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Home Arte cultura e tempo libero Un libro per amico. Rubrica di Alberto Alfieri Bordi. Itinerari laziali di Ferdinand Gregorovius

Un libro per amico. Rubrica di Alberto Alfieri Bordi. Itinerari laziali di Ferdinand Gregorovius

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"Nella campagna di Roma vi sono alcuni paesi che, per la loro antichità, la bellezza della regione, il carattere degli abitanti e alcuni monumenti notevoli, invitano a visitare."

 

 

Nell'incipit della pubblicazione è già manifesto l'approccio del grande studioso tedesco ai territori intorno a Roma, che non è solo di grande spessore culturale, essendo Gregorovius un dotto medievalista ed un esperto di storia romana, ma si combina mirabilmente con lo spirito del narratore, che, a differenza del Mommsen, ferma l'attenzione anche sui comportamenti della gente che incontra nel suo peregrinare. Vedrete come, accanto a dissertazioni erudite sulla grandi famiglie nobiliari che hanno abitato l'hinterland romano, quali i Colonna, i Barberini, gli Orsini, i Borghese, tutti più o meno agganciati al potere pontificio, l'Autore con evidente piacere illustra i comportamenti, le abitudini, della gente comune oppure rituali come "l'alba santa" nel mare del Circeo. Gli Itinerari laziali si ripartiscono in cinque sezioni, la prima delle quali è titolata "monti Ernici (1858)" nella quale  sono riportate le impressioni provate nel visitare Ferentino, la celebre certosa di Trisulti, la grotta di Collepardo, le mura ciclopiche di Alatri, le chiese di Fossanova e Casamari. Gregorovius si mostra visitatore curioso, attento perfino ai frutti o agli insetti dei luoghi, che vuole toccare con mano ogni lembo di territorio che calpesta o si trova ad ammirare. C'è fisicità culturale; lui si arrampica, gode della presenza di vigneti, cita le fatiche artigianali dei ciociari, fa confronti: "non ricordo un mendicante che qui mi abbia chiesto l'elemosina". La seconda parte, "i monti dei Volsci (1860), comprende l'apprezzata Genazzano, raggiunta dopo tre ore di camminata; a Valmontone non trova "nulla di notevole", forse perchè troppe volte nella sua storia saccheggiata dai soldati. Nelle critiche non va per il sottile: a Segni le case appaiono squallide, uniformi senza ornamento. Intanto cita Marziale e apprezza castagni, olmi e querce. Dopo sei ore di cavalcata eccolo a Norma e poi a Ninfa, che definisce la Pompei del Medioevo, "un olezzante mare di fiori". Terza parte, "dalle rive del Liri (1859)", è dedicata a quella che lo studioso ritiene la vera campagna romana. Ad Arpino, patria di Mario e Cicerone, il fascino della storia si avverte nell'aria e risveglia i ricordi degli studi su Roma. A Isola domina lo scosciar delle acque mentre Sora presenta al viaggiatore le sue cartiere, ivi realizzate dai francesi di Murat. Qui nacque Cesare Baronio, il "Muratori della chiesa" descritta e tramandata nei suo Annali. Quarta parte, "il Circeo (1873), dove lo scenario cambia grazie all'allegria dei pescatori di Terracina, al fascino del promontorio di San Felice, dove si lavora l'argilla, ed alla promiscuità del lago di Paola, sede della villa di Lucullo e della sua pescheria, poi affittato  da "uno speculatore di Sperlonga alla somma di 7500 lire l'anno". Viene citato anche il castello di Astura in mano ai Caetani, un luogo che richiama presenze epiche. La quinta sezione delle estati laziali ha per oggetto Subiaco, il più antico convento benedettino dell'Occidente (1858), che viene descritto nelle sue componenti più attraenti, ossia la santa Grotta o"sacrum specu" e il convento di santa Scolastica.

 

Ferdinand Gregorovius nasce, ultimo di otto fratelli, da una famiglia di pastori luterani, a Neidenburg, 19 gennaio 1821  e muore a Monaco di Baviera, 1º maggio 1891. Storico e medievista tedesco famoso per i suoi studi sulla Roma medievale, ci ha lasciato i suoi Wanderjahre in Italien, (Pellegrinaggi in Italia) i resoconti dei suoi viaggi in Italia tra il 1856–1877, in cinque volumi in cui descrive località, curiosità e personaggi della nostra terra. Il padre era consigliere di giustizia, e per questo ufficio la famiglia viveva nell'antico castello dei Cavalieri Teutonici, che era stato parzialmente restaurato per allocarvi gli uffici giudiziari di Marienburg e la casa del magistrato.

La pubblicazione del saggio su Adriano e del dramma su Tiberio nel 1851, mettono in luce come ormai i suoi interessi si fossero focalizzati sul mondo latino.Nella primavera del 1852 decide di partire per l'Italia: Il 2 aprile 1852 per approdare dopo qualche giorno a Venezia.

Il viaggio di Gregorovius verso il sud (che diventerà un soggiorno più che ventennale, soprattutto a Roma) non ha la natura del Grand Tour che da alcuni decenni conduceva i giovani ricchi del nord Europa verso il mondo mediterraneo, ma si configura come una "emigrazione intellettuale" che nei secoli precedenti era stata caratteristica degli artisti - soprattutto figurativi, e generalmente ricchi solo del proprio genio - che scendevano in Italia per confrontarsi con l'arte classica e farvi fortuna. Una targa in marmo in via di Pietra ricorda l'albergo dove soggiornò l'illustre studioso tedesco, che celebrò, estasiato, le bellezze di Roma e dei territori laziali.

 

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