Il sistema carcerario è parte fondamentale non solo della amministrazione della giustizia ma dell’intera organizzazione dello Stato che, nell’intento di garantire la sicurezza ai cittadini, realizza strutture in grado di isolare i soggetti più pericolosi,
di sanzionare penalmente quanti si sono macchiati di vari crimini ed inoltre di contribuire al recupero di coloro che, pur avendo delle colpe pregresse a danno della società, devono avere una occasione per riprendere una vita nel rispetto delle leggi e del prossimo.
Le strutture penitenziarie di Roma note ai più sono la Casa Circondariale Regina Coeli e quella di Rebibbia, ripartita in più settori, ma la realtà carceraria nella città eterna è ben più composita, senza tralasciare i luoghi di pena esistenti in un passato che arriva anche molto lontano, ai tempi di Catilina, Giugurta, Vercingetorige ed altri ancora.
Il carcere Mamertino o Tullianum
Il carcere mamertino è il più antico di Roma e si trova, non a caso, nel Foro Romano, proprio perché ospitando i nemici di Roma, costituiva il simbolo del suo potere nel mondo. Qui furono ospitati , in ceppi, i grandi vinti e i grandi traditori di Roma: dal re dei Sanniti Ponzio, al re dei Galli Vercingetorige, da Giugurta a Pietro apostolo fino ai congiurati di Catilina.
La struttura consisteva di due piani sovrapposti di grotte scavate alle pendici meridionali del Campidoglio, a fianco delle Scale Gemonie per questo dette Scale dei sospiri, verso il Comitium. La più profonda risale all'età arcaica (VIII-VII secolo a.C.) ed era scavata nella cinta muraria di età regia che - all'interno delle Mura serviane - proteggeva il Campidoglio; la seconda, successiva e sovrapposta, è di età repubblicana. Al di sotto di tutto, un'antica fonte esistente tuttora. Il complesso si trova oggi sotto la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, del XVI secolo, nell'area del Foro dove, in età romana, si amministrava la giustizia.
Il Tullianum, il livello più profondo del carcere, fu realizzato, secondo Livio, sotto Anco Marzio nel VII secolo a.C. Il nome deriva da tullus (polla d'acqua), anche se alcuni lo fanno derivare da alcune tradizioni che lo collegano all'iniziativa di Servio Tullio o di Tullo Ostilio. Il piano superiore viene realizzato nel VI secolo a.C., e più volte restaurato, fino a quando, nella prima età imperiale, venne costruita l'attuale facciata.
Sulla cornice della facciata della prima età imperiale sono incisi i nomi di Caio Vibio Rufino e Marco Cocceio Nerva, che intervennero sul monumento nell'anno del loro consolato (22 d.C.).
La cristianizzazione del complesso è databile attorno all'VIII secolo, periodo al quale risalgono le tracce di un affresco rinvenuto nel Tullianum, ed entrambi gli ambienti furono convertiti in cappelle. In questo stesso periodo il luogo cominciò ad essere chiamato Carcere Mamertino.
Nella stanza inferiore la leggenda vuole che alla colonna a sinistra vi fossero legati gli Apostoli Pietro e Paolo.
L'ingresso originario doveva essere attraverso la porticina murata posta a livello più alto del piano di calpestio attuale, nella parete destra. Da questa porticina si accedeva anche alle lautumiae, ambienti ricavati nelle antiche cave di tufo pure usati come prigione.
Un foro nel pavimento, oggi chiuso da grata, era l'unico accesso esterno all'ambiente sottostante, oggi raggiungibile tramite una scala. Il sito è oggi un museo visitabile proprietà del Vicariato di Roma.
Basilica di San Nicola in Carcere
Altro pezzo di storia carceraria anche se i resti di questo luogo di pena si trova sotto una bella chiesa in via del Teatro di Marcello, la Basilica di San Nicola in Carcere
Tra VII e VIII secolo, sui basamenti di tre continui templi di età repubblicana, Janus, Juno Sospite e Spes, nell’antica area del Foro Olitorio, tra il teatro di Marcello e gli attuali uffici dell’anagrafe del comune di Roma, venne costruita questa chiesa. L’appellativo “in carcere” fa ritenere la esistenza di un carcere di origine romana o bizantina sito nei locali sottostanti alla chiesa stessa. Tale tesi è avvalorata dal ritrovamento dei piccoli ambienti rinvenuti sotto il Tempio di Giunone Sospita, molto simili a piccole celle, ma non è escluso che si trattasse di piccoli locali utilizzati dai cambiavalute operanti insieme ai commercianti nel Foro Olitorio. Il carcere in epoca bizantina sembra fosse denominato Carcer ad Elephantum. Sicuramente, in epoca medioevale, i sotterranei vennero utilizzati come cimitero, come testimoniano tuttora i resti ben visibili dei defunti. Ristrutturata da Alessandro VI nel XV secolo, la chiesa fu ricostruita nel 1599 da Giacomo Della Porta, su commissione del cardinale Pietro Aldobrandini, epoca alla quale risale la facciata. Nel 1865 fu nuovamente restaurata per volere di Pio IX finché nel 1932, nel corso del “rinnovamento” della zona, furono distrutti gli edifici medioevali che la circondavano, lasciandola isolata dal contesto circostante.