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Home Arte cultura e tempo libero Vuoi assistere alla messa celebrata in latino? Vai nella chiesa romana della Santissima Trinità dei Pellegrini. Di Alberto A. Bordi

Vuoi assistere alla messa celebrata in latino? Vai nella chiesa romana della Santissima Trinità dei Pellegrini. Di Alberto A. Bordi

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L'edificio di culto cattolico che si trova nel centro storico, in Piazza della Trinità dei Pellegrini nel Rione Regola, non distante da Ponte Sisto e da Via Giulia, fu costruito nel 1587 dopo l'abbattimento di una precedente chiesa in condizioni pessime, grazie  alla  Confraternita della Santissima Trinità del Sussidio, che si occupava di dare accoglienza ai pellegrini.

 

Per molti cattolici la messa in latino conserva un fascino ed una forza straordinari, a maggior ragione per quanti hanno frequentato l'oratorio ed il mondo ecclesiastico assiduamente in giovane età. Come dimenticare le tante messe servite come chierichetto nella chiesa di san Giuseppe al Trionfale, quasi un passaggio obbligato per giocare le partite di calcio del torneo di quartiere. Ancora più suggestiva e faticosa  era la celebrazione della messa nella chiesetta fatiscente di San Lazzaro, in una strada laterale della via Trionfale, dove ci recavamo la domenica mattina per portare la comunione in un borgo molto degradato, caratterizzato da casupole ed alloggi di impronta  rurale. Oggi, quella chiesetta, dove un tempo la pioggia, scendeva dal tetto sui banchi dell'edificio, finalmente restaurata, è chiamata la chiesa dei magistrati, stante la vicinanza con la città giudiziaria, sorta su quello che una volta era il nostro campo di calcio.

E noi ragazzini, digiuni di latino e quasi tutti impegnati pure nel coro in occasione della Pasqua e del Natale, col tempo imparammo il passo dell'Antiphona che iniziava con  l' "Introíbo ad altáre Dei", al quale rispondevamo all'unisono con "Ad Deum qui laetíficat iuventútem meam". I più bravi memorizzavano pure il seguente Salmo 42 e quando il sacerdote terminava il " Iúdica me, Deus, et discérne causam meam de gente non sancta: ab hómine iniquo, et dolóso érue me", eravamo pronti a replicare con voce squillante " Quia tu es, Deus, fortitúdo mea: quare me repulísti, et quare tristis incédo, dum afflígit me inimícus?"

Tradotti, questi passaggi, volevano dire: "Mi accosterò all'altare di Dio". E noi: " Al Dio che allieta la mia giovinezza". E poi il Sacerdote: " Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa da gente malvagia: liberami dall'uomo iniquo e fraudolento". "Tu sei la mia forza, o Dio;  perché mi respingi?  e perché devo andare cosí  triste sotto l'oppressione del nemico?". Sensazioni e ricordi di un mondo lontano,carico di spiritualità e di voglia di giocare a pallone, insomma un misto di sacro e profano che conviveva nella testa di noi dodicenni, tredicenni di piazzale Clodio.

Non tutti lo sanno, ma a Roma esiste la possibilità di assistere ancora alla messa in latino, o messa tridentina, che, nella liturgia cattolica, è quella forma di  celebrazione eucaristica del rito romano promulgata da papa Pio V nel 1570 a richiesta del Concilio di Trento, in regime di continuità con il rito romano.  Fu mantenuta, con modifiche minori, nelle edizioni successive del Messale Romano fino a quella promulgata da Giovanni XXIII nel 1962. Per quattro secoli fu la forma della liturgia eucaristica della maggior parte della Chiesa latina fino alla pubblicazione dell'edizione del Messale promulgata da papa Paolo VI nel 1969 a seguito del Concilio Vaticano II.

Avviciniamoci ora alla chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, non distante da ponte Sisto. Il suo prospetto in travertino, leggermente inflesso, si presenta fiancheggiato da paraste a capitello composito su cui sono allineate le ampie volute del secondo piano. Il timpano, ornato da mensole alternate a rosette, si caratterizza per la presenza, al centro, del simbolo trinitario in stucco. Nella facciata spiccano, nelle quattro nicchie, le statue in stucco degli Evangelisti, opera del romano Bernardino Ludovisi. La chiesa presenta una pianta a croce latina in cui si aprono lateralmente sei cappelle rettangolari simmetriche coperte da volte a botte divise da setti trasversali scanditi lungo la navata da paraste a capitello corinzio dorato. Di rilievo, nella Cappella dei Santi Agostino e Francesco d'Assisi, la pala raffigurante la Vergine con Bambino fra i Santi Agostino e Francesco, opera del Cavalier d'Arpino.

Nella Cappella di San Carlo Borromeo la pala d'altare raffigurante la Vergine che presenta il Bambino ai Santi Carlo Borromeo, Domenico di Guzmán, Filippo Neri e Felice da Cantalice è opera di Guillaume Courtois, detto il Borgognone.

L'ambiente centrale, che, per le sue proporzioni si atteggia a piccolo transetto con due altari, è sormontato da una grande cupola che poggia su un tamburo con quattro grossi pilastri angolati ed otto colonne corinzie: segue l'ampia abside e il monumentale altare maggiore. Questa sistemazione è dovuta all'opera di Martino Longhi il vecchio e di Giovanni Paolo Maggi.

Il presbiterio è di forma ellittica e vi si affacciano le cantorie al di sopra delle due porte che immettono nelle sacrestie. L'enorme pala d'altare rappresenta la Trinità ed è opera di Guido Reni. Il dipinto risale all'estate del 1625, commissionato dal cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV, e fu realizzato in soli 27 giorni.

La  snella cupola della chiesa fu realizzata nel 1612 durante i lavori di ampliamento e ripristino eseguiti da G. P. Maggi e culmina con un lanternino . L'attuale sistemazione della crociera risale invece ad un periodo successivo quando, in seguito ad alcuni cedimenti strutturali, l'architetto romano Giovan Battista Contini inserì quattro archi di rinforzo sorretti da otto colonne angolari binate: questo intervento conferì all'ambiente un movimento di gusto barocco.

Papa Benedetto XVI, accogliendo la proposta del cardinale vicario Camillo Ruini, con decreto datato il giorno di Pasqua (23 marzo) 2008, ha eretto a parrocchia personale la chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini ai Catinari, affidandola alla Fraternità sacerdotale San Pietro per assicurare un'adeguata assistenza religiosa all'intera comunità dei fedeli residenti nella Diocesi di Roma che seguono la Santa Messa e tutti i Sacramenti secondo la forma extraordinaria del Rito Romano.

La messa tridentina viene chiamata comunemente anche "rito antico" o "rito tradizionale oppure "messa romana classica" o "messa di san Pio V". È detta anche "messa in latino", ma in modo inappropriato, in quanto essa, dopo la riforma del 1969, può essere celebrata in tale lingua ma anche in lingua nazionale. Meno comunemente è definita "Vetus Ordo Missæ" in contrapposizione al termine "Novus Ordo Missæ" con cui a volte si indica la forma ordinaria del rito romano. E' detta pure "messa gregoriana",  con richiamo ai dettami liturgici di Gregorio I.

Quindi nella chiesa della Ss. Trinità dei Pellegrini, che ospita anche le preziose attività della comunità di S. Egidio, possiamo ancora sentire il conclusivo "Ite, Missa est"  dopo aver assistito alle celebrazioni more antiquo; e non solo perchè anche i sacramenti potranno essere somministrati in lingua latina.

La chiesa ha assunto quindi il carattere di "parrocchia personale", ossia priva di una giurisdizione territoriale, ma legata ai fedeli che si riconoscono nell'antico rito latino, accompagnato dalla solennità dei canti gregoriani.

Si consiglia di assistere alla Messa Solenne Cantata della Domenica delle ore 10.

Parrocchia SS. Trinità dei Pellegrini  Via dei Pettinari 36/A        Tel: +39.06.68 300 486  E-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

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