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Home Arte cultura e tempo libero Cronaca di una vacanza dei tempi andati...Settembre 1997, tra Liguria e Costa Azzurra. Di Alberto Bordi

Cronaca di una vacanza dei tempi andati...Settembre 1997, tra Liguria e Costa Azzurra. Di Alberto Bordi

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Un diario emblematico di come si facevano le vacanze negli anni novanta: un po' figli dei fiori ed un po'ecologisti, avevamo un grande  spirito di avventura; in tasca non tanti soldi  ed in testa la filosofia del picchetto; erano anni d'oro e non ce ne siamo accorti

 

1997: il campionato di calcio lo vince la Juventus mentre i Jalisse vincono a sorpresa ma con merito il festival di Sanremo condotto da Mike Bongiorno con la bella canzone Fiume di parole, con la quale rischiano di vincere pure l'Eurofestival!

Il ballottaggio tra la Sicilia e la Liguria, dopo una tira e molla estenuante, viene deciso in favore della regione del nord, soprattutto per la forte attrattiva del Cinque Terre, del golfo del Tigullio, dell'acquario di Genova, del principato di Monaco e della costa Azzurra. Si parte di sabato, il 30 agosto, giorno del famoso controesodo; sono le sei del mattino e dentro  la Opel Corsa color rosso Ferrari, praticamente al primo viaggio ufficiale,  c'è una tenda, quella dell'amica Rosa, il valigione di Fendi, i cuscini, il plaid, maschere ed equipaggiamento per le perlustrazioni subacquee, la macchina fotografica Yashica FR, che non è più nuova avendo compiuto i vent'anni, il walk-man Din Bass Boost, vera delizia per le orecchie, ma soprattutto c'è il climatizzatore in macchina, con grande giubilo di Rita.

Dopo aver percorso il tratto autostradale Roma Civitavecchia, che, non si sa perchè, si paga in due distinte tranche da 2500 lire, percorriamo l'Aurelia strada statale 1 (la Cassia è ss2 e la Flaminia è la ss3), che è comoda e bella ma totalmente sprovvista di zone ristoro e rifornimento di carburante, per cui l'idea di pisciarsi addosso non è totalmente da scartare! Giunti a Livorno, prima destinazione della mia carriera prefettizia, prendiamo l'autostrada, rasentiamo Pisa dove con Rita siamo andati al centro specializzato per la cura della tiroidite di Hashimoto, ed indichiamo in lontananza a Valeria, appena svegliata, la torre pendente ed il campo dei Miracoli, oltrepassiamo la Versilia e senza alcuna noia o fatica, ci ritroviamo in Liguria, in direzione Lerici, ove chiediamo ad un abitante del luogo di indicarci la zona del Tellaro- Fiascherino, sede del campeggio che più ci ha ispirato tra quelli presi in considerazione.

La generosissima spiegazione del primo ligure incontrato, che con gesti ampi e buffi quasi  entra nella nostra macchina, ci portano diritti al camping Gianna, tre stelle con bella piscina e divieto di allaccio luce per le tende,  come disposto da una legge regionale.

In breve tempo montiamo la tenda ad igloo, che si rivela però molto più piccola del previsto; infatti è per due persone non per tre come ci era stato detto ed a mala pena riusciamo a far entrare il materassino matrimoniale. Il tutto contraria Rita che è costretta a  mettere davanti all'entrata la valigiona Fendi; per fortuna il tempo è buono e di fronte abbiamo il panorama stupendo del Golfo di Lerici, con avvistamento di qualche delfino in vena di salti acrobatici. Sistemato il tutto, lasciamo il camping, che è letteralmente arroccato su una montagnola di una certa pendenza, andiamo alla spiaggia della zona, il Tellaro, che raggiungiamo baldanzosi attraverso un viottolo a scendere, quasi a precipizio sul mare. L'impressione di questa caletta è però terrificante: una marea di gente accalcata in spazi ridottissimi; gli ombrelloni ed i lettini si toccano; gli asciugamani si sovrappongono. Come non bastasse il mare è mossissimo, si riesce ad entrare in acqua con grande fatica; superato il ciottolame della battigia sei risucchiato violentemente e non tocchi più, sei in preda a forti correnti e ti accorgi che l'acqua è pure sporca. Facendo il bagno con Valeria in mezzo a quei vortici, rimpiango il Pevero, la Maddalena, i colori e gli spazi della Sardegna, a noi così familiari, e mi torna in mente la fine tragica del poeta inglese Shelley, morto annegato proprio tra queste acque... e lo credo bene.

Dopo un gradevole ristoro nell'affollatissimo bar- vista mare della caletta infernale, torniamo alla piscina del camping dove Valeria batte il record di scivolo-continuato in acqua. La serata ci riserva una gradevole cena a Lerici e poi la partecipazione alla festa  a bordo piscina del villaggio turistico. La notte trascorre tranquilla nonostante si faccia sentire la oggettiva mancanza di spazio, risolta grazie alla collocazione invertita che stravolge la proprietà commutativa (invertendo l'ordine delle persone il risultato cambia...eccome), ossia Rita e Valeria con teste a nord ed Alberto, al centro, con testa a sud, insomma una specie di puzzle.

Oramai abbiamo capito che il problema più grande da queste parti è la mancanza di spazio; per le automobili poi è praticamente impossibile trovare un parcheggio...e noi veniamo da Roma non da Bevery Hills.  Per tali ragioni, anche per le Cinque Terre tutti ci consigliano l'uso del treno. Superata d'un fiato La Spezia, vero gigante dell'industria navale, attraverso tornanti a picco sul mare, in uno scenario mozzafiato in tutti i sensi, arriviamo a Riomaggiore, prima delle Cinque Terre, i cui nomi, abbiamo notato, non restano impressi nella memoria, nel migliore dei casi ne resta fuori uno.

Lasciata la macchina in un autosilo di sei piani, visitiamo questo borgo di pescatori indubbiamente affascinante: incastonato nella roccia, vi si respira un'aria particolare, senza nevrosi, scandita da ritmi antichi, nonostante il turismo. Anche il classico lamento borbotteggiante dei Liguri qui è quasi del tutto annientato. Percorriamo, in circa mezzora, la famosa Passeggiata dell'amore fino a Manarola, un percorso a fatica zero, con scorci panoramici pittoreschi. Da Manarola, anch'essa deliziosa, dopo il solito rifornimento di pizze e focacce, che da queste parti sono sempre eccellenti, prendiamo il treno che ci porta

attraverso Corniglia e Vernazza, a Monterosso. Qui ci buttiamo al sole, in una spiaggia al solito affollatissima e facciamo il bagno in quest'altro scorcio di pelago, fortunatamente più calmo e più limpido, dopo aver superato la prova  dei ciottoli che ricoprono la sabbia. La visita al paesino ci permette di conoscere un'altra località deliziosa, meno tortuosa delle altre Cinque Terre ma altrettanto affascinante. La prossima tappa è Portovenere, frequentatissima da turisti stranieri e nostrani e piena di locali di ogni genere, bar e ristoranti di ogni tipo, dove c'è da vedere la Calata Doria, una serie di case e palazzi prospicienti il mare, addossati l'un l'altro e spesso di dimensioni minime in quanto a larghezza. Al ritorno della gita, bagni in piscina a volontà e cena a Lerici, dalla apprezzata Trattoria del Vicolo, dove gustiamo ottime trenette al pesto, spaghetti allo scoglio, cozze, pizza ai frutti di mare, fritto misto ed altro ancora, tutto davvero squisito, per un conto totale di 75mila lire, che, nella zona, è considerato un regalo. Passeggiata digestiva sul lungomare e solito acquisto di chincaglierie per Valeria: questa volta è un orecchino e riesce pure a farsi fare lo sconto! All'indomani, mentre mi sto facendo la barba nel bagno-lager del campeggio, così definito per le orribili porte di metallo dei servizi e la impostazione rigorosamente geometrica della struttura, arriva correndo Valeria che mi comunica la tristissima notizia della morte di Lady Diana e del suo compagno. Incredulità e dispiacere per questo strano destino che toglie al mondo la principessa dal sorriso, sicuramente cara a molti di noi, anche se lontani dal Regno Unito. Di nuovo in viaggio: autostrada ed uscita per Sestri Levante per entrare nel Golfo del Tigullio, sempre decantato da mio fratello dopo i suoi soggiorni giovanili con gli zii e le cuginette di Milano. Ecco Rapallo, bella nel suo lungomare come anche nella sua parte antica dove ci fermiamo per uno spuntino, sempre a base di pizze e focacce strepitose; entriamo nell'albergo Fernanda, pieno di gente anziana con un'atmosfera alla Arsenico e Vecchi Merletti; scappiamo e riprendiamo la strada della costa; breve sosta presso la bella Santa Margherita Ligure, ammiriamo il promontorio da cartolina di Portofino, arriviamo a Camogli, centro della Costa Paradiso ed alloggiamo all'albergo il Faro, location con una bella vista sul porticciolo, dotato anche di ristorante.

Il proprietario, che scopriamo originario di Amalfi, dopo una breve trattativa ci dà una stanza con cena per tre persone alla cifra di 200mila lire tutto compreso, che non è molto da queste parti, dove il mangiare ed il dormire sono piuttosto cari, ma si rivela una enormità rispetto alla topaia che ci propina ed alla miserevole cena che ci propone con fare da grande chef.  La stanchezza e la mancanza di alternative ci costringono ad accettare le offerte di questo strano figuro, che in sede di ristoro vespertino ci consiglia una minestrina o rigatoni al pomodoro, che si rivelano veramente penosi, sbiaditi, senza sapore e stracotti, con vago senso di rancido, insomma peggio del vitto di un ospedale romano. Come seconda pietanza ci porta un brodetto di scoglio con scorfano, cozze e moscardini: onestamente risulta mangiabile ma le cozze sono tre di numero ed il moscardino è uno e forse si chiama Vittorino. La supercena ligure-campana si chiude con una insalatina triste triste ed una fetta d'anguria risicata. Buoni sul serio i grissini! Mediocre il vino bianco, il tutto in una tavola ben bandita con presenza del lume di candela. Questo ignobile quadretto, confezionato  per i turisti stranieri, e la stanza, sporca e spartana, ci costringono  a salutare l'uomo del Faro con un giorno di anticipo, salutando il bel paese di Camogli, che prende il nome dalla Casa delle Mogli, sempre sole perchè mogli di pescatori impegnati costantemente in mare e poco presenti in casa.

In questo piccolo golfo dove si affacciano le pittoresche palazzine colorate - tutte senza balcone - e la bella chiesa di san Prospero, Valeria impara dai figli dei pescatori del luogo, a fare i tuffi con capriola dagli scogli, con un coraggio ed una temerarietà invidiabili..ma per noi preoccupanti. Questa nuova abilità acquisita la esibirà a più riprese nella piscina del villaggio di San Remo  al cospetto di stupefatti ed ammirati coetanei in vacanza. Riprendiamo il viaggetto settembrino ed arriviamo nella affascinante baia di san Fruttuoso di Camogli: superata punta Chiappa, si arriva alla minuscola insenatura ove sorge l'Abbazia benedettina di S. Fruttuoso che comprende la chiesa, il chiostrino romanico ed il sepolcreto dei Doria. Finalmente facciamo il bagno in un mare straordinariamente cristallino, come quello a cui siamo abituati in Sardegna. Con una barchetta andiamo a vedere il famoso Cristo degli Abissi, una statua in bronzo posta a 18 metri di profondità. Stupendo! Cena serale con correlata passeggiata nelle stradine del borgo rivierasco. Giorno seguente, colazione corroborante e partenza per Genova, che, a 25 chilometri di distanza, ci fa sprofondare in una realtà completamente diversa: la città,dove vive un altro ramo dei Bordi (zio Alberto, zia Linda, Luciana e Gianni con i loro figli, oltre a zia Yvonne, giornalista e artista), ci appare caotica, piena di smog, senza possibilità di parcheggio, anche se la gente è vivace e gentile; ad Alberto che ha attraversato la strada col rosso, una signora ha detto "siete ospiti e volete farvi ammazzare proprio qui?". Lasciata la macchina nei paraggi del porto antico, andiamo a visitare l'Acquario, che è il più grande e forse anche il più bello d'Europa. Lì trascorriamo la mattinata tra testuggini marine, squali, delfini e pesci bellissimi di ogni varietà, anche se le mie preferenze vanno alle teche cilindriche dove si muovono le meduse.  Noto con rammarico che non c'è un'area dedicata ai molluschi conchiferi. All'entrata del parco acquatico ci accorpiamo furbescamente ad una nutrita comitiva e paghiamo così 10.000 lire euro anzichè 14000. In via di Prè, nel centro storico (il più grande d'Europa) mangiamo l'ennesime fantastiche pizze farcite, poi riprendiamo il viaggio: superiamo Savona e Finale Ligure, dove siamo stati 25 anni fa, ospiti degli zii a Bormida, che ricordiamo per la quantità di barche, barchette, gommoni, yacht ed imbarcazioni varie. Eccoci quindi a San Remo;

dopo il solito rifornimento di informazioni presso l'azienda turistica del loco, andiamo nel villaggio più organizzato della zona, il Villaggio dei Fiori, dove, anzichè piazzare la tenda, affittiamo un confortevole bungalow di due stanze più uso cucina, dotato di tutto. La giornata è piovigginosa ma ciò non impedisce ad Alberto e Valeria di fare, intorno alle ore 18 un lunghissimo bagno in piscina. San Remo è bellissima grazie all'effetto del palazzo del Casinò, dei grandi alberghi a 5 stelle, al famoso teatro Ariston ed ai bei negozi di viale Matteotti. Scontata la visita al casinò, scontata la perdita alle slot machine dopo le fisiologiche vincite transitorie. Non possiamo entrare perchè vietato ai minori e Valeria è quindi fuori; non possiamo entrare neanche noi, in quanto dipendenti del Ministero dell'Interno, cui spetta il controllo sulle case da gioco. Il giorno seguente di buon mattino, ci dirigiamo verso il confine francese; superati Ospedaletti e Bordighera, la città delle palme, Mortola, dove è possibile visitare i meravigliosi giardini Hanbury, oltepassata Mentone, già cittadina francese, rasentiamo la Costa Azzurra, bellissima col suo affascinante blu profondo ed arriviamo nel Principato di Monaco.

In un attimo, superato l'impatto negativo dei superalberghi  (l'ottagonale Loews è gigantesco) e dei  palazzoni proiettati sul mare, hai l'impressione di essere nel Paese dei sogni ove tutto è perfetto: giardini curatissimi, strade lucidate, architettura accattivante, sculture di Botero sui marciapiedi, bella gente, macchine di lusso, si respira sicurezza ed efficienza; sembra che qui nessuno abbia problemi e per una giornata non li vogliamo neanche noi. Ci sediamo al maestoso Cafè de Paris ove consumiamo una ottima colazione per 73 franchi (la moneta francese è quotata a circa 290 lire) e poi andiamo al lussuoso centro commerciale Metropole, compriamo cartoline, passeggiamo tra i giardini prospicienti il Casinò (dove entrano solo gli over 21 anni).

In lungo e largo ci godiamo questa giornate di sole (per tutti) e di lusso (per pochi) in una atmosfera dorata,  con nobiltà e vip in ogni dove. Superato con la nostra utilitaria Cap d'Ail, memori dei consigli di Jaclyn (che ha parenti in questa parte della Francia) e Riccardo Ciarlantini, andiamo a visitare uno dei borghi più suggestivi della Provenza meridionale, Eze- Vilage, dove Nietsche scrisse la terza parte di Così parlò Zarathustra. Arroccato su un cucuzzolo di 427 metri sul livello del mare, il borgo è un perfetto connubio tra pietre e fiori, tra collina e mare.

Il dedalo delle stradine ripide che conducono ai giardini esotici, ci mostra case medievali, portici, colonnati, terrazzini, perfettamente integrati in un ambiente tranquillo e confortevole, vagamente bohemien e decisamente artistico per struttura e frequentazioni. Localini, bar e ristoranti sono tutti accoglienti e deliziosi; gli alberghi appaiono lussuosi. Scendiamo fino a raggiungere il mare sottostante, decisamente diverso dalla costa ligure: qui, in una spiaggetta libera ci sono bagni e docce; il mare è limpido, la spiaggia è pulita e curata e con poche persone. Alberto e Valeria raggiungono in alto mare una piattaforma galleggiante che qui si usa installare per consentire ai bagnanti di fare splendidi tuffi. Al ritorno nel villaggio Rita è bravissima ad organizzare in poco tempo una cena ottima che in uno dei ristoranti della zona avremmo pagato a peso d'oro. Valeria sta con le amichette di Milano, Torino e Alessandria, tutte figlie di imprenditori del nord. Serata con giocatina a carte e poi tutti a nanna. Ultimo giorno dedicato al mare,con passeggiata in spiaggia, visita al mercato delle erbe e visita lungo i tornanti del rione Pigna, ossia nella parte vecchia della città dei fiori. Una anziana donna, cui avevamo chiesto informazioni, ci dice di fare attenzione perchè la zona è malfamata e ci sono pericoli pure di giorno. In effetti l'atmosfera non è confortante: tanta gente di colore qua e là senza impegno alcuno, in attesa di chissà che cosa,però il panorama è splendido;  usciamo indenni da questa zona poco conosciuta di San Remo che deve il suo nome a San Romolo (un vescovo di Genova vissuto intorno al IX secolo, che trascorse buona parte della sua vita nei boschi di Sanremo, e che morì da eremita alle pendici del vicino Monte Bignone), chiamato dalla popolazione locale san Roemu o Sanctum Heremum. Contenti della ennesima vacanza settembrina, torniamo a Roma senza grande fatica, a parte il solito traffico nel Raccordo Anulare. Dopo la penisola Sorrentina, Gardaland ed il lago di Garda, S. Gimignano e la toscana etrusca, Venezia e la laguna, il lago Maggiore con puntatina in Svizzera, anche questo viaggetto settembrino di una settimana si è rivelato molto piacevole e ci ha permesso di conoscere meglio un altro tratto de questa meravigliosa Italia.

 

Tuffatori con capriola dalla scogliera di Camogli vicino alla chiesa di S.Prospero

 

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