Prospettiva "Tybris": le epigrafi rintracciabili a due passi dal fiume (Gianicolense, Trastevere, Testaccio) nel quale si specchiano da millenni gli eventi della città eterna.
Da villa Lante al Gianicolo, ora sede dell'ambasciata di Finlandia, si gode di uno straordinario panorama orbicolare della città eterna
Facciamo subito parlare il Tiberinus Pater, il fiume che da sempre fa da sfondo alla straordinaria storia dell'Urbe. Nella scalinata che scende sul greto a Lungotevere Aventino, sono riportati alcuni versi dell’Eneide: EGO SUM PLENO QUEM FLUMINE CERNIS STRINGENTEM RIPAS ET PINGUITA CULTA..., "io sono il ceruleo Tevere che tu vedi, rigurgitante d’acqua, premere le due sponde e attraversare i pingui campi..."
A piazza di Porto di Ripetta 1 si può leggere “SALUTATE EAM DICENTES PAX HUIC DOMUI” tratto dal vangelo di S. Matteo (cap. 10, 5-15 Vulgata Clementina 1593) ed il tema della pace domestica, molto diffuso in passato e recuperato nel ventennio fascista. “Salutatela dicendo pace in questa casa”.
Il palazzo ATER del Comune di Roma in Lungotevere Tor di Nona 1 presenta, sui marcapiani e sulle finestre, un gran numero di scritte,finalizzate alla esaltazione di Roma e del connubio patria/casa: PERPETUO FLUENS TIBERI REFERT ROMANI NOMINIS LAUDEM, "scorrendo in perpetuo il fiume Tevere riporta la gloria del nome di Roma"; HAVE ROMA MATER - HAVE ROMA DOMINA MUNDI "salve madre Roma - salve signora del mondo"; ROMANAE SOCIETATIS DOMIBUS POPULO PARANDIS NOVA SEDES EXTRUCTA ANNO DOMINI MCMXXIX, " nuova sede dell'istituto romano per le case popolari costruita nell'anno 1929"; AUGEANT DOMUM EXORNENTQUE, "Le virtù accrescano la casa e la adornino"; IUSTITIA LABOR PROVIDENTIA PIETAS FORTITUDO, "giustizia, lavoro, provvidenza, pietà, fortezza"; CONSULERE CIVIBUS VERA LAUS, "provvedere ai cittadini è il vero merito"; SOLERTIA DECUS OPERAE, "lo zelo è l'ornamento dell'opera"; QUI DOMUM DILIGIT PATRIAM DILIGIT, "chi ama la propria casa, ama la propria patria"; DECORA DOMUS OPTIMOS COMPARAT CIVES, "la casa decorosa prepara ottimi cittadini".
Al rione Campo Marzio, in via di Ripetta 256 a, il palazzo parla in prima persona: NE ME FISCUS DILIGAT - ME CIVES APPETANT. "Non mi ami il fisco, mi desiderino i cittadini". Un chiaro invito alla amministrazione tributaria affinchè non rivolga le sue attenzioni a questo angolo di Roma vicino al Tevere.
Palazzo Corsini, in via della Lungara 10. Situato nel rione di Trastevere, proprio di fronte alla Villa Farnesina, fu edificato alla fine del XV secolo dai Riario, nipoti di Sisto IV della Rovere. Nel XVII secolo il palazzo era stato abitato da Cristina di Svezia, la quale avrebbe ospitato nel giardino le prime riunioni di quella che sarebbe poi divenuta l'Accademia dell'Arcadia (la cui sede è attualmente poco distante, alle pendici del Gianicolo). Lì si legge: QUISQUIS HUC ACCEDIS:QUOD TIBI HORRIDUM VIDETUR MIHI AMAENUM EST; SI PLACET MANEAS, SI TAEDET ABEAS, UTRUMQUE GRATUM. Traduzione: "Chiunque tu sia che vieni qui: ciò che a te sembra orrido a me è gradevole; se ti piace, rimani, se ti annoia allontanati, l'una e l'altra cosa a me sono gradite".
Singolare l’epigrafe filosofica “OMNIUM RERUM VICISSITUDO EST”, “ogni cosa ha la sua storia problematica”, estratta dalla commedia Eunucus di Terenzio: Oggi essa è posizionata sopra ad una autorimessa in via di S. Alberto Magno n.17, al rione Ripa, che qualche vicissitudine deve averla pure vissuta.
In piazza Mastai 12 a Trastevere si trova il palazzo della Manifattura dei Tabacchi, sulla cui trabeazione si legge PIUS IX P.M. OFFICINAM NICOTIANIS FOLIIS ELABORANDIS A SOLO EXTRUXIT ANNO MDCCCLXIII, ossia "Pio IX pontefice costruì dalle fondamenta la fabbrica dei tabacchi nell'anno 1863".
Via Enrico Dandolo 102 a Trastevere, DEO ET LABORIBUS, "grazie a Dio ed all'impegno lavorativo". Anche qui il binomio divino/terreno si ripresenta in una formula lapidaria convincente.
Via Nicola Fabrizi 1. (AU)DACTER ET PRUDENTER USQUE AD META(M) - OSTIUM NON HOSTIUM. Le due frasi, databili 1935, si trovano agli ingressi delle scale IA e IB. "Audacemente e prudentemente fino alla meta", simile al motto del cacciatorpediniere Nazario Sauro. Chiara l'assonanza OSTIUM/HOSTIUM, "porta, non di nemici"; un benvenuto non riservato a visitatori ostili.
Via Garibaldi 29 e. ET FACERE ET PATI FORTIA ROMANUM EST. La frase, mutuata da Livio, tradotta suona come "fare e patire forti cose è da cittadino romano". E' presente nella cripta all'interno dell'Mausoleo Garibaldino. Soprattutto il patire è ancora pienamente attuale per la cittadinanza romana, costretta a sopportare una mobilità indecente dei mezzi pubblici, l'indifferenza alla raccolta differenziata dei rifiuti, le buche stradali, gli alberi che cadono, amministratori corrotti et cetera et cetera.
Via della Lungara 115: VOLUNTATE FAMILIAE GAMBERINI MONGENET DE RENAUCOURT A RUINA RESSUREXIT A D MMVII. Incisione recente, del 2007, con presenza della vocale U (non presente nell'alfabeto latino) e della espressione, piuttosto moderna, "per volontà della famiglia". Si tratta di un "edificio recuperato dalla rovina grazie alla volontà della famiglia Gamberini Mongenet de Renaucourt".
Al quartiere XII, il Gianicolense, la casa di via Alessandro Poerio 140 ci accoglie con INVENI PORTUM, SPES ET FORTUNA, VALEO, una esternazione di benessere: “ho trovato un porto, speranza e fortuna, sto bene".
Al quartiere XII, Gianicolense, in via Felice Cavallotti 16, è scritto NIL MORTALIBUS ARDUI EST, “niente vi è di arduo per gli uomini”, un passo che richiama la vicenda dei Titani, poi puniti da Giove perché cercavano di superare i limiti terreni loro imposti. Il NIL contratto, al posto di NIHIL, richiama il NIL DIFFICILE VOLENTI di piazzale Belle Arti.
A villa Lante al Gianicolo, ora ambasciata di Finlandia, residenza realizzata da Giulio Romano, una iscrizione del 1533 ricorda che HINC TOTAM LICET AESTIMARE ROMAM", ossia da qui è possibile godersi la veduta di tutta Roma. In effetti da questa postazione è possibile avere una visione circolare della città eterna, come quella prodotta in una incisione da Giuseppe Vasi nel 1765.
In via Alberto Mario 4, quartiere Gianicolense-Monteverde vecchio, in una lastra posta sul parapetto della terrazza, leggiamo un ossimoro latino: IN PARVITATE IMMENSITAS, “nelle piccole cose, l’immensità”. Il messaggio epigrafico continua sugli altri lati della palazzina con PER LABOREM VIRIUS INCEDIT MULTUM AD TRANQUILLITATEM LOCUS CONFERET, un richiamo al binomio che unisce il lavoro dell’uomo e la tranquillità della casa, tema affrontato anche da Seneca nelle Epistulae morales ad Lucilium, liber VI.
Al Vicolo del Bologna 24 in Trastevere c'è una iscrizione latina TURRIS HAEC OLIM BOLOGNA AVITIS HODIE FLAVIUS ALIOTTI RESTAURAVIT A D MCMLX, "questa torre un tempo dei discendenti del Bologna, oggi restaurò Flavio Aliotti. Anno del Signore 1960". Si tratta di una epigrafe recente con uso della maiuscola per la prima parola e per i nomi propri, con presenza della vocale U, estranea all'alfabeto latino, che richiama il nome della strada. Essa è riconducibile al soprannome di un falegname impegnato in passato nella fabbrica dell'Ara Coeli, che qui abitò.
Via Filippo Corsini 7. A Trastevere, AB HOMINIBUS QUIES A DEO SALUS MCMXXVI, "da gli uomini ci aspettiamo la quiete, da Dio la salute 1926". Due aspettative riconducibili a mondi diversi, il terreno ed il trascendente.
Via Filippo Corsini 16 ROSAM CAPE SPINAM CAVE, "cogli la rosa, stai attento alla spina". Riportata due volte, l'iscrizione, che gioca sull'assonanza cape/cave, è presente anche nel Vittoriale di Gardone, voluta da Gabriele D'Annunzio a sottolineare come il godimento dei piaceri della vita sia possibile senza farsi ferire da essi.
Via della Piramide Cestia 57. LAETA PATET AMICIS, "lieta è aperta agli amici"; NON OPIBUS SED PACE DOMINIS AEDES NITET: "non di ricchezze ma di pace risplende la casa per i padroni". Concetto oraziano che sarebbe utile mutuare anche nei tempi attuali.
Via di Villa Pepoli 10. Siamo a Testaccio, rione X; nel portico di entrata del palazzo datato 1935, si legge un pensiero di Orazio: QUOD PETIS HIC EST ANIMUS SITE NON DEFICIT AEQUUS, "quello che cerchi è qui, purchè non ti manchi un animo equilibrato". Ancora un forte richiamo all'equilibrio ed alla moderazione epicurea.
Clivo di Rocca Savella 1. La frase FIDES TRANFERT MONTES, "la fede sposta i monti", iscritta nel 1839 nel cartiglio sottostante lo stemma presente nel timpano del villino, riporta le parole di S.Paolo, fatte proprie dalla famiglia Travaglini, proprietaria dell'edificio, un tempo coincidente con la chiesa di Sant'Anna dei Calzettari.
Lungotevere Marzio n.3. NE CO(N)SILIUM HOMINIS INIQUI TIBI AUXILIO ESTO, "nè ti sia di aiuto il consiglio di un uomo disonesto"; sibillina la frase ed ignoto il destinatario di questo monito accorato.
Lungotevere dei Vallati 20. Sopra la porta d'ingresso un brano di Orazio, CUNCTA PRAE CAMPO ET TIBERINO FLUMINE SORDENT, "tutte le cose a confronto del campo (Marzio) e del fiume Tevere, sono scadenti". Il tema è quello della amletica ricerca della felicità nei luoghi e/o in se stessi.
Percorrendo le stradine dell’antico ghetto ebraico e imboccando via di S. Maria de’ Calderari, troviamo, in via del Portico d'Ottavia 1, una piacevole sorpresa. Nel 1468 Lorenzo Manili, discendente da una ricca famiglia di mercanti, fece applicare sul muro alcuni frammenti di sculture classiche: accanto ad una stele greca con una cerbiatta e il suo cucciolo, si scorge la sagoma di un leone che azzanna un’antilope. Nella simbologia cristiana il leone che sbrana un animale rappresenta il castigo di Dio verso gli infedeli. Probabilmente si tratta dei resti di monumenti funerari provenienti dalla via Appia. La facciata su piazza Costaguti presenta finestre con l’antico motto HAVE ROMA. L'edificio presenta una iscrizione a grandi caratteri di imitazione romana che si estende su tutto il basamento e che tradotta, vuol dire: “Mentre Roma rinasce all'antico splendore, Lorenzo Manili, in segno di amore verso la sua città, costruì dalle fondamenta sulla piazza giudea, in proporzione con le sue modeste possibilità, questa casa che dal suo cognome prende l'appellativo di Manliana, per sé e per i suoi discendenti, nell'anno 2221 dalla fondazione di Roma (tenendo conto del 753 come nascita di Roma ne deriva l'anno1468 dell'era di Cristo), all'età di 50 anni, 3 mesi e 2 giorni; fondò la casa il giorno 11° prima delle calende di agosto”.