Concorso "Ancora insieme, una lettera a chi non è più con noi" in ricordo dell'amico Roberto Ricciardi - 2015
Caro Papà,
oggi è una giornata calda e il cielo azzurro irradia una luminosità che cancella ogni ombra di tristezza e riconduce la mia mente ai ricordi spensierati, di quando mi stringevi teneramente la mano per passeggiare fino al parco, dove davamo da mangiare ai piccioni. Conservo ancora quella foto in bianco e nero, quella in cui tenevo stretto il palloncino mentre tu sorridevi al mio fianco. Purtroppo è solo un’immagine della mia infanzia, che diventa ogni giorno più opaca, sbiadita dai problemi del presente e dai tragici ricordi di un recente passato ancora così tristemente vivido: sono passati poco più di tre anni, eppure sembra un’eternità, da quel giorno in cui il fato ha teso la sua trappola crudele, gettandoti in quel baratro di sofferenza infinita. Tre lunghi anni sono trascorsi e mai ho trovato il coraggio di pensare lucidamente a tutto quello che è accaduto, nel mio pensiero sei ancora a casa, con la mamma, sul divano a leggere il tuo giornale preferito, a guardare la televisione oppure a passeggiare per le vie del quartiere.
Ed è proprio in una di queste vie che la speranza di un futuro tranquillo e spensierato si è infranto, lasciando il posto a un vortice di orrore e sofferenza. Nella mia mente si sovrappongo confusamente i ricordi di quei momenti tragici, che ho ricacciato nei meandri più reconditi per cercare invano di dimenticare: la corsa in ospedale… l’immagine di te disteso sulle lettiga… il tuo pianto mentre mi chiedi della mamma… No! Non voglio rievocare quegli istanti, che fanno male, che scavano nell’anima e penetrano in ogni fibra del mio essere.
Voglio solo ricordarti come era gentile il tuo animo. Tu non parlavi mai, ma il tuo sguardo limpido sapeva comunicare. Nei tuoi occhi, color del mare, potevo scorgere i tuoi sentimenti, le tue emozioni… comprendevo quando eri arrabbiato oppure quando la gioia riempiva il tuo animo sensibile.
Ora so apprezzare il tuo coraggio, la scelta di partire lasciando tutto ciò a cui eri legato, per andare incontro a un destino incerto, insicuro, con l’intento di offrire alla famiglia una vita decorosa e un futuro migliore. La tua caparbietà nel cercare di imparare un lavoro di cui non sapevi nulla, tu che a stento avevi conseguito quando eri già adulto, la licenza elementare. Andavi fiera delle tue figlie, che avevano potuto studiare e ricordo ancora la grande soddisfazione di quando orgogliosamente ti vantavi che tua figlia si era laureata.
Anch’io in fondo, sono come te, non sono brava con le parole e forse mai ti ho detto quanto ti voglio bene, quanto ho apprezzato quella tua riservatezza, la tua grande timidezza e la tua forza interiore. Non eri una persona istruita, ma con la tua caparbietà e la tua onestà hai costruito il mio futuro, mi hai dato ciò di cui eri capace, hai fatto l’impossibile e per questo io te ne sarò sempre grata.
Desidero ora, regalarti una poesia, pochi versi, raccolti sull’onda dell’emozione suscitata dal tuo ricordo:
Aria dolce, tiepido sole di primavera,
le grida festose dei bimbi,
e la tua mano grande e sicura,
che stringe la mia.
Silenzio profondo, nero come la pece,
penombra gelida penetra le ossa,
volto di marmo
sguardo serrato
labbra senza più parole.
Immagini che si sovrappongono nella mente
e confondono il dolce passato con il tragico presente.
Il tempo sopisce, ma non cancella
e il ricordo soltanto consola, lenisce il dolore perpetuo.
Il ricordo conduce oltre,
colma l’abisso tra la vita e la morte…
C’è il sole,
vieni Papà, stringi un po’ di più la mia mano,
regalami ancora il tuo dolce sorriso e saremo, per sempre,
Ancora insieme…