Si parte dalla "Sapienza" e si percorre l'area intorno al Policlinico Umberto I. Itinerario: piazzale Aldo Moro, largo Morgagni, viale Regina Margherita, piazza Galeno, via G.B. Morgagni, via G.M. Lancisi, piazza Confienza.
All'ingresso della "Sapienza", versante piazzale Aldo Moro, sul portale d'accesso campeggia questa scritta "Vetus studium urbis quod per tot hominum saecula magna gloria floruit anno MDCCCCXXXV in hanc sedem romana magnificentia dignam traslatus est" (L'antica Università della città Roma, che per tante generazioni fiorì di grande gloria, nell’anno 1935 fu trasferita in questa sede degna della magnificenza di Roma) che ci riporta alla storia di quello che oggi è l'ateneo più grande d'Europa. Nel 1303 Benedetto Caetani, salito al soglio pontificio con il nome di Bonifacio VIII aveva fondato lo Studium Urbis, l’Università di Roma, la quale era stata collocata fuori dalle mura vaticane, precisamente in Trastevere. Essa acquistò man mano importanza e prestigio sempre maggiori tanto da ricevere, dal 1363, dalla città di Roma un contributo stabile. Nel 1431 papa Eugenio IV, per dare all’università una struttura più articolata, procedette all’acquisto di alcuni edifici nel rione Sant’Eustachio, tra piazza Navona e il Pantheon, proprio nell’area dove sorgerà duecento anni dopo l’edificio della Sapienza. Nel 1660 lo Studium Urbis si trasferisce nella nuova sede, il palazzo in Corso Rinascimento che prende il nome di Sapienza dall’iscrizione posta sopra il portone principale: initium Sapientiae timor Domini (l’inizio della saggezza si acquisisce con il timore del Signore).
Nel corso del ventennio "del regime" viene edificata una prestigiosa città universitaria: la nuova sede, progettata da Marcello Piacentini, viene inaugurata nel 1935 con cerimonie grandiose alla presenza della famiglia reale. Ecco quindi spiegato il significato della imponente scritta che accoglie il visitatore dell'ateneo romano più prestigioso. Sul lato interno dell'università, un'altra scritta percorre l'intero portale di uscita: HAEC SEDES MUSIS SACRA MUSAE ADULESCENTIAM ALUNT SENECTUTEM OBLECTANT SECUNDAS RES ORNANT ADVERSIS PERFUGIUM PRAEBENT VIRTUTES OMNES UTILITATESQUE PROCREANT HOMINES INFORMANT AD HUMANITATEM, contenuto in parte estratto dal Pro Archia di Cicerone, che, tradotto, va letto come “questa sede è sacra alle Muse. Le Muse nutrono la giovinezza, rallegrano la vecchiaia, danno ornamento alla prosperità, offrono rifugio nelle avversità, producono ogni virtù, procurano ogni vantaggio, educano gli uomini alla cultura”.
Pochi passi fino alla statua della Minerva (da non guardare prima degli esami se non si vuole rischiare una imprevista bocciatura), ed ecco sulle candide facciate delle facoltà di giurisprudenza e di lettere un'altra incisione, piuttosto lunga, che celebra il valore della ricerca della verità: "IN PRIMIS HOMINIS EST PROPRIA VERI INQUISITIO ATQUE INVESTIGATIO DOCTRINA EADEM VIDETUR ET RECTE FACIENDI ET BENE DICENDI MAGISTRA". Il brano esalta il valore dello studio “Innanzi tutto è propria dell’uomo l’indagine e la ricerca del vero”, tratto ancora dal De Officiis di Cicerone. Sempre sui lastroni marmorei della facoltà di giurisprudenza un altro messaggio per gli studenti: IVSTITIA OMNIVM EST DOMINA ET REGINA VIRTVTVM, "la giustizia è la signora e la regina di tutte le virtù". Sul palazzo del Rettorato, parte destra del frontale, si legge ancora Cicerone, De Oratore,
DOCTRINA EADEM VIDETVR ET RECTE FACIENDI ET BENE DICENDI MAGISTRA, ossia "la cultura appare essere maestra sia del retto operare che del ben parlare".
Un altro concetto formativo viene trasmesso ai posteri con il brocardo DOCTRINA VIM PROMOVET INSITAM RECTIQUE CULTUS PECTORA ROBORANT, leggibile sulla facciata della palazzina interna al comprensorio universitario, più precisamente ove è ubicata l’aula magna; il brano, tratto dai carmi di Orazio, in realtà si completa con” utcumque defecere mores dedecorant bene nata culpae” e sta a significare che “L'educazione eleva la potenza ingenita dell'anima e il buon costume la irrobustisce: dove questo manca, la colpa guasta anche i ben nati”. La stessa scritta si trova all’interno del prestigioso liceo classico Terenzio Mamiani in viale delle Milizie. Chissà se qualcuno avrà fatto tesoro di questo insegnamento. Il sottoscritto, studente del liceo Mamiani prima e della università La Sapienza poi, è costretto ad ammettere che questi sani principi sono purtroppo apprezzati non tanto nell’età giovanile ma in quella più adulta, allorchè il vigore fisico cede il passo al vigore intellettuale.
A pochi passi dall'Università si trova il Policlinico Umberto I, considerato per molto tempo l'ospedale più grande d'Europa. Di fronte al nosocomio, in Largo Morgagni, ponendo le spalle alla clinica di ostetricia, esattamente all'incrocio con via Lancisi, merita attenzione una originale palazzina dei primi anni Trenta (MCMXXXI), ove si legge con chiarezza una scritta che non appare molto rispettosa del ruolo della donna. Infatti traducendo "VIRIS LABOR MULIERIBUS MUNDITIA CONVENIUNT" si comprende come "all'uomo si conviene il lavoro, alle donne le faccende domestiche", con l'aggiunta dell' UBI EST AMOR FELICITAS, “dove c’è amore, c’è felicità” che, a questo punto, sembra perdere gran parte del suo valore.
Il messaggio epigrafico continua sugli altri lati della palazzina con PER LABOREM VIRIUS INCEDIT MULTUM AD TRANQUILLITATEM LOCUS CONFERET, un richiamo al binomio che unisce il lavoro dell’uomo e la tranquillità della casa, tema affrontato anche da Seneca nelle Epistulae morales ad Lucilium, liber VI.
Su una palazzina di viale Regina Margherita che fa parte del Policlinico Umberto I, esattamente in corrispondenza dell’istituto di Pediatria, c’è una breve iscrizione IN PUERO HOMO, “nel fanciullo si intravede l’uomo”, a sottolineare come le caratteristiche psico-fisiche dell’uomo (maturo) siano, ad una attenta analisi, riscontrabili già nel fanciullo. La prima pietra per la costruzione del Policlinico Umberto I fu posta alla presenza dell’allora Re d’Italia Umberto I e della consorte, la Regina Margherita, nel 1888. L’impianto, che fu progettato nel 1883 dall’architetto Giulio Podesti, fu concepito e maturato in termini di modernità e funzionalità, con un complesso iniziale di dieci padiglioni/cliniche, circondati dal verde e collegati da un duplice sistema di passaggi sotterranei e di passerelle aeree o di gallerie sopraelevate su colonne di ghisa.
In una bella palazzina di viale Regina Margherita 292 c’è scritta una sola parola: HONESTANDA. Il gerundivo, utilizzato con carattere perentorio, deriva dal verbo honesto, as, avi, atum, honestare e sta a significare “ da onorare, da rispettare, da nobilitare” riferito nel caso specifico alla casa.
In viale Regina Margherita, al civico 260, c'è una palazzina inconfondibile per originalità e stile, ove si legge, nella parte alta della facciata un ATCTURUS BELLINGERIUS A FUNDAMENTIS MCMXXIV, mentre più a sinistra, tra balconcini e finestre appare un HONESTANDA EST ,"da onorare", quindi un forte richiamo ai frequentatori ed agli ospiti che metteranno piede nelle stanze di quell’edificio).
Su una palazzina di piazza Galeno 3, in uno slargo caratterizzato dalla fermata delle storiche “circolari” (i tram elettrici di Roma), si può leggere (anche se con qualche difficoltà), in una cornice a vista, una frase che sintetizza la storia di quella casa, caratterizzata da una “bega legale” d’altri tempi, ma sicuramente fastidiosa come quelle attuali. DIUTURNAE LITIS VICTORIA PARTA IAM LICET HUIUS DOMUS DOMINO AEDIFICATIONEM AMPLIARE, ossia “ottenuta la vittoria di una lunga lite, oramai è possibile al padrone di questa casa ampliare l’edificio”. Insomma, come a dire “dopo tanta fatica alla fine ce l’ho fatta e posso mettere mano alla mia proprietà”. La lite riguardò l’innalzamento del fabbricato, concesso solo dopo un apposito accordo con i dirimpettai, la casa delle Suore Adoratrici Spagnole, cui è rivolta la scritta.
In via Gian Battista Morgagni 269, in un delizioso villino posto all’incrocio con viale Regina Margherita, sulla meridiana sporgente da una palazzina, ben visibile dalla strada, si può osservare una dicitura benaugurante PERPETUO VOBIS HORA BEATA FLUAT, ossia che “il tempo scorra per voi beatamente per sempre”. Avvicinandovi alla palazzina scoprirete che le meridiane sono due ed il messaggio della seconda è parimenti gradevole e beneaugurante: HORAS NON NUMERO NISI SERENAS, ossia “non segno le ore se queste non sono serene”. Iscrizioni affascinanti dell’architetto Vittorio Morpurgo.
Piazza della Croce Rossa 3. Sotto il cornicione apicale dell'edificio, datato 1892, si legge INGENUAS TESTOR STUDIO QUO PROSEQUAR ARTES, "testimonio con quale amore persegua le arti liberali". E' la casa che parla, o meglio Villa Durante, che deve il suo nome al chirurgo Francesco Durante (1844 1934) che partecipò alla realizzazione del Policlinico Umberto I. Affidò la costruzione della villa a quel Giulio Podesti che fu anche architetto del nosocomio capitolino.
Via G.M. Lancisi 33. PER LABOREM VIRTUS INCEDIT, "la virtù viene avanti attraverso il lavoro"; MULTUM AD TRANQUILLITATEM LOCUS CONFERET, "Molto alla tranquillità gioverà il luogo", epigrafi rinvenibili sulla facciata prospiciente piazza Sassari e riconducibili al Bellum Iugurthinum di Sallustio.
Nel tratto di strada che collega il Policlinico Umberto I alla la stazione Termini è consigliabile una breve sosta nella bella piazza Confienza ove, all'ingresso di un armonioso portone d'angolo si legge, a grandi caratteri, FLORET CONCORDIA DOMUS ossia “la casa fiorisce con l'armonia”. Le linee armoniose di questo stabile ne hanno determinato il frequente utilizzo in film e fiction televisive. Il motto si ritrova anche nella moneta di 1 pound chiamata Unite e coniata in Inghilterra sotto il re Carlo I.