Si tratta di un enchiridio (un tascabile), realizzato per la Accademia della Clepsidra, che riporta oltre trecento frasi latine usate e talvolta abusate nel mondo giuridico
La pubblicazione si articola in due distinti settori, il primo riguardante la radice dei termini giuridici, ossia l'etimologia al servizio degli istituti di diritto, mentre il secondo è costituito dal dizionario dei termini latini usati nel mondo giuridico. L'opera si apre con un articolo incentrato in un interrogativo senza tempo: "in cosa confidare, nella giustizia divina o nella giustizia terrena?", cui gli Autori rispondono ricordando che il tema è stato affrontato già da Sofocle, oltre duemila anni fa, nella tragedia Antigone. Segue una breve storia della toga, il “cencio nero” che gli avvocati debbono indossare nelle aule giudiziarie, con puntuali riferimenti normativi.
Nelle lettere degli avvocati, nelle decisioni dei giudici, negli ambienti giuridici in genere, la presenza di espressioni latine è assai frequente e non si può affermare semplicisticamente che esse rappresentino, solo e sempre, un vizio di ostentazione di una certa cultura classica o di un codice criptato per addetti ai lavori. Più spesso il richiamo a tali formule latine trova giustificazione nella storia del diritto romano e più precisamente in un puntuale riferimento a principi giuridici che trovano fonte e fondamento nei giureconsulti della Roma antica; sono personalità del calibro di Cicerone, di Gaio, di Ulpiano, di Modestino, di Papiniano, di Ermogeniano e dei " tres qui fundaverunt ius civile" (Manio Manilio Nepote, Giunio Bruto e Publio Muzio Scevola) che per primi hanno coniato i concetti cardine di un sistema giuridico che si è diffuso, con modifiche ed adattamenti fisiologici, negli ordinamenti dei popoli civili dell'intero pianeta.
Anche il nostro ordinamento del terzo millennio non può prescindere dalla forza espressiva di sintesi della lingua latina che al meglio rappresenta principi giuridici fondamentali come dura lex sed lex, ad esaltare il valore della legge anche quando presenti connotati di severità, ignorantia legis non excusat ossia la legge non ammette ignoranza; nemo potes alicui laedere, concetto base della responsabilità extracontrattuale per cui chi danneggia il prossimo è tenuto a risarcire il danno prodotto; in dubio pro reo, principio a fondamento del codice penale a garanzia dell'imputato fino a che non intervenga una condanna definitiva; iura novit curia ossia i giudici conoscono le leggi vigenti da applicare ai casi posti alla loro attenzione; tempus regit actum, come a dire che il tempo regola, quasi come una fotografia, le norme applicabili alla fattispecie trattata; il divieto di reformatio in pejus che impedisce di comminare all'imputato una pena più severa di quella irrogata in primo grado; il principio processuale de ne bis in idem finalizzato ad evitare che due volte il giudice si pronunci sulla stessa questione; il limite dell' ultra petita che vieta i giudici di valutare questioni non riconducibili alle richieste di chi agisce... et cetera et cetera.
Valeria Bordi. Avvocato del Foro di Roma, laureata in giurisprudenza presso l'Università "La Sapienza" con tesi in diritto amministrativo su "Corruzione e Pubblica Amministrazione". Ha maturato la propria esperienza presso uno studio che si occupa principalmente di diritto agrario e civile. Ha conseguito il Master di II livello in "Organizzazione e funzionamento della Pubblica Amministrazione" presso l'Università "La Sapienza" in collaborazione con la Luiss Guido Carli. Collabora da anni con la CEDAM nella stesura di pareri e atti in diritto penale per la preparazione agli esami da avvocato. Ha conseguito un master breve in diritto societario. Cura da anni una rubrica di informazione giuridica e di aggiornamento giurisprudenziale nel sito ufficiale del Comitato del Personale del Ministero dell’Interno. Ha pubblicato articoli su alcune riviste istituzionali. Lavora in uno studio legale che si occupa di tematiche civilistiche anche in ambito internazionale.
Alberto Bordi: viceprefetto, scrittore e giornalista, procuratore legale, si è occupato, al servizio dello Stato, di controllo di legittimità costituzionale delle leggi regionali e di giudizi sui ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica, di comunicazione e di immigrazione. Per oltre due anni ha rappresentato l'Italia presso la Commissione europea per lo European Migration Network. Come dirigente presso le Prefetture ha avuto incarichi in materia di ordine e sicurezza pubblici, di affari legali e contenzioso. Laureato in giurisprudenza alla “Sapienza”, ha conseguito un master di II livello in management pubblico; fa parte dell’albo dei docenti in discipline giuridiche presso la SSAI. E' cavaliere della Repubblica italiana per meriti di lavoro. Presidente del Comirap da oltre 30 anni, è stato fondatore e presidente del sindacato SURMI, consigliere di amministrazione e vicepresidente della cooperativa CMMI srl per oltre 13 anni.
Ha scritto per Il sole 24Ore la pubblicazione "Alla ricerca del sito perfetto" vincitore nel 2006 del premio Euromediterraneo. Fondatore e presidente di un sindacato, ha realizzato e gestito da solo, per oltre tre anni, in parallelo con gli incarichi dirigenziali ricoperti, tutti i contenuti e le immagini del sito del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno
Vicepresidente dell’ACOPI e della cooperativa Domus Pienza, per le quali ha realizzato e gestito gratuitamente il sito internet.