Per i Romani è la basilica del “confetto succhiato”, a causa della forma allungata della cupola. Fu costruita per la comunità fiorentina della zona, grazie a due grandi papi toscani di casa Medici, Leone X e Clemente VII.
C’è voluto un secolo per completare l’edificio sacro, grazie agli interventi di Antonio da Sangallo il Giovane, Giacomo Della Porta e Carlo Maderno, al quale si deve la caratteristica cupola di forma allungata su tamburo ottagonale, per cui i romani la battezzarono “il confetto succhiato”. Nel campanile venne posta un’antica campana con la scritta in inglese “Maria is my name” che si vuole provenga dalla Cattedrale di S.Paolo di Londra. La scritta sulla facciata ci dice che fu eretta nell’anno 1734 da Clemente XII. All’interno, nella calotta tra transetto e navata centrale, un’altra scritta recita “A Dio e a S.Giovanni Battista della Nazione dei Fiorentini di Roma nell’Anno 1614” .
Il presbiterio, disegnato da Pietro da Cortona nel 1634 ma realizzato oltre 20 anni dopo da Francesco Borromini, presenta il meraviglioso gruppo marmoreo raffigurante il “Battesimo di Gesù Cristo” eseguito nel 1669 da Ercole Antonio Raggi.
La Basilica custodisce la Tomba di Francesco Borromini, come avverte l’epitaffio murato sul terzo pilastro di sinistra della navata centrale, qui sepolto insieme a suo zio Carlo Maderno . Borromini morì suicida nel 1667, gettandosi sulla spada che lo trafisse da parte a parte: la sepoltura in un luogo consacrato, però, non deve stupire perché l’artista, agonizzante per due giorni, accettò i Sacramenti e si pentì del gesto compiuto, dovuto alla grave malattia che da tempo lo affliggeva. Nonostante il pentimento, però, la tomba allestita nella cripta di S.Carlo alle Quattro Fontane rimase vuota perché i Trinitari non permisero che nella loro chiesa vi fosse sepolto un suicida.
Nella terza cappella della navata sinistra è situato il gruppo scultoreo raffigurante il “Battesimo di Gesù Cristo” , realizzato in marmo nel 1634 da Francesco Mochi per il presbiterio di S.Giovanni dei Fiorentini su commissione della famiglia Falconieri: probabilmente la scultura non piacque molto ai committenti tanto che non fu mai posta nella chiesa ma trasportata a Palazzo Falconieri. Nel 1825, nell’ambito dei lavori diretti da Giuseppe Valadier per il restauro di Ponte Milvio, le due statue furono divise ed utilizzate per ornare i due piedistalli posti ai lati della torretta del ponte. Nel 1955 il gruppo venne trasferito a Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma, per un lavoro di restauro, ma in realtà vi rimase fino al 2016 quando fu deciso di riportarlo nella collocazione per la quale era stato progettato, ovvero nella Basilica di S.Giovanni dei Fiorentini. Un’ultima precisazione: le due statue del Battesimo di Gesù Cristo che oggi ornano Ponte Milvio sono copie che vi furono collocate nel 2001.
Nella prima cappella a destra dell’ingresso, una lapide latina indica il sepolcro dei Marchesi del Grillo: qui sono sepolti, infatti, Cosma (1711), Bernardo (1757) ed Onofrio del Grillo (1787), ispiratore del celebre film “Il Marchese del Grillo” di Mario Monicelli ed interpretato da Alberto Sordi.
La Basilica, conosciuta anche per accettare la presenza degli animali durante la Santa Messa, fu eretta a parrocchia da Pio X nel 1906. Nel 1918 ebbe il titolo di “Basilica Minore” e Giovanni XXIII la elevò a titolo cardinalizio presbiterale il 14 marzo 1960.