Il termine oramai è in disuso ma la concessione della mano al pretendente significava l'attribuzione di poteri tali da comprendere il diritto di uccidere la propria moglie...anche se solo in presenza di specifici casi
Ognuno di noi ha presente la meravigliosa scultura del Sarcofago degli Sposi, ritrovata nel XIX secolo durante scavi nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri ed oggi visibile al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, ma a quei tempi si chiedeva la mano della donna amata al futuro suocero?
Nell'antica Roma il matrimonio sine manu indicava l'assenza di poteri del marito sulla moglie, che restava legata alla propria famiglia di origine e, quindi, non poteva avere nessuna aspettativa ereditaria dalla famiglia del marito. Manus significa "potere, pugno, forza" come si evince nella locuzione manu militari, ossia "con intervento di truppe, con l'uso della forza"
Il marito poteva acquisire la manus sulla moglie a seguito della celebrazione di particolari cerimonie nuziali (la confarreatio o la coemptio) o comunque se sussistevano determinate condizioni. I poteri della manus arrivavano a comprendere il diritto di uccidere la propria moglie, come stabilito da una legge attribuita a Romolo, nel caso in cui avesse commesso adulterio o avesse bevuto vino.
Tra i riti nuziali con i quali il marito acquisiva la manus,va menzionata la confarreatio, così chiamata perché gli sposi facevano offerta di una focaccia di farro a Giove Capitolino, sicuramente il più antico. Questo rituale era riservato soltanto alle classi sociali più elevate e richiedeva la presenza del Pontifex Maximus e del Flamen Dialis (un sacerdote devoto a Giove). Per questi motivi la confarreatio entrò presto in disuso, sostituita da altri rituali più pratici come la coemptio.
La coemptio funzionava come una vera e propria vendita: la sposa veniva venduta dal pater familias al marito, alla presenza di cinque testimoni e del libripens, una sorta di funzionario/notaio che reggeva la bilancia. Il marito posando la mano sulla spalla della sposa dichiarava "questa donna è mia secondo il diritto dei Quiriti e l'ho comprata con questo bronzo e questa bilancia". A questo punto lo sposo riceveva dal libripens un pezzo di bronzo non coniato e gli ordinava di usarlo per percuotere la bilancia. Dopo aver compiuto questo gesto, lo sposo consegnava il bronzo al padre. Al termine del rito, si procedeva con i festeggiamenti e si attuava la deductio, il trasferimento della sposa dalla casa paterna a quella maritale.