Quattro ex prostitute in pensione, un cadavere nel giardino; il commissario è in gamba e ce la mette tutta per risolvere il caso ma è pur sempre un uomo...ed ha di fronte un sodalizio in gonnella caotico ma coeso, isterico ma simpaticamente vincente
Con il binomio Roberta Skerl e Silvio Giordani (alla regia) il successo è assicurato, come già avvenuto per "la Notte della Tosca”, in cui tre infermiere improvvisamente disoccupate ed un paziente appassionato d’opera erano alle prese con un eclatante atto di ribellione. Con "Tutto per Lola" le protagoniste sono ancora le donne, e che donne, quattro prostitute in pensione, che, con la quiescenza lavorativa non hanno certo perduto mordente, anzi, con acuta determinazione arrivano a condividere le strategie per salvare la piccola Lola e punire, anche se un po' maldestramente e forse in modo del tutto casuale, il suo aguzzino. L'uomo di turno è il commissario incaricato delle indagini di polizia, che nulla può di fronte alla sottile (ma frizzante e confusionaria) rete difensiva ordita dal quartetto in gonnella.
La commedia, pur senza colpi di scena, risulta divertente grazie alla interpretazione vivace delle quattro ex peripatetiche conviventi che, in un clima di briosa complicità esistenziale (e nell'occasione anche criminale) non si lesinano reciproche battute salaci, anche se a vincere è sempre il gruppo, perfino nella remota prospettiva di ritirarsi in quel di Pratola Peligna....
Bene ha fatto il Teatro degli Audaci a puntare su questo testo e su questo gruppo affiatato, in parte già destinatario di ampi consensi con il "club delle vedove", con la memorabile amicizia associata di tre donne adulte rimaste senza consorte. Perfette nelle rispettive parti Lorenza Guerrieri, Lucia Ricalzone e Monica Guazzini, come pure Geremia Longobardo (il puntiglioso commissario pure lui figlio di...mater ignota..), anche se la verve della pugliese Caterina Costantini in alcuni tratti è davvero irresistibile e finisce per prendersi la scena. La commedia ha il suo momento di apoteosi emozionale e comunicativa nelle sequenze cantate, nelle quali si fanno rivivere alcuni ben noti successi canori degli anni sessanta.
Si lascia il teatro con soddisfazione e la convinzione che i sodalizi femminili, sia se costituiti da infermiere, vedove o da prostitute in pensione, puntualmente spopolino ed appaiano destinati a vincere, in teatro come nella vita, a differenza di tanti uomini, un tempo importanti e potenti, che con il trascorrere del tempo si ritrovano languidamente avviluppati in una solitudine troppo incentrata nel ricordo dei successi del passato e poco propensi a riorganizzarsi concretamente il presente/futuro in termini di interessi ed amicizie.
Allora viva le donne, capaci organizzatrici, nelle più diversificate vesti, anche di progetti di mutua assistenza, malgrado i fisiologici contrasti interpersonali, viva la loro vicinanza solidale che sul palcoscenico diventa addirittura solida complicità a fini di bene e di giustizia sociale.