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Home Arte cultura e tempo libero Geniozia n.4 La follia letteraria di Vigorino, il giustiziere dalla faccia da bambino

Geniozia n.4 La follia letteraria di Vigorino, il giustiziere dalla faccia da bambino

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Un personaggio strampalato nato ai tavoli del bar Torquato, senza nessuna credibilità,  raccontato nelle sue impossibili avventure solo per far ridere gli amici del quartiere

 

 

 

 

Avevo circa 16 anni quando ho inventato il personaggio di Vigorino, nato per divertire i miei amici di piazzale Clodio con racconti strampalati ed inverosimili ma conditi da un senso profondo di giustizia spicciola. Vigorino, di cui ho buttato giù anche una immagine vagamente fumettistica, era un giovanottello dal cuore d’oro e dal viso piccolo ed imberbe che esprimeva una timidezza incredibile, sempre accompagnata da una espressione di svagata dolcezza. Oltre a queste caratteristiche Vigorino possedeva altre peculiarità, per esempio, il suo portamento risultava sempre molto riservato ed educato, la sua voce sembrava quella di un bambino di nove anni, e poi, a contrastare con questo profilo comportamentale, c’era il suo fisico: una autentica montagna di muscoli, una forza poderosa, ogni centimetro del suo corpo era una lamina d’acciaio, sembrava sagomato nel marmo, la sua energia era inesauribile. A questo si aggiungeva il suo carattere, pacato, equilibrato, rispettoso e sempre attento alle problematiche dei deboli, dei poveri, degli offesi; lui non sopportava prepotenze ed ingiustizie, ma, come tutti i supereroi, aveva un punto debole, la cioccolata; se ne ingeriva anche una piccola quantità perdeva la forza ed i suoi muscoli si scioglievano come neve al sole. Vediamo qualche episodio delle sue giornate rileggendo due pagine del suo diario :

In macchina

Con la mia Fiat 500 ero arrivato presso un semaforo di via della Giuliana segnalante il colore rosso; mi fermai con una dolce frenata allorchè una vettura sportiva dal retro cominciò  a strombazzare il clacson e poi a tamponarmi ripetutamente. Dissi gentilmente agli occupanti della fuoriserie che ero regolarmente in attesa del verde e che si stavano comportando come cafoni.  Fu allora che presero ad insultarmi pesantemente, poi mi sputarono dai finestrini ed una volta scesi a terra, cominciarono a colpire la mia automobile con colpi di cric. Persi la pazienza, mi tolsi di dosso la 500 come fosse un maglioncino a collo alto ed affrontai il primo di tre, strappandogli in un sol colpo tutti capelli che aveva in testa, riducendolo ad una calvizie anticipata. Mentre lo tenevo bloccato con la sola morsa delle mie cosce, presi ad esercitare una potente pressione sulle pareti del suo cranio fino a che le orecchie non si toccarono l’un l’altra.  Il secondo tipo, molto alto, con la classifica faccia da coatto provò a colpirmi ma non fu abbastanza lesto ed allora  gli legai braccia e gambe attorno al palo del semaforo.  Il terzo, terrorizzato dalla mia possanza, era saltato  sulla sua fuoriserie e provò a partire a razzo per tentare la fuga ma io oramai avevo agganciato il retro della vettura sportiva, di cui avevo già piegato le lamiere.  Mentre implorava pietà, io avevo provveduto a ridurre la sua macchina da bullo ad una scatola di metallo quadrata che avvolsi intorno a lui in modo che non potesse più uscire senza l’aiuto di fabbri con tanto di fiamma ossidrica.  L’incidente era concluso e quei tre non dimenticheranno facilmente la mia faccetta da bambino…

Al mare

Ho sempre avuto una grande passione per le telline e quando ho la possibilità di recarmi al mare, mi dedico volentieri alla pesca manuale di questi  deliziosi frutti di mare. Così domenica scorsa ero completamente immerso nelle polibatteriche acque di Fregene, tranne che con la testa, che tenevo accuratamente sopra la linea d’onda.  Una ragazzina con il fratello più piccolo incuriositi dalla mia postura  di pescatore della domenica presero a nuotare intorno a me, allorquando tre trucidoni sguaiati, tutti piuttosto in carne, si avvicinarono a noi.  Il più grosso dei tre, con cavezza in similoro molto sgargiante, con in mano una bottiglia di birra, tra un rutto ed un altro prese a fare volgari apprezzamenti nei confronti della ragazzina. Un altro, inconfondibile per il costume leopardato , toccandosi freneticamente davanti, urlò che aveva voglia di divertirsi. Il terzo dei pachidermi iniziò a ridere in modo sguaiato senza alcuna motivazione e si avvicinò morbosamente fin quasi a toccare la ragazzina terrorizzata. Mentre deridevano la mia faccia da primo della classe, decisi di uscire dall’acqua gonfiando i miei muscoli in modo spettacolare. La loro sorpresa fu enorme ma minore della paura. Presi il primo dei tre e dopo avergli strappato la cavezza dal collo, lo infilai con la testa sotto la sabbia chiedendogli se vedeva telline. Al secondo infilai una mano nella bocca e gli tolsi gratuitamente tonsille ed adenoidi, eliminandogli tutta l’arcata dentaria superiore. Al terzo rifilai tre mazzate sulla testa, presi una medusa e gliela infilai nella parte anteriore dello slip e poi gli feci bere una trentina di litri di acqua di mare. Ripresi poi a cercare tranquillamente le telline.

Anche quel giorno avevo fatto la mia buona azione quotidiana.

 

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