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Home Norme e diritto La crisi della funzione nomofilattica della Corte di Cassazione finalizzata a “garantire l’uniforme interpretazione della legge e l’unità del diritto oggettivo nazionale”

La crisi della funzione nomofilattica della Corte di Cassazione finalizzata a “garantire l’uniforme interpretazione della legge e l’unità del diritto oggettivo nazionale”

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Per funzione nomofilattica si intende comunemente il compito di “garantire l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale” che l’art.65 della legge sull’ordinamento giudiziario (R.D. 30 gennaio 1941 n.12), attribuisce alla Corte di Cassazione.

L'aggettivo "nomofilattico" deriva etimologicamente dal greco nòmos, che significa "norma", unito al verbo fulàsso, che indica l'azione del "proteggere con lo sguardo". Per indicare la funzione nomofilattica spesso si usa anche il termina "nomofilachia".

Come chiaramente indicato dall'art. 65 del Regio Decreto 12 del 1941, la funzione nomofilattica della Cassazione si articola in due sottofunzioni ben distinte: da un lato, garantire l'attuazione della legge nel caso concreto, realizzando la giurisdizione in senso stretto, dall’altro fornire indirizzi interpretativi “uniformi” per mantenere, nei limiti del possibile, l'unità dell’ordinamento giuridico, attraverso una sostanziale uniformazione della giurisprudenza.

Il controllo delle posizioni interpretative obbedisce all'elementare esigenza di garantire la certezza del diritto; tuttavia, stante la grande complessità della materia giuridica, la naturale mutazione dei tempi, delle idee e dei giudici persone fisiche chiamati a ricoprire incarichi nella magistratura di legittimità, non è raro il caso in cui si assista a mutamenti nella giurisprudenza della Cassazione, che per la loro rapidità e drasticità, potrebbero far pensare al venir meno della funzione nomofilattica.

Da tempo si è acceso un dibattito sulla cosiddetta crisi della funzione nomofilattica, cui si è tentato di porre rimedio con il D. lgs. 40/2006, che ha mirato sostanzialmente a dare maggiore peso alle pronunce a Sezioni Unite della Corte di Cassazione, impedendo alle sezioni semplici di discostarsi da esse, se non rimettendo motivatamente la questione problematica ad una nuova pronuncia delle Sezioni Unite (cfr. art. 374 c.p.c.).

Con il medesimo provvedimento citato, si è anche dato ampio spazio al principio di diritto enunciato nella sentenza di legittimità, attribuendo in tal modo un ruolo essenziale all'Ufficio del massimario che, in seno all'organizzazione della Corte di Cassazione, si occupa della redazione delle massime delle pronunce emanate dalla Suprema Corte.

Malgrado tali importanti innovazioni, tuttavia, la funzione nomofilattica conserva un ruolo autorevole, ma non acquista alcuno spazio autoritativo. Il nostro ordinamento resta ispirato ad una struttura di civil law e il valore giuridico delle sentenze resta quello di risolvere le controversie fra le parti, i loro eredi ed aventi causa e non quello di fissare nuovi principi di diritto vincolanti, come avviene grazie al criterio dello stare decisis negli ordinamenti di common law.

Svolgono anche un'essenziale funzione nomofilattica le sezioni riunite della Corte dei conti e l’adunanza plenaria e quella generale del Consiglio di Stato. (Valeria Bordi)

 

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