In scena da giovedì 8 a domenica 11 ottobre la pièce, che è interpretata da Alessia Fabiani e Claudio Zarlocchi per la Regia di Francesco Branchetti, propone allo spettatore colpi di scena a ripetizione, tinti di grottesco, di vera comicità, ma anche di assurdo, il tutto ammantato dal talento indiscutibile del drammaturgo romano.
Uno scapolo viene ucciso nel suo appartamento che aveva trasformato in una piccola garconnière. Mentre le indagini proseguono, un uomo e una donna si incontrano sul luogo del delitto. Davanti ai loro occhi si presenta una sagoma di gesso. Lui, introverso, oppresso dalla rabbia e dall’ansia, scultore e amministratore dello stabile, lei misteriosa, intrigante e piena di sé. E’ una commedia, che vive dei suoi personaggi, dei loro caratteri, che più diversi non potrebbero essere, delle loro manie, tic, ossessioni e del gioco che tra loro si viene a creare. Un meccanismo perverso di seduzione? Plagio? Complicità forse? I colpi di scena sono molti e i due personaggi ci conducono in un misterioso balletto, in un clima che oscilla tra il comico e il grottesco, il poetico e talvolta l’assurdo; fino a quando sprofondano in un vortice creato da loro stessi e dal mondo di valori e stili di vita che hanno abbracciato, dal quale solo il colpo di scena finale ci farà uscire.
La regia intende restituire al testo di Manfridi la capacità straordinaria di indagare due personaggi complessi e fuori dall’ordinario come quelli di “Una stanza al buio” e di farlo senza dimenticare humour e ironia; scene e musiche daranno un apporto fondamentale a questo viaggio dei due universi, opposti e talvolta complementari di cui sono portavoce i personaggi di questa pièce.”
ORARI SPETTACOLI: giovedì 8, venerdì 9 e sabato 10 ottobre ore 21.00; Domenica 11 ottobre ore 18.00 - TEATRO DEGLI AUDACI Via Giuseppe De Santis, 29 Roma (zona Porta di Roma) – Parcheggio riservato gratuito- http://www.teatrodegliaudaci.it Per info e prenotazioni: 06 94 37 60 57 – Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Note dell’Autore
“Una commedia “gialla” è duro riassumerla schivando tutte le indicazioni, anche le più minime, che potrebbero alludere al “come va a finire”. Mi limiterò, a dire quale l’ambiente, e ciò che lo abita: un appartamentino di natura un po’ retrò, che uno scapolo impenitente, non per nulla malvisto da un condominio incline alla terza età, ha svecchiato trasformandolo in una “garconnière” sul cui pavimento campeggia, ad apertura di sipario, una sinistra sagoma di gesso. I contorni di una salma. Di chi? Per l’appunto, dello scapolo impenitente.
Ebbene, in questo luogo peccaminoso contaminato da un delitto sul quale ancor si sta indagando, si introducono un uomo e una donna. Lui è l’amministratore dello stabile (di professione, scultore), ma da tutti considerato e trattato come il portiere corruttibile, un po’ tapino ma pure afflitto da rabbie malamente represse; lei ben più misteriosa, è forse un’avventuriera alla ricerca non si sa bene di che.
O meglio: non lo si sa all’inizio ma lo si capirà alla fine. Terzo personaggio: una femmina di notevole avvenenza che saprà rendersi protagonista della storia senza nemmeno bisogno di comparire in carne e ossa ma solo attraverso la propria immagine in video.
L’azione si consuma in un arco di tempo reale mentre, dal piano di sopra, discendono il festante ciacolio e le melodie mielose di una festicciola organizzata per brindare alla salute di due fidanzatini plurisessantenni.
Fra l’uomo e la donna s’avvia una schermaglia leggera sul principio, vieppiù maliziosa nel suo procedere, successivamente complice sino quasi alla scabrosità e all’eros, e da ultimo, impietosa. La dinamica che si avvia e si consuma, è quella di un plagio insinuante e progressivo. L’esito, un colpo di scena. Anzi, due. Forse,tre.”
Giuseppe Manfridi nasce a Roma il 7 marzo del 1956. La madre, Maria Luisa Restivo, oculista, il padre Giovanni, dirigente assicurativo. Da parte materna, le radici sono per metà siciliane e per metà romane; da parte paterna, pugliesi. Figlio unico, cresce nel quartiere Lanciani; ai tempi, limite della città. Un quartiere caldo di umanità e scenario di infinite fantasie infantili. Nella biblioteca di casa fa il primo incontro col mondo di Shakespeare e Molière, che s’affianca e s’intreccia a una grande passione per la lettura dei fumetti (dapprima quelli della Lancio, poi Asterix, sino, da adulto, a Dylan Dog) e alla visione dei film d’avventura proiettati nella saletta oratoriale della sua scuola. E’ l’avvento dell’immaginario che scongiura l’insidia della noia durante le tante ore quotidiane trascorse in assenza di coetanei. Si appassiona al pallone e, in una sorta di epifania interiore, matura una fede romanista che rimarrà sempre indiscutibile, nonché foriera di tante elaborazioni, anche narrative. Dopo gli anni delle medie, trascorsi tra il 1966 e il ‘69 sotto il governo dei gesuiti all’Istituto Massimo e la cui asperità è compensata dagli insegnamenti umanistici del professor Civitelli, passa alla scuola pubblica frequentando il Liceo Giulio Cesare dove conosce Luigi Turinese, futuro analista, medico e scrittore che diverrà una delle sue amicizie più importanti, sia sotto il profilo umano che intellettuale. Dagli anni della scuola permarranno altre due durature amicizie: quelle con Pierfranco Bruno e Aldo Tagliaferri...