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Home Amici poeti Vivere d'incanto Luca Filipponi

Vivere d'incanto Luca Filipponi

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Concorso "Ancora insieme, una lettera a chi non è più con noi" in ricordo dell'amico Roberto Ricciardi - 2015

 

 

Ciao Decio, chi ti scrive è un indegno nipote, quanto al coraggio che ti ha reso un eroe tra i partigiani nel lontano 1942, ma un nipote non indegno, se me lo permetti, per ciò che attiene alle idee ed ai principi di libertà e giustizia che hanno portato te a diventare un martire della resistenza. Non ti ho mai conosciuto personalmente, com’è ovvio, ma è come se ci fossimo parlati, abbracciati e scambiato opinioni, per la vicinanza a cui mi hanno portato i racconti di tuo fratello, nonché mio padre e degli altri numerosi parenti che hanno costituito la nostra numerosa famiglia. Mi sono sempre sentito vicino ai tuoi valori e principi morali, cercando con quanta più coerenza possibile di portarli avanti, nel mio piccolo, dando un contributo alla memoria dei tanti partigiani caduti come te, che non hai avuto la mia stessa fortuna di vivere in un’epoca in cui, abbracciare un’idea di vita e di rapporto tra gli uomini, non si traducesse con il rischio della morte.

Tante parole in questi tempi di decadimento culturale, sono state svuotate del loro significato, se non addirittura il significato stesso ne è stato stravolto. Libertà, giustizia, moralità e tante altre parole “sacre”, sono state adottate da caste politiche indegne e rappresentanti di una subcultura, che ha fatto scempio del loro vero valore e della loro essenza. E tra queste parole ce n’è un’altra, “ideologia”, che è stata violentata e ridicolizzata fino al punto che oggi, nei dibattiti politici, l’ideologia è diventata quasi un minus valore, un ostacolo alla dinamica politica e sociale, una zavorra dalla quale liberarsi per non essere mentalmente condizionati. Quando invece, e tu lo sai benissimo, avere idee sulla concezione della vita, sul modo di organizzarsi delle persone nella convivenza, su meccanismi economici e sociali che rendano le ricchezze del mondo accessibili a tutti, è il concetto stesso dell’uomo dotato di intelletto e coscienza. Un uomo senza un’idea di cosa vuol essere e di come vorrebbe il mondo, è come una barca senza bussola e senza rotta, che naviga a caso, in balia degli eventi.

Proprio per il marciume intellettuale, che in questi anni è purtroppo diventato dilagante ed ha peggiorato la nostra vita, a volte mi vien da pensare, con il senno del poi e preso dallo sconforto, che il sacrificio dei tanti uomini che come te, hanno dato la vita per il bene di questo Paese, non sia altro che un confine sottilissimo tra eroismo e ingenuità. Non si può che rimanere attoniti e schifati, infatti, davanti ai tanti tentativi di revisionismo e riscrittura della verità storica, perpetrati per anni dalla destra di questo Paese ed anche da frange di una pseudosinistra, senza un minimo di ritegno, equiparando i giovani morti della resistenza, con i giovani della Repubblica di Salò, in virtù di una generica e acritica nobiltà della morte per un ideale, a prescindere.

A prescindere dai contenuti degli ideali, dai loro fini, dai loro valori umani, dai loro concetti di giustizia.

Su questi ordini di valori, su cui si misura la nobiltà di un ideale, te e i tuoi compagni partigiani, ma anche tutti gli altri che hanno contribuito alla resistenza, starete sempre dalla parte dei giusti, senza possibilità di altre infamanti interpretazioni della storia.

Sei stato vittima della tirannia, che è sempre stata presente in varie forme, come patologia, nelle epoche storiche che si sono succedute, manifestandosi (ed il ventennio fascista non è stato un’eccezione) nella prevaricazione del più forte verso il più debole, nella soppressione di ogni libero pensiero e nella violenza morale e materiale come manifestazione di potere.

I valori che hanno ispirato il tuo sacrificio, per combattere ed opporre resistenza alla violenza della dittatura, sono principi morali che valevano allora, valgono ancor oggi e varranno sempre, perché sono concetti universali dell’esistenza umana, senza tempo.

Cambiano le forme dittatoriali e la natura dell’oppressione dei regimi totalitari, ma la ribellione delle anime libere che si oppongono all’omologazione, alla forza, al potere ingiusto e violento, è sempre ispirato dallo stesso “credo”, che non cambia mai e che fa della vita di un uomo, degna di essere vissuta fino in fondo e con dignità.

Per questo il ricordo per te e per tutti coloro che al tuo fianco hanno opposto resistenza alle ingiustizie feroci, che solo gli istinti più triviali e crudeli dell’uomo possono produrre, deve rimanere vivo e attuale, per aiutarci e guidarci a non mollare mai la guardia ed essere sempre vigili a prevenire qualsiasi forma di prevaricazione, che l’autorità di turno può avere la tentazione di utilizzare.

E’ questo il tuo insegnamento, che ci portiamo dentro come bagaglio culturale, ideologico e che deve essere la nostra bussola quotidiana, in ogni relazione sociale che andiamo costruendo. Il ricordo, quindi, non come esercitazione retorica della storia, ma come formazione educativa del vivere sociale, all’interno di una comunità. Comunità di intenti e di aspirazioni.

Ci sarebbe da parlare per ore, delle forme moderne di dittatura a cui opporre lo stesso convinto rifiuto che hai opposto te al nemico fascista e nazista, con la speranza di lasciare alle generazioni future un terreno tracciato, su cui poter costruire una società in cui l’uomo e il valore sacro delle persone, sia sempre più al centro dei meccanismi che regolano il vivere comune. Sognando che il percorso da noi costruito, venga utilizzato dalle future generazioni, con più sagacia e rispetto di come abbiamo fatto noi con l’eredità lasciata da voi partigiani.

Non dovrà più essere accettato, in futuro, che la qualità della vita di una persona e la sua dignità debba dipendere unicamente dal caso e dalla fortuna o meno di un essere umano di nascere in un angolo della terra piuttosto che in un altro, e non dovrà più essere accettato, in futuro, che un mezzo creato dall’uomo per regolare le sue relazioni e farle funzionare meglio, come l’economia, diventi essa stessa il fine ultimo dell’agire umano, e la persona il mezzo per farla funzionare al meglio, l’economia. E non dovrà più essere sopportata, in futuro, la religione del Dio denaro con i suoi comandamenti, che crea l’uomo a sua immagine e somiglianza, ed il giudizio universale di questo Dio, sarà inevitabilmente generoso con chi riesce a fare della propria vita unicamente una merce di scambio.

Ecco, sono convinto che te, che 70 anni fa hai opposto resistenza alle violenze fasciste, oggi staresti al nostro fianco per combattere questi nemici, più subdoli, meno appariscenti, ma non meno pericolosi e disumani.

 

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