna parola in italiano, prendemmo in braccio la bambina e ci inoltrammo nel bosco, trasportandola a turno, quasi come un simbolo di vita e di speranza per ogni soldato della pattuglia. L’alba di un giorno freddo ma luminoso (22 gennaio 1944) era appena spuntata incerta nel bosco quando noi riprendemmo l’avanzata con precauzione. La notte cadde ma Angelita era di ora in ora più serena e sorrideva timidamente agli sforzi miei e dei miei compagni per farci comprendere ed inventare smorfie e giochi che la divertissero. Lasciammo, obbligati, Angelita in una località, Carroceto, dove la Croce Rossa curava i feriti. Mentre ci dirigevamo verso il Fly-over vedemmo una salva di cannonate investire il punto in cui c’erano i feriti. Ero l’ultimo della fila e mi precipitai a vedere: i feriti erano rimasti tutti uccisi, anche Angelita. Strinsi la bambina per l’ultima volta quale estremo saluto mio e dei miei compagni e la adagiai lungo il ciglio della strada tra i morti inglesi, americani e tedeschi”.
La storia e la figura di questa piccola fanciulla ha attraversato il mondo intero come immagine indelebile della efferatezza della guerra, qualunque essa sia. Nel 1964 il gruppo musicale Los Marcellos Ferial le dedicò la canzone “Angelita di Anzio” che si rivelò un grande successo.