Per molti costituiscono un impedimento oppure un impegno faticoso, ma è indubbio che gran parte delle scalinate presenti nella città eterna sono di particolare bellezza e conducono in luoghi altrettanto belli, spesso panoramici
Il particolare andamento orografico della città di Roma e la stessa presenza di sette colli non poteva non imporre ad urbanisti, architetti ed artisti la progettazione e la realizzazione di scalinate che mettessero in comunicazione aree e livelli stradali di differente e consistente dislivello. Ecco spiegata la presenza di strade inclinate, di rampe e di scalinate, molte delle quali di grande attrattiva scenografica, che col passare dei secoli hanno caratterizzato l’immagine stessa della Città Eterna.
La bella scalinata che conduce alla Chiesa di Santa Maria d'Aracoeli fu costruita nell'anno 1348, per volontà popolare come ringraziamento per la fine di una pestilenza. Cola di Rienzo, secondo la tradizione popolare, fu il primo a salire i 124 scalini di marmo antichissimo di sp
oglio che conducono alla sommità settentrionale del Campidoglio, la cosiddetta Arce capitolina, probabilmente ricavati da ciò che rimaneva del Tempio di Serapide al Quirinale.
Di tutt’altra fattezza, e fatica, sono i gradoni (una ventina) che compongono la cordonata, ossia la scalinata che dal manto stradale conduce fino alla piazza michelangiolesca del Campidoglio ove troneggia la statua equestre di Marco Aurelio.
Dal giugno 2007 è possibile salire alla terrazza delle quadrighe che sovrasta il monumento del Vittoriano realizzato da Giuseppe Sacconi usufruendo di un ascensore: questa terrazza, che è la più alta del monumento, è anche raggiungibile tramite 196 scalini che partono dal sommo portico, lungo 70 metri, impostato su sedici colonne simboleggianti le regioni d'Italia nella seconda metà del XIX secolo.
Il Vittoriano. Le terrazze del monumento nazionale a Vittorio Emanuele II sono costituite invece da 243 gradini (dislivello di 80 metri dal piano stradale) che conducono al portico con colonne corinzie dal quale si gode di una stupenda prospettiva panoramica della città eterna.
Una delle esperienze più affascinanti (e impegnative) per i turisti in gita a Roma è la salita alla Cupola di San Pietro, raggiungibile anche con ascensore. La meraviglia architettonica e panoramica di quel contesto unico la potete vedere con i vostri occhi salendo i 537 scalini che portano sino in cima alla cupola “a doppia calotta con intercapedine”, ideata e realizzata da Michelangelo Buonarroti.
La prima parte del percorso è abbastanza agevole in quanto dovete salire una grande scalinata a chiocciola che porta alla prima terrazza all'altezza del tamburo, del quale potete notare, intervallate da doppie colonne, 16 grandi finestre dominate da timpani alternativamente semicircolari e triangolari: alla base potete leggere la frase tratta dal Vangelo secondo Matteo e pronunciata dal Cristo "tu sei Pietro e su questa pietra erigerò la mia chiesa".
Non perdetevi lo spettacolo offerto dal ballatoio circolare interno dove potrete ammirare gli splendidi mosaici realizzati nella prima parte del '600, su richiesta di papa Clemente VIII, dal Cavalier d'Arpino raffiguranti gli Apostoli, i papi e scene della vita di Gesù Cristo.
Questo corridoio interno vi permetterà di ammirare l'interno della maestosa basilica con i suoi ricchi pavimenti ed opere d'arte, da una prospettiva decisamente diversa: vi troverete infatti al di sopra della prima navata a due passi dai soffitti decorati e proprio dove si trova lo splendido baldacchino bronzeo del Bernini risalente al 1633, dalle colonne intrecciate verso l'alto simili a ritorti rami frondosi.
E poi c’è la Scala Santa, quella che, secondo la leggenda, di origine medievale Gesù avrebbe salito a Gerusalemme per presentarsi innanzi a Ponzio Pilato e che sarebbe stata trasportata a Roma da Sant'Elena Imperatrice, madre di Costantino I, nel 326. Siamo nelle immediate adiacenze della basilica di San Giovanni in Laterano.
Siamo nelle immediate adiacenze della basilica di San Giovanni in Laterano, all’interno di un palazzo realizzato da Domenico Fontana nel 1589 e tale scala, percorsa in ginocchio dai fedeli più devoti, non va confusa con una scalinata, protetta da una inferriata, peraltro inaccessibile, che affaccia in direzione della Basilica di S. Giovanni. La Scala Santa è costituita da un insieme di 28 gradini di marmo bianco rivestiti da una protezione di legno, affiancata da altre quattro rampe di scale, due alla sua destra e altrettante alla sua sinistra;
Trinità dei Monti. I primi progetti per una scalinata monumentale vennero elaborati solo negli anni Sessanta del XVII secolo, su sollecitazione del Cardinale Mazzarino, e quasi certamente anche dalla bottega del Bernini arrivarono delle proposte. È assai probabile che già il grande architetto barocco avesse elaborato la soluzione poi adottata, quella dell’andamento concavo e convesso delle scalinate e delle rampe a tenaglia. Nel 1717, per iniziativa di papa Clemente XI, venne bandito un concorso cui parteciparono i maggiori architetti del tempo. I lavori iniziarono sotto papa Innocenzo XIII, che scelse il progetto del romano Francesco De Sanctis (1693-1740), e furono ultimati nel 1726 sotto Benedetto XIII. Bisogna dire che il progetto definitivo del De Sanctis tenne in gran conto i disegni dello Specchi, che a pieno titolo la critica oggi considera coautore dell’opera.
Con la nuova scalinata, la quale conta 135 gradini, il De Sanctis risolse brillantemente la difficile situazione planimetrica, garantendo che dal basso fosse facilmente visibile la sommità della scala. Inoltre, in omaggio al titolo della Chiesa della Trinità, giocò con la ricorrenza del numero tre nella suddivisione delle rampe.
La scala, attraverso la successione delle rampe aperte a ventaglio e le pause dei ripiani, asseconda e interpreta il sito e, prevedendo spazi di sosta e sedili lungo il percorso, riesce ad essere, a un tempo, bella e funzionale, secondo i princìpi dell’architettura settecentesca. Il risultato fu quello di trasformare l’intera area della piazza in un episodio urbanistico di altissimo livello, destinato alla circolazione ma anche alla sosta delle persone, di grande effetto scenografico, ancora oggi utilizzato per manifestazioni pubbliche e spettacoli.
La Colonna Traiana, situata a Roma, è un monumento eretto per celebrare la conquista romana della Dacia (l’attuale Romania) da parte dell’imperatore Traiano. Questo capolavoro dell’arte scultorea rappresenta uno dei momenti salienti della storia romana e offre una visione dettagliata delle campagne daciche di Traiano. La sommità della Colonna Traiana si raggiunge attraverso una scala a chiocciola di 185 gradini. L’interno della colonna è illuminato da 43 feritoie aperte sul fregio scolpito, che si avvolge a spirale lungo il fusto per 23 volte, raffigurando 150 scene. Questa scala a chiocciola conduce alla cima, dove si può ammirare la vista e riflettere sulla grandezza dell’arte e della storia.
Tra le chiese con scalinate di particolare bellezza non si può non citare quella dei Santi Domenico e Sisto, famosa (oltre che per il gruppo scultoreo del Noli me tangere di Ercole Antonio Raggi) per le due particolari rampe a tenaglia con le quali l’architetto Orazio Torriani, alla metà del XVII secolo, impresse un forte movimento ascensionale caratterizzando un prospetto richiama i palazzi nobiliari e le ville suburbane di quell’epoca. Siamo a pochi passi da via Nazionale e dalla salita del Grillo.