I suoi versi metaforici sembrano modulare lo spazio ed il tempo intorno ad un punto nevralgico, le sue parole scavano la realtà più profonda con un linguaggio remoto e futuro al tempo stesso, non certo acquisibile ad una lettura superficiale
Ho conosciuto e frequentato Marina Petrillo negli spazi del Viminale, entrambi colleghi al servizio dello Stato, e di lei mi ha sempre colpito, come penso a tutti, la sua bellezza classica, lunare, quasi metafisica, che nel corso del tempo si è sublimata in una sensibilità metafisica, espressa in una vena poetica profonda, inconfondibile, quasi criptica, direi anche antica e per questo ancora più rara e suggestiva. Di recente Marina ha partecipato alla rassegna "La porta magica" a Roma ma i suoi incontri letterari, sempre raffinati e quasi intimistici fino ad apparire blindati, sono stati numerosi e sempre apprezzati; tra i tanti citiamo la partecipazione alla rassegna ” Inchiostro blu “ di Formello ed alla vetrina poetica nell’ambito del festival di Spoleto del 2014. Ha iniziato a scrivere poesie fin da piccola, pubblicate da una casa editrice di Venezia. E’ nata a Roma, città nella quale da sempre vive. Ha pubblicato l’unico libro “Il Normale Astratto” (1986) per Le Edizioni del Leone. Le sue poesie sono apparse su antologie e premi letterari. La raccolta di poesie Materia redenta (2019) è sempre stata oggetto di attente riflessioni da parte di studiosi ed amanti della poesia. Tra questi merita attenzione il commento impolitico di Giorgio Linguaglossa. Si occupa anche di hanami (godere nella contemplazione della fioritura) al laghetto dell'Eur, attività, a suo dire, di grande aiuto nella sollecitazione della vena poetica e meditativa.
Materia redenta
La poesia della Petrillo predilige l’espressione figurata, nella quale il letterale e il figurato funzionano come categorie proposizionali della differenza problematologica. Ad esempio nel sintagma «Io diffuso ad Uno», siamo indotti a ricercare altro da ciò che è detto in ciò che è detto attraverso ciò che è detto. Decifrarne il senso implica l’atto di aderire ad un universo concettuale e metaforico dominato dalla contradiction adiecto e dalla tautologia dove l’enunciato è risposta ad un altro enunciato secretato, risposta alla questione del senso, impossibile a dirsi e a dire se non mediante un atto linguistico figurato.
Commento impolitico di Giorgio Linguaglossa
Forse nessun’altra poesia quanto questa di Marina Petrillo comprova quanto asserito da Adorno: «I segni dello sfacelo sono il sigillo di autenticità dell’arte moderna».
Quanto più la soggettività si rifugia nell’unico posto in cui può rinserrarsi, nella pura interiorità, ecco che essa fuoriesce non domata e reclama la forza costrittiva della «forma» per essere espressa. La lirica di Marina Petrillo si trova tutta qui, in questo imbuto, in questo nodo scorsoio dove forza e debolezza, espressione e anti espressione, lirica e anti lirica si trovano fuse in un unico maelström, in lotta reciproca, perché il «domato» si converte subito in «inespresso», e il «non domato» diventa «espressione», espressione poetica, infirmata e inferma, codicillo del dolore, codificazione dello sfacelo. Ecco la ragione della versificazione franta, spezzata, in punta di stilo, in punta di piedi, per dire cose che non si possono dire con il linguaggio di tutti i giorni, come quando la poetessa romana ci dice, quasi in sordina e in diminuendo, in modo elusivo: «Sappiamo della nostra presenza».
Vedi l’intero commento GIORGIO LINGUAGLOSSA - Marina Petrillo
Estratto di Poesie di Marina Petrillo, da “Materia redenta” (2019)
Di passo in passo
l’orma conduce al sentiero.
Lieve eco ne ebbe il giardino della pre-eternità.
Inquieta fu l’ombra sospesa
sino a trarre del segno la traccia.
Scese in polisemia
ponendo divario tra sé e l’assoluto.
Incontro fece del Vate
lì dove si svela grande il progetto
a parola riflesso.
Saprà di essere
senza dismettere alcuna cosa.
Un buco le attraversa il torace
in respiro di vento.
Non è mai esistita abbastanza.
****
Ha cantato in giorno di festa
il migrante uccello
verso altra forma assorto.
Dimentico del cielo, cangiante
nella spessa terra brulla
solo giace in cinereo spazio.
Compone uno spoglio verso
cui giunge dimora il suono
a misterioso ricordo del notturno andare.
Torna la sera
ed accende rare luci.
Sconfitto dal dilagare
di un dolore alla mente ignoto
ne accoglie l’umano sentimento
come potesse sottacersi l’indefinita specie.
In destino traduce minute briciole
di pane
sino a scomparire in nube passeggera.
Senza ausilio dell’incerto azzurro
preghiera trasuda il doloroso andare.
Come fosse l’ultimo prima
del mormorante radioso commiato.
appare a tettoia di cielo.
Palafitta posta in sommità
da gravoso vento scalfita.
Dolmen di antiche genie,
quando gli Dei abitavano luoghi e le conchiglie
erano loro monili.
Il mare ondoso dei sibili notturni
stordisce a nenia,
tra navigatori rapiti da smerigliati brusii.
Non sopravvivono gli orizzonti
se a macchia mediterranea serpeggiano
in siepi dilaganti a dirupo.
In breve respiro, solo gli abitatori del firmamento
traggono vita.
Per gli umani, stupore il creato
a segno contrario di infinito.
****
oltre la croce abbagliata dal sole
fu percepita la linea di un fiore
il cui stelo in gemma di legno
sosteneva una corolla dolente
di petali infranti.
Le foglie forate in rugginosa
rovina traevano linfa da un fondo odoroso
mentre, del transito umano,
una piccola goccia leniva l’inganno
di un tempo avverso all’amore.
Del fiore in sua vita visione
ne ebbe lo Spirito che ogni cosa
in Segno traduce
per cui la Morte parla alla Vita
come una madre e, in sua cura,
risorge, sì che in profumo
torna all’Essere, in gioia
Materia redenta di Marina Petrillo - Pasquale Gnasso Editore, 2022 è disponibile per l’acquisto su internet al costo di 12 euro nella nuova edizione