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Home Arte cultura e tempo libero I mille volti della sicurezza in Italia. La differenza tra lo sportivo vero ed il tifoso che pecca di faziosità esasperata. Quando i festeggiamenti degradano in episodi di inciviltà

I mille volti della sicurezza in Italia. La differenza tra lo sportivo vero ed il tifoso che pecca di faziosità esasperata. Quando i festeggiamenti degradano in episodi di inciviltà

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Il binomio tifo e barbarie, che risulta una incompatibile alternativa al combinato tra  sport e civiltà, non si riscontra solo negli stadi in presenza di spalti gremiti e con i calciatori in campo, ma anche nelle strade e nelle piazze, soprattutto in occasione di festeggiamenti massivi che offrono spesso una panoramica significativa della imbecillità umana e del degrado comportamentale legato al movimento delle folle

 

Partiamo, in via esemplificativa, dall'esame di un caso pratico recente, la partita Roma Fejenoord del 25 maggio 2022, finale di una competizione, la Conference League, ideata dall'UEFA per permettere anche alle squadre di seconda e terza fascia di cimentarsi in ambito internazionale. La finale non poteva non rispecchiare i bassi valori e la mediocrità emersi nel corso dell'intero torneo, ma comunque va dato merito alla squadra italiana di aver avuto la meglio  (risultato finale 1 a 0) sugli olandesi, che hanno mostrato una inutile superiorità in campo, colpendo peraltro due pali e recriminando su un rigore non concesso. I tifosi olandesi e quelli italiani pare se le siano date di santa ragione prima della partita creando un'atmosfera di pericolo e di instabilità nella città ospitante di Tirana. Poi la partita, brutta, con poco gioco e poche emozioni. Insomma, alla luce di quanto visto, c'è poco da gioire sul fronte della qualità sportiva in senso stretto, eppure i tifosi giallorossi si sono distinti per festeggiamenti esagerati, sconsiderati, talora aggressivi, in certi casi dannosi e vandalici, paradossalmente ben tollerati dalle istituzioni e dalla stampa di favore, che li hanno considerati fisiologiche manifestazioni di giubilo popolare, determinate, nel caso specifico, da una atavica assenza di premi e di vittorie in capo alla squadra giallorossa, quasi marchiata da un sigillo di eterna perdente, soprattutto dopo la finale di coppa dei campioni con il Liverpool e dopo quella famosa coppa Italia perduta nel 2013 per mano dei cugini laziali in uno stadio Olimpico stracolmo. Sia ben chiaro, anche i cugini biancocelesti non hanno lesinato in passato comportamenti esecrabili perchè irrispettosi, dannosi, volgari e lesivi della pacifica convivenza, oltretutto macchiati da una fastidiosa matrice di stampo fascista abbinata ai gruppi più estremi della tifoseria.

E' importante pesare e capire la misura dei festeggiamenti correlati ad un evento sportivo, che tengono conto di numerose varianti, quali l'evento fonte del festeggiamento, la massa delle persone coinvolte, la location della celebrazione, la presenza di frange criminogene ed altri fattori eterogenei che amplificano o riducono la intensità e la percezione diffusa della celebrazione popolare. Rapportando, ad esempio, la Conference League vinta dalla AS Roma alla conquista della Supercoppa Europea vinta nel 1999 dalla potente squadra della SS Lazio di quegli anni contro il Manchester United, dopo aver dominato la coppa delle Coppe e messo in bacheca la coppa Italia, viene da dire che i festeggiamenti dei tifosi biancocelesti della prima squadra della capitale sarebbero dovuti durare due mesi e forse più.

Nel caso che qui si tratta, oltre agli eccessi dei supporter giallorossi, esasperati da tanta indigenza di riconoscimenti, è da rimarcare come i festeggiamenti di una competizione di così basso profilo, abbia fornito a tifosi e perfino a calciatori, l'occasione per inveire contro l'altra squadra della capitale, sicuramente più blasonata in termini di riconoscimenti, soprattutto in Europa, peraltro arrivata nel campionato appena concluso sopra alla Roma per il terzo anno consecutivo, piazzamento impreziosito dall'ennesima vittoria di capocannoniere, la quarta, del suo capitano Ciro Immobile, apprezzatissimo da tutti i veri sportivi per il suo talento di calciatore e per la sua intelligenza extracalcistica, difficilmente reperibile nei capitani di altre squadre.

Come giustificare allora questo eccesso di festeggiamento, questo fanatismo delirante, queste urla senza senso? Alcuni studiosi dei fenomeni di massa, anche di stampo sportivo, arrivano ad ipotizzare una vera e propria ossessione per l'avversario, che diventa nemico sportivo, ma anche sociale, con contestuale annientamento dei migliori concetti che sono alla base dello sport, quali il rispetto dell'avversario ed il sano confronto agonistico. Bisogna rendersi conto che sport e tifo, nonostante i proclami esternati circa la simbiosi tra queste due realtà, non vanno sempre di pari passo e la finale europea che stiamo analizzando non è certo un esempio di sport ma un esempio di tifo. Ne è riprova che sono pochissime le persone che amerebbero rivedere una finale di calcio di così modesti contenuti sportivi, fatta eccezione per i soliti tifosi accecati: insomma per loro vale solo il risultato non la prestazione sportiva, ma così aumenta a dismisura il rischio che lo sport ceda il passo al tifo, con le prevedibili conseguenze degenerative, prima tra tutte che l'incontro tra compagini diventi sistematicamente uno scontro, carico di odio preconcetto, spesso immotivato.

Allora perchè tanto giubilo per una vittoria striminzita ottenuta senza giocar bene e con un solo tiro nella porta dei modesti avversari olandesi? A detta dei più, i tifosi romanisti, allenatore compreso,  sarebbero, in modo viscerale, ossessionati dalla Lazio,  per la sua storia più longeva (di ben 27 anni!) che li fa annoverare come i veri Romani, per le maggiori vittorie conseguite di recente e per la superiore correttezza del bilancio. Altri ritengono che tale rancore cittadino alberghi in altri fattori:  perchè la Lazio è una società tutta italiana e non venduta ad imprenditori stranieri, perchè dispone di un gioiello di struttura di allenamento (a Formello) invidiata da tutti, perchè vanta gli inni più belli e poetici nel panorama calcistico europeo, perchè è accompagnata dall'amore per gli animali grazie ad un'aquila che dà sempre spettacolo, perchè rappresenta la più grande polisportiva europea, perchè ha annoverato tra le sue file un certo Klose, miglior bomber nella storia dei campionati del mondo di calcio, perchè è famosa per le stupende coreografie allestite sugli spalti della curva.

Tanti perchè che, messi insieme, non possono giustificare in nessun modo un astio così profondo da essere ostentato in occasione di una festa, legata ad un premio piccolo piccolo, conseguito con un catenaccio vecchia maniera, una difesa a sette, un centrocampo caotico ed un solo tiro in porta, un riconoscimento che qualcuno ha paragonato, con evidente sprezzo di parte, all'antico torneo dei bar...rivisitato in chiave europea...

Insomma a ben vedere di spirito sportivo ce n'è ben poco, non c'è spazio per la dea Eupalla di Breriana memoria, mentre la scena se la prende tutta questa esibizione fanatica ed amplificata di qualcosa che è obiettivamente modesto, da archiviare rapidamente e sommessamente. La misura e la civiltà spesso difettano proprio negli ambiti sociali più degradati ed ecco allora il proliferare a catena di episodi di intolleranza, di eccessi esibizionistici, di gratuito vandalismo ed altro ancora. Per entrare nei contenuti tecnici, qualcuno direbbe campioni di niente, soprattutto se si pensa che la squadra romanista ha rimediato, nel corso delle eliminatorie contro squadre modestissime, anche un sonoro e clamoroso  6 a 1 da una modestissima e sconosciuta compagine norvegese, il Bodo Glimt. Certo i tifosi romanisti non conoscono la medietas aristotelica o la aurea mediocritas epicurea e quindi si sono lasciati andare a comportamenti estremi e prolungati anche in ambito sociale e purtroppo nelle scuole, ove un gruppo di studenti è arrivato ad imporre, con la complicità di una insegnante punibile, di cantare in aula l'inno della Roma calcio prima delle lezioni. Invece la vera lezione di civiltà, sportiva e non, è arrivata proprio dalla società sportiva Lazio, che, forte del suo stile e della sua storia, ha inviato nelle scuole della capitale migliaia di fumetti che raccontano la storia di eroismo sportivo di tanti atleti costretti a vivere anche la tragedia della guerra e fermamente convinti dei valori dello sport, tra i quali primeggia il rispetto dell'avversario. Questa è civiltà, è amore per lo sport, questa è una lectio magistralis di grande importanza... per chi è in grado di capirla!

 

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