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Home Arte cultura e tempo libero Profumo di aranci e di rose all'Aventino, prima o dopo una visita alle chiese di santa Sabina, di sant'Alessio e Bonifacio e di sant'Anselmo

Profumo di aranci e di rose all'Aventino, prima o dopo una visita alle chiese di santa Sabina, di sant'Alessio e Bonifacio e di sant'Anselmo

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In una delle zone più belle e tranquille di Roma è possibile godere, dal giardino degli Aranci,  di uno straordinario affaccio panoramico sul Tevere, fino all'enorme complesso dell'ex carcere minorile di san Michele.

 

 

L'Aventino, come noto, è un territorio a se nella città eterna, un colle che ha la sua peculiarità nell'essere una sorta di oasi tranquilla, lontana dal traffico e dai rumori del centro storico, con ritmi più lenti e spazi più ampi, impreziositi da un clima quasi mistico, dovuto alla presenza di grandi chiese e di istituti religiosi. Tre le chiese che si possono ammirare in una breve passeggiata in loco.

Santa Sabina, basilica appartenente al Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno. Costruita sulla casa della matrona romana Sabina dal sacerdote Pietro di Illiria dopo il 422, presenta sulla controfacciata un mosaico che riporta in esametri latini la dedica della chiesa. Nel IX secolo, la chiesa venne inglobata nei bastioni imperiali. L'interno fu profondamente rimaneggiato nel corso dei restauri di Domenico Fontana nel 1587 prima e di Francesco Borromini nel 1643 poi. Trasformata in lazzaretto a partire dal 1870, fu restaurata nuovamente nel 1914-19 e nel 1936-37. Il campanile venne costruito nel XII o XIII secolo e rifatto in epoca barocca. Nel chiostro si trova un albero di arancio amaro (il più antico esistente a Roma), secondo la tradizione domenicana piantato nel 1220 da Domenico di Guzman, che in questa chiesa visse ed operò e nella quale ancora oggi si conserva la cella, trasformata in cappella.

Sempre a Domenico è legata anche la storia della pietra nera di forma rotonda su una colonna tortile a sinistra della porta di ingresso: è chiamata Lapis Diaboli, ossia "pietra del diavolo" perché, secondo la leggenda, sarebbe stata scagliata dal diavolo contro Domenico mentre pregava sulla lastra marmorea che copriva le ossa di alcuni martiri, mandandola in pezzi. Nel 1287 la chiesa fu sede di conclave: qui, nell'aprile di quell'anno, si riunirono i cardinali alla morte di papa Onorio IV per eleggere il successore. Quell'anno Roma fu colpita da una terribile epidemia di malaria, che fece sei morti anche tra i cardinali in conclave. Gli altri porporati, presi dal terrore del contagio, abbandonarono la chiesa. Solo uno rimase a Santa Sabina: il cardinale Gerolamo Masci. I cardinali tornarono a riunirsi solo il 22 febbraio 1288 e quello stesso giorno elessero - forse come premio allo stoicismo del cardinale che da quel palazzo non si era mai mosso - Gerolamo Masci che prese il nome di papa Niccolò IV. Santa Sabina è la prima stazione quaresimale, dove il Papa presiede la messa del mercoledì delle Ceneri al termine di una processione penitenziale che dal 1962 parte dalla vicina chiesa di Sant'Anselmo.

La chiesa,dalla struttura interna essenziale, non ha facciata: essa è inglobata nell'atrio che ricalca la pianta dell'antico nartece (corto atrio, largo quanto la chiesa stessa), uno dei quattro bracci dell'antico quadriportico, attualmente all'interno del monastero domenicano. Si accede alla chiesa anche attraverso un portale, preceduto da un piccolo portico con tre arcate, situato sul lato destro. Tipiche dell'architettura paleocristiana, oltre alle pareti esternamente lisce (prive di contrafforti poiché la copertura era sempre a capriate, quindi una struttura non spingente), era la presenza di grandi finestre aperte nel cleristorio (la parte più alta della navata centrale). Il monastero è caratterizzato da un chiostro quadrangolare con gallerie sui quattro lati che si aprono verso il centro con polifore sorrette da colonnine marmoree.

Attiguo alla chiesa c'è il Parco Savello, meglio conosciuto  come giardino degli Aranci,  all'ingresso del quale si può ammirare la fontana del Mascherone, realizzata nel 1936 su progetto di Antonio Munõz utilizzando marmo bianco, granito, frammenti di marmi policromi e travertino. Il faccione marmoreo dai folti baffi e dalle ciglia aggrottate, fu scolpito per ornare una fontana costruita nel 1593 nel Campo Vaccino su progetto di Giacomo della Porta. Il giardino degli Aranci offre un panorama straordinario sulla città eterna, in particolare sul Tevere e su quella che era in passato Ripa Grande, ossia il più grande ed attivo porto fluviale della città. Se si è fortunati, in questo giardino si può assistere/partecipare ad una lezione di Tai Chi, condotta da maestri di rango internazionale.

La basilica dei Santi Bonifacio e Alessio risale ad un periodo compreso tra il IV e il V secolo e fu oggetto di restauri nel 1582, intorno al 1750 e nel 1852-1860. Spicca il campanile romanico mentre la chiesa conserva elementi dei vari restauri; il portico è medioevale; la facciata cinquecentesca; del De Marchis è l'altare maggiore. Alessio, noto anche col nome Sant'Alessio romano, detto "l'uomo di Dio"  è stato un patrizio romano che rinunciò al matrimonio e alla mondanità per farsi mendicante.

Il lato meridionale della chiesa ospita il monumento funerario di Eleonora Boncompagni Borghese, del 1693, mentre il transetto meridionale contiene la cappella di Carlo IV di Spagna. Degna di nota, l'icona Madonna dell'Intercessione, datata tra il XII-XIII secolo e ritenuta portata da sant'Alessio dall'oriente. Di rilievo, nella cripta romanica, la presenza delle reliquie di Tommaso Becket. L'arcivescovo di Canterbury e primate d'Inghilterra, come noto, pagò l'ostilità nei confronti di Enrico II con la morte. Venne a Roma, dimorò a Segni ed Anagni, per incontrare il Papa chiedendogli protezione, ma venne ugualmente ucciso a coltellate nella cattedrale di Canterbury nel 1170 e poi proclamato santo. Le pareti ospitano un affresco del XII secolo dell'Agnus Dei e dei simboli degli evangelisti, mentre la parete settentrionale è decorata dal San Girolamo Emiliani introduce gli orfani alla Vergine di Jean-François de Troy, e al termine della navata c'è La Scala Santa e la chiesa titolare di sant'Alessio, in legno e stucco, di Andrea Bergondi.

Nel giugno 2019, in un'intercapedine del campanile, è stato rivenuto un affresco del 1100 raffigurante sant'Alessio e il Cristo pellegrino, in ottimo stato di conservazione.

Si accede alla basilica tramite un quadriportico in parte murato: sulla destra si trova una fontanella ornata da una cuspide triangolare con i ritratti di S.Alessio (a sinistra) e di S.Bonifacio (a destra), proveniente dalla chiesa medioevale di papa Onorio. Sotto è situata una lapide romana mutila che così recita: “In onore della casa di Augusto Ti(berio) Claudio secondo esattore con Ti(berio) Claudio di Quir(ino) secondo f(iglio), triumviro e quadriumviro dei corrieri addetti, a sue spese eresse questa scuola con tutte le sue statue, pitture ed ornamenti”. Nella chiesa, famosa per il buco della serratura dal quale si inquadra perfettamente la sagoma della cupola di S. Pietro, vengono distribuiti pane, frutta e altri alimenti ai poveri. Accanto alla chiesa c'è un giardino pubblico dal quale si gode una panoramica spettacolare sulla città. Nel periodo estivo, questo giardino, come  pure quello degli aranci, era, in passato, utilizzato per rappresentazioni teatrali, per lo più ispirate alla tradizione romana.

Nelle vicinanze è ubicata la bellissima sede dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, prestigioso ente morale che affronta la conoscenza di Roma in tutti i suoi aspetti (storici, archeologici, artistici, urbanistici, linguistici, sociali, economici ecc.) e in ogni tempo della sua storia millenaria, dall’antico ai nostri giorni.

Il trittico di architettura cristiana aventiniana si completa con la chiesa di Sant'Anselmo, anch'essa in piazza dei Cavalieri di Malta, che, insieme al monastero annesso forma la Badia Primaziale dell'ordine dei Benedettini.

La chiesa, malgrado le apparenze, è di recente costruzione; essa, infatti, risale alla fine dell'Ottocento, costruita da Francesco Vespignani tra il 1892 e il 1896, su un terreno acquistato dal Vaticano nel 1892. Fu affidata ai Benedettini, che ne fecero, con l'annesso monastero e l'Università Teologica, il loro centro a Roma. L'edificio è in stile neoromanico; l'interno si presenta a tre navate, divise tra loro da colonne di granito, con soffitto a capriate e abside decorata a mosaico; enorme è la cripta a cinque navate. La chiesa è nota, soprattutto ai romani, per le esecuzioni di canto gregoriano offerte dai monaci durante le celebrazioni liturgiche domenicali. Inoltre dal 1962 è il punto di partenza della processione penitenziale presieduta dal Papa il mercoledì delle Ceneri, e che termina alla basilica di Santa Sabina dove viene celebrata la prima messa stazionale della quaresima. Accanto alla chiesa hanno sede il Pontificio Ateneo Sant'Anselmo e il Pontificio Istituto Liturgico. Nel giardino della chiesa c'è un piccolo bar che accoglie turisti e residenti della zona. Un cancello d'ingresso incorniciato da due colonne introduce in un vialetto che attraverso un quadri-portico arriva ad uno spiazzo con una piccola fontana a terra, affiancata dalla statua in bronzo di S. Anselmo.  Qui il Dalai Lama ha soggiornato durante la sua visita a Roma. La chiesa sorge sui resti di una ricca "domus", ritenuta quella di "Pactumeia Lucilia", da cui proviene uno splendido mosaico raffigurante il mito di Orfeo" (II-III secolo d.C.). Una delle scritte in latinoivi reperite, recita "ATTONITIS AURIBUS AUDIAMUS DIVINA QUOTIDIE CLAMANS QUID NOS ADMONEAT VOX" ossia, "ascoltiamo attentamente ciò che ci ripete ogni giorno la Divina Voce ammonitrice", riproducente quindi  la Regola di S.Benedetto.

Il Roseto comunale. E' un luogo di particolare attrattiva, soprattutto per chi ama i fiori. Vi si accede da  Clivo dei Publicii, 3 Telefono: 0039 06 5746810 (lun-ven 9.00-12.00) E' aperto al pubblico fino al 25 ottobre 2020 tutti i giorni dalle 08.30 alle 17.30. Ingresso gratuito, Ingresso libero, Prenotazione obbligatoria, Visita gratuita.

Si sviluppa sulle pendici dell'Aventino, di fronte ai resti del Palatino, appena sopra il Circo Massimo. Il giardino segue la pendenza del terreno con una forma ad anfiteatro. Il disegno architettonico vuole mimetizzare la frattura orizzontale costituita da via di valle Murcia, che divide il giardino in due parti.

Fin dal III sec. a.c. il luogo in cui sorge il roseto era dedicato ai fiori. Tacito, negli Annales, parla di un tempio dedicato alla dea Flora, i cui festeggiamenti, "floralia", si svolgevano in primavera nel Circo Massimo. Ricoperto di orti e vigne fino a tutto il XVI sec., divenne, nel 1645, l'Orto degli Ebrei con annesso il piccolo cimitero della Comunità. Dal 1934, anno del trasferimento del cimitero ebraico al Verano, l'area, destinata dal piano regolatore generale di Roma a Parco, rimase incolta fino al 1950, quando divenne sede del nuovo roseto comunale. L'antico, che si trovava sul colle Oppio, era andato distrutto nella seconda guerra mondiale. Come ringraziamento alla comunità ebraica, che aveva permesso di ricreare il roseto in un luogo sacro, venne posta all'ingresso del giardino una stele in ricordo della precedente destinazione, e i vialetti che dividono le aiuole nell'area collezione, assunsero la forma della menorah, il candelabro a sette bracci, simbolo dell'Ebraismo.

L'idea di un roseto a Roma si deve all'interessamento della Contessa Mary Gailey Senni, al suo amore per la natura e a una notevole conoscenza botanica. Americana di nascita, si sposò con un conte italiano e rimase a vivere in Italia. Donna dal carattere deciso e caparbio dovette lottare non poco per vedere realizzato il suo progetto. Nel 1932 fu aperto il roseto sul colle Oppio. Il luogo fu scelto perché vi si trovava già una raccolta di numerose piante di rose provenienti dal Vivaio del Governatorato. La contessa partecipò a tutte le fasi di realizzazione del roseto, e fu anche l'artefice della sua promozione all'estero. L'anno seguente l'apertura, fu istituito il "Premio Roma", (secondo al mondo per costituzione, preceduto solo da quello di Bagatelle, vicino Parigi) di cui fu la curatrice ed al quale partecipò per molti anni come componente della giuria.  Il Roseto ospita circa 1.100 specie di rose provenienti da tutto il mondo, persino dalla Cina e dalla Mongolia. Fra le più curiose, la Rosa Chinensis Virdiflora, dai petali di color verde, la Rosa Chinensis Mutabilis, che cambia colore con il passare dei giorni e la Rosa Foetida, una rosa maleodorante.

 

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