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Home Arte cultura e tempo libero Passeggiate romane:"una strada, una casa, una scritta latina". Di Alberto Alfieri Bordi.

Passeggiate romane:"una strada, una casa, una scritta latina". Di Alberto Alfieri Bordi.

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Itinerario 7: camminando lungo le strade dello sport tra Flaminio e Foro Italico, rasentando i due stadi storici della capitale, l'Olimpico ed il Flaminio. Le epigrafi rintracciabili nelle facciate delle residenze aristocratiche dei Parioli

 

 

 

 

Via Flaminia 127 HOMO LOCUM NON HOMINEM LOCUS. "L'uomo nobilita il luogo, non è il luogo a nobilitare l'uomo". Concetto diffuso, si trova identico nel complesso di case popolari sito in Piazza Perin del Vaga n.8 sempre al Flaminio.

In piazzale ponte Milvio 14, in un palazzo affacciato sulla movida romana, la facciata, al primo piano, ci ricorda che LAETA DOMUS LAETI HABITANTES (lieta la casa e lieti gli abitanti), un parallelismo che da millenni trova d'accordo architetti e sociologi.

Via Luigi Poletti 6, non distante da viale Pinturicchio, una casa del 1930 parla: HONORE FULGEAT NON AURO DOMUS, "risplenda di onore non di oro la casa", frase presente anche in alcuni edifici di Bari e Bologna. Valori a confronto.

Piazza Perin del Vaga n.8 in un vasto comprensorio realizzato nel 1926 dall'Istituto per le Case Popolari che si affaccia anche sulla bella piazzetta Melozzo da Forlì, sono tante le iscrizioni: HOMO LOCUM NON HOMINEM LOCUS. "L'uomo nobilita il luogo, non è il luogo a nobilitare l'uomo"; SATIS AMPLA QUAE SECURITATE RIDEAT ossia "Abbastanza ampia da gioire per la sicurezza"; SALUTI ET HONESTIS LABORIBUS SACRA DOMUS, "casa consacrata alla salute ed alle oneste occupazioni"; UT CORPUS ANIMO SIC DOMUS CORPORI, "come il corpo per l'animo così la casa per il corpo".

In Largo Antonio Sarti 4, all’ingresso di un bell’albergo, vicino allo IALS, lo storico locale per ballerini e lavoratori dello spettacolo, si legge HUIUS DOMUS HABITANTIBUS PAX PROPITIA SIT, “che la pace sia propizia agli abitanti di questa casa”. Anno 1931

Attraversando il ponte Duca d'Aosta, familiare agli sportivi diretti allo stadio Olimpico, si lascia il quartiere Flaminio per immettersi nell'affascinante area del   Foro Italico (un tempo Foro Mussolini). Qui, all'ombra della stele Mussoliniana, con tanto di scritta DUX, è possibile ammirare un esempio di epigrafia a mosaico nella decorazione di quello che era il piazzale dell’Impero; tra le tessere che si ispirano al connubio tra l’antica Roma e la Roma di Mussolini, si legge INCHOATA ROMA FORMA LEONIS, “Roma fondata a forma di leone”, come veniva riportato nelle mappe costituenti il mappamondo ERBSTROF del XIII secolo.

In via Nepi 1, zona Cassia, leggerai SIBI ET AMICIS NOCENTIBUS, “per sé e per gli amici, per chi nuoce”. La scritta era ideata per essere apposta su due differenti porte di ingresso, di cui una murata ed inaccessibile, perché destinata alle persone non gradite. La porta vera era invece per familiari ed amici. Unificati gli ingressi, sono stati messi insieme amici affezionati ed ospiti sgraditi.......

In viale del Parco Mellini, al Belvedere dello Zodiaco sulla sommità di monte Mario, vicino all’Osservatorio astronomico,di fronte ad un panorama suggestivo della città eterna, una lastra epigrafata attira l’attenzione dell’osservatore. Lì è riportata una frase di Marziale: HINC SEPTEM DOMINOS VIDERE MONTIS ET TOTAM LICET AESTIMARE ROMAM ALBANOS QUOQUE TUSCOLANOSQUE COLLES ET QUODCUMQUE IACET SUB URBE FRIGUS FIDENAS VETERES BREVESQUE RUBRAS, “Da qui è possibile vedere i sette colli signori del mondo e abbracciare tutta Roma, i colli Albani e quelli Tuscolani e tutti i giardini alle porte della città, l’antica Fidene, la piccola Rubra". Un sedile affiancato all'iscrizione, attira quanti, ammirati, si concedono una sosta davanti a questo spettacolo unico.

In via Carlo Dolci n. 1, ai Parioli, singolare edificio con iscrizioni dipinte da M. Gizzi nel 1933, sulle piastrelle che sormontano le finestre del primo piano si possono consultare frammenti della sapienza del mondo romano antico, un misto di consigli, ammonimenti e convinzioni sulla casa, sul lavoro e sull'amore:  LABOR OMNIA VINCIT/OMNIA IN BONUM/ROSA IN ALBIS/LUCEAT LARI/ FORTIOR IN ADVERSIS/ PAX OPTIMA RERUM/QUI FIDELIS EST IN MINIMO ET IN MAIORI FIDELIS EST/ NON SOLUM NOBIS/ AMOR ET FIDES/ PLACERE PLACET/ TEGE ET REGE/ ESTO VIR/ ROMA AETERNA/ ESTA FIDELIS.

"Il lavoro vince ogni cosa/ogni cosa è per il bene/rosa tra il bianco/ risplenda il focolare/più forte nelle avversità/ la pace è la migliore delle cose/ chi è fedele nelle cose piccole è fedele anche in quelle più grandi/non solo per noi/ amore e fede/ piace piacere/proteggi e governa/sii uomo/ Roma eterna/ sii fedele".

In via F. Siacci 7 Palazzina B è riportato il passo sallustiano CONCORDIA RES PARVAE CRAESCUNT, con una a di troppo nel verbo. "Le piccole cose crescono con l'armonia".

In via G.Rossini 3, nella facciata di villa Taverna, residenza dell'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, compare la scritta IN COSTANTIA ET FIDE FELICITAS, "la felicità è nella costanza e nella fede", concetto che varrà pure per gli americani di questo millennio.

In via Giacomo Rossini 7, non distante dallo zoo (oggi bioparco!), un palazzo riporta l’incisione classica EXTRUCTA A FUNDAMENTIS ANNO DOMINI MCMXXIX; lo stesso edificio, lato via Antonio Bertoloni, ci indica il motivo di quella costruzione, realizzata “per decoro pubblico e per la mia comodità”, DECORO PUBLICO COMMODITATE MEA, un binomio apprezzabile e condivisibile, che lega armoniosamente vita privata e sfera pubblica. Nei lacunari centrali di una stanza al piano terra  si legge AD HONORANDUM HOSPITEM AEDEM ORNAVI, ossia “ho abbellito la casa per onorare l’ospite”.

Tante le epigrafi presenti nella palazzina del 1929 di viale Parioli 60. Riportiamo HIC SUNT ARAE HIC SUNT FOCI, "qui ci sono gli altari, qui ci sono i focolari".

All'interno di villa Borghese, al parco dei Daini, ma visibile da via Pietro Raimondi, si trova il serbatoio dell'acqua Marcia, una struttura monumentale barocca con un tetto a coppi romani che molti scambiano addirittura per un mausoleo. Si tratta invece di un serbatoio idrico realizzato tra il 1923 ed il 1925 su progetto del giovane Raffaele de Vico, che, sapientemente, non lesinò richiami alla adiacente villa seicentesca. Sulla struttura mistilinea impostata su due piani compare una doppia scritta latina che prosegue in ogni facciata. Sul fregio vi è l'iscrizione REMOTIS E COLLIBUS OPTATISSIMA - PRISCIS ROMANIS NOVISQUE IUCUNDA - E CONSULE MARCIA E PONTIFICE PIA - VETUSTA NOMINE GRATISSIMA HAUSTU. "Desideratissima scende da colli lontani, piacevole per gli antichi romani come per gli attuali, è chiamata Marcia dal console e Pia dal pontefice, antichissima nel nome gradevolissima ad ogni sorso". Sulla spessa cornice modanata che divide il piano ammezzato dal primo piano in cui è alloggiato il serbatoio vero e proprio, si legge un'altra scritta NOVO URBIS DECORI - HERBIS FLORIBUSQUE VIGOR - QUIESCIT UT REFLUAT - RESTINGUIT SITIM SUAVITER. "Per il nuovo decoro dell’Urbe/vigore per le piante e per i fiori/ estingue la sete dolcemente". Una vera è propria sponsorizzazione ante litteram...dell'Acqua Marcia! La facciata posteriore è identica a quella principale. Accanto al serbatoio fu realizzata una fontana con un grande bacino dalle forme mosse, ai cui angoli vi sono delle sfere ornamentali, al centro fu collocata una copia della statua di vecchio con orcio, dall'originale conservato a Villa Caffarelli.

Alla fine di via Pinciana, al civico 13, dove finisce villa Borghese e comincia la zona detta quartiere dei Musicisti, è presente una bella costruzione di linea cinquecentesca: Si tratta del casino nobile dell’antica villa di Grotta Pallotta o Casino di Grotta Pallotta, ristrutturato ed ampliato, a inizio Novecento, dall’architetto Carlo Busiri Vici, come ricordato da una scritta latina visibile dalla strada: INCLITA AC CELEBRIS ROMA IMMENSVM EST ATQVE OMNI ORATIONE MAIVS PELAGVS PVLCRITVDINIS REST.ET AMPL. ANNO DOM. MCMXIV . Il significato è il seguente "l’inclita e celebre Roma è un immenso mare di bellezza superiore ad ogni discorso – restaurata ed ampliata nel 1914". In questa villa, nel corso dei secoli, alloggiarono vari cardinali, principi e illustri personaggi. L'edificio, considerato un’opera minore di Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573), nel primo quarto del 1700, risulta di proprietà del cardinale Giovanni Battista Pallotta, morto nel 1668. Il villino venne ampliato nel 1700 dal marchese De Rossi, fu in seguito ristrutturato nel 1800 dal Cardinale Uberto Latier di Bayonne che lasciò incisa una scritta nella cimasa della finestra centrale che si apre sul balcone: OTIO LABORIBVS PARTO A CARDINALIS DE LATERIS BAYANE ANNO MDCCCII, ossia "Per il riposo dalle fatiche prodotte dal cardinale Latier di Bayonne 1802". Nel 1910 il principe Oberto Pallavicini lo cedette al Comune di Roma che lo rilevò con lo scopo di abbatterlo, ai fini di una razionale ristrutturazione urbanistica della zona.

L’architetto Busiri Vici nel 1917 vendette la villa alla marchesa Maria Cavalletti Giordano Apostoli, senza poterne più rientrare in possesso nonostante vari tentativi. All’attico abita Ginevra Elkann, nipote di Gianni Agnelli, figlia di Margherita Agnelli e di Alain Elkann. La palazzina sembra sia stata oggetto di una truffa record; infatti si parla di una vendita per 4 milioni e mezzo di euro (in piccola parte recuperati) di cui però i legittimi proprietari (la famiglia Guarnieri) pare non ne sapessero nulla. Vittime del bidone (il valore della villa ristrutturata si aggira sui 18 milioni di euro) sarebbero i titolari di una grossa impresa immobiliare di Avellino con centinaia di dipendenti. Quattro le persone che furono arrestate dagli agenti del dirigente del commissariato Castro Pretorio.

In via Po 27 a, sul prospetto frontale di villa Giorgina, sede della Nunziatura Apostolica, è impressa la frase INTER SIDEREOS ROMA RECEPTA POLOS, "Roma accolta tra i poli del firmamento", 1923.

Via Pola 12. Tante le iscrizioni nella villa del cardinal Alberoni del 1929. VOLITO VIVUS PER ORA VIVUM, “volo vivo sulla bocca degli uomini” , tratta dal poeta Ennio. HINC NULLA FLUAT CUIUS NON MEMINISSE VELIS, “qui nessuna ora trascorra di cui tu non voglia ricordarti”, tipico messaggio di una meridiana.

In via Nicolò Porpora 19, zona piazza Verdi, l’attenzione del viandante è captata dalla scritta INTER LIBEROS ET PARENTES PIETATIS "per devozione verso figli e genitori", con enfasi sulla pietas romana, sentimento che induce l'uomo a rispettare il prossimo e qui collegato a figli e genitori. In questa villa appartenuta alla marchesa Raffaella Paulucci Heinemann, viene riproposto un passo di Tibullo sul trascorrere inesorabile del tempo: CUM MEA RUGOSA PALLEBUNT ORA SENECTA ET REFERAM PUERIS TEMPORA PRISCA SENEX DUM PUERI GAUDENT STREPITANT MAGNOQUE CANORE SPES SENIUM LAETAE TARDIS RENOVANTUR IN ANNIS. "Quando il mio volto si imbiancherà per la rugosa vecchiaia e racconterò vecchio ai fanciulli i tempi antichi. Mentre i fanciulli gioiscono e strepitano con grande canto le liete speranze dei vecchi si rinnovano nei tardi anni". Un affresco memorabile del ciclo della vita.

Via Cornelio Celso 1. All'esterno del villino Ximenes, appare la scritta ARA ARTIUM, che indica "l'altare delle arti", mentre all'interno si legge QUIES LABORUM, "il riposo delle fatiche". E poi RUIT HORA TRUDITUR DIES ILLE MOVAEQUE PERGENT INTERIRE LUNAE, tratto virgiliano integrato da un passo di Orazio, che recita "l'ora corre, ogni giorno è incalzato dal successivo e continueranno a morire nuove lune".

In via Trebbia 5, tra quinto e sesto piano della facciata l'epigrafe OTIIS QUIETA DOMUS "casa del riposo nella quiete" e OTIUM FECUNDUS "riposo fecondo" esaltano, alla maniera ciceroniana, il valore dell'otium cum dignitate.

Via P. Paolo Rubens 21. DIVINA NATURA DEDIT AGROS, ARS HUMANA AEDIFICAVIT URBES, iscrizione di Varrone riportata sulla facciata: "la divina natura diede i campi, l'arte umana edificò le città". Nella parte posteriore di villa Centurini si legge ROMA QUANTA FUIT IPSA RUINA DOCET, ossia "le sue stesse rovine mostrano quanto grande fu Roma". Nelle colonne dell'edificio è riportato ROMA CAPUT MUNDI, "Roma capitale del mondo", frase attestata per la prima volta in letteratura nella Farsaglia di Luciano; Livio la appella caput orbis terrarum e Ovidio immensi caput orbis. Nei sigilli imperiali del sacro Romano Impero viene inciso l'esametro Roma caput mundi regit orbis frena rutundi, ossia "Roma capitale del mondo regge le redini dell’orbe rotondo"…

 

 

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