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Home Arte cultura e tempo libero Gerhard Rohlfs, l’archeologo del dialetto calabrese. Di Francesco Ioculano

Gerhard Rohlfs, l’archeologo del dialetto calabrese. Di Francesco Ioculano

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Da calabrese e da appassionato del dialetto della mia terra, mi ha sempre colpito molto la circostanza che uno dei suoi più grandi studiosi sia stato un tedesco: Gerhard Rohlfs (1*).

Filologo, linguista e glottologo, nasce il 14 luglio 1892 a Berlino. Fu docente di filologia romanza presso le Università di Tubinga e di Monaco di Baviera.

 

 

Durante la prima guerra mondiale, arruolatosi nell’esercito tedesco, andò a visitare un campo di prigionia sul fronte occidentale, dove conobbe alcuni giovani che scambiò per greci. Quei ragazzi in realtà arrivavano dalla Bovésia, una zona montana nelle vicinanze di Bova, in provincia di Reggio Calabria, che costituisce la culla della minoranza linguistica ellenofona di Calabria. Lo studioso rimase affascinato dalla misteriosa parlata di quelle persone e da quei suoni.

Figlio di uno dei più importanti vivaisti di Berlino, finita la guerra, abbandonò così gli studi di botanica per dedicarsi alla glottologia e alla dialettologia dell'Italia, dove arrivò con una lettera di presentazione di Benedetto Croce. In Calabria viaggiò dal 1921 al 1983, per oltre 60 anni, visitando 365 paesi, spostandosi soprattutto a piedi e a dorso di mulo, con uno zaino in spalla, per le stradine dell’Aspromonte e della Sila, studiando, scrivendo, fotografando. In contrapposizione agli studiosi italiani, che – amava ripetere polemicamente – preferivano stare alla scrivania, era uno studioso “on the road”, che frequentava le piccole osterie, dormiva in modesti alberghi, passava le giornate a stretto contatto con gli abitanti dei paesini per conoscere dal vivo le peculiarità della parlata locale. Si testimonia facesse anche da interprete fra calabresi che parlavano dialetti diversi.

I suoi studi furono fondamentalmente orientati alla glottologia e ai dialetti d’Italia, con particolare riferimento agli approfondimenti lessicografici su quelli del Sud, all’onomastica calabrese e al dialetto italo-greco calabrese. L’appellativo di “archeologo delle parole”, gli venne attribuito per il fatto che effettuava vere e proprie operazioni di “scavo linguistico” su stratigrafie di fonti storiche.

Apparirono lampanti alle sue orecchie le differenze linguistiche tra la Calabria latina, a nord della zona di Lamezia-Squillace e quella greca, in particolare quella della zona reggina. All’esito delle sue attività di ricerca e studio arrivò alla conclusione, per tale ultima area, della trasmissione diretta e senza soluzione di continuità dell’ellenismo calabrese “ex temporibus antiquis” con la civiltà della Magna Grecia, in contrasto con la tesi che faceva risalire le origini di tale parlata all’età bizantina e quindi al X secolo, durante la colonizzazione dei monaci basiliani. E fu un convinto sostenitore di tale tesi anche in considerazione della presenza di parole risalenti al periodo dorico del tutto sconosciute nel greco moderno. Quindi il latino, che si era diffuso ed aveva sostituito le lingue locali in tutto l'impero, non era riuscito a penetrare significativamente in quel territorio impervio del reggino, dove si parlava il grecanico.

E durante tale minuziosa attività di ricerca e studio scattò anche centinaia di fotografie, molte delle quali disponibili su Internet. Fotografare, per Rohlfs, significava andare al di là della parola, cristallizzare un attimo dell’esistenza umana e coglierne l’essenza. Fotografava le persone con gli oggetti di uso quotidiano o con strumenti di lavoro o musicali, con i costumi ed i cappelli tipici. In suo onore la città di Bova ha allestito, dall’ottobre 2012, una mostra multimediale dal titolo “Calabria contadina nelle immagini di Gerhard Rohlfs”.

Tra le oltre sue 700 opere, 15 sono state dedicate alla Calabria e tra queste degne di particolare menzione sono il "Dizionario dialettale delle tre Calabrie", il “Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria”, il "Dizionario dei cognomi e dei soprannomi della Calabria".

Ricevette la cittadinanza onoraria di alcuni comuni calabresi: Bova e Candidoni in provincia di Reggio Calabria, Tropea in provincia di Vibo Valentia e Cosenza.

Diversi i riconoscimenti che gli sono stati tributati per la sua attività: Rohlfs fu socio straniero dell’Accademia della Crusca dal 1955 e dell’Accademia Nazionale dei Lincei dal 1972. Inoltre, il 13 aprile 1981, l’Università della Calabria gli conferì la laurea honoris causa in Lettere. In tempi più recenti, il 21 maggio 2016, gli è stato anche intitolato il Museo della Lingua Greco-Calabra a Bova.

Particolarmente appassionata e sentita è la dedica che Rohlfs appone in apertura al suo “Dizionario dialettale della Calabria”: “A voi fieri calabresi che accoglieste ospitali me straniero nelle ricerche e indagini, infaticabilmente cooperando alla raccolta di questi materiali, dedico questo libro che chiude nelle pagine il tesoro di vita del vostro nobile linguaggio”.

In vita non negò mai aiuto alle persone in difficoltà incontrate durante i suoi lunghi viaggi di studio e in punto di morte, avvenuta il 12 settembre 1986 a Tubinga, lasciò detto di non comprare fiori per la sua tomba, ma di destinare aiuti economici ad alcuni bambini del Sud Italia. ”U tedescu”, come venne affettuosamente soprannominato in dialetto calabrese, con il suo monumentale lavoro ha aumentato il prestigio della Calabria tanto da essere ricordato come “Il più calabrese dei figli di Germania”(2*) .

 

 

(1*) Fonti e approfondimenti: “Gerhard Rohlfs raccontato da Patrizia Giancotti”, Wikiradio del 12 settembre 2017 su www.raypalyradio.it  e “Un tedesco in Aspromonte” di Emanuele Taglieri su www.youyube.com .

 

(2*) Così come ci ricorda la targa commemorativa nella piazza a lui dedicata a Badolato, in provincia di Catanzaro.

 

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