La visita tra statue e reperti della Roma imperiale resa coinvolgente e seducente dalla sapienza descrittiva della guida Pina Panico
Questo museo, costituito di sole nove sale ed aperto solo dall’anno 2012, con il suo carico di arte compensa egregiamente questo ritardo propositivo grazie ad un bagaglio che annovera una statuaria eccellente, un ninfeo di rara bellezza, oltre a reperti votivi, anfore, monete, ancore e tante altre opere che non possono non lasciare un segno tangibile nel visitatore-turista presente nella cittadina che ha dato i natali a Nerone e Caligola. Affascinante la storia di villa Adele, legata alla famiglia Borghese ed a Napoleone, come pure le vicende della palazzina liberty (in passato un grande albergo) che oggi ospita il museo civico e quello, non meno interessante, dello sbarco degli alleati. La mostra allestita nel 2024, intitolata “Visioni di Roma imperiale” propone un prezioso panorama di incisioni del XVI secolo (per massima parte opere di Antonio Lafrery, di Claude Duchet e di Giovanni Ambrogio Brambilla), dedicate al meglio dei monumenti della città eterna, dal Colosseo al Teatro di Marcello, dal Mausoleo d’Augusto al sepolcro di Cecilia Metella fino ai tanti templi che rendono unica la città di Roma.
La grande sala d’ingresso del museo è dominata da un imponente mosaico raffigurante un erote (amorino) e singolari figure di grossi felini in mezzo ad una vegetazione alta ed ordinata. Da qui si passa alla sala del sarcofago (mangiatore di corpi, in greco) strigillato, così definito per la decorazione ad esse che richiama lo strigile, strumento utilizzato dai gladiatori per detergere il sudore e gli oli che coprivano i loro corpi durante le esibizioni. A fianco un’urna cineraria di rara raffinatezza dedicata ad un personaggio importante, un equitis speculator di nome Sulp
icio, che in epoca imperiale svolgeva funzioni che oggi definiremmo di controspionaggio. In bella mostra un biberon a forma di elefante indiano, un esemplare davvero unico anche per la manifattura calligrafica di ogni suo particolare. Qua e là vasellame votivo di gran pregio e, in una teca, figure in miniatura utilizzate come ex voto per aiuti invocati o ricevuti dalla divinità. Pochi passi ed ecco di fronte a noi la famosa fanciulla di Anzio, copia dell’originale presente
a Palazzo Massimo a Roma, una statua nell’atto di offrire qualcosa alla divinità (Dioniso ?), piena di leggiadria, di mistero e di aneddoti, puntualmente descritti dalla nostra guida che, nonostante una competenza ed una professionalità rare, tiene a sottolineare come sia una volontaria del museo!Tra le tante informazioni elargite ai visitatori, l’attenzione della accompagnatrice si focalizza sui capelli scomposti della fanciulla e sui suoi piedi “greci” (il secondo dito più lungo dell’alluce) che indossano una sorta di calzatura infradito ante litteram. Qualche metro più avanti ed eccoci di fronte alla perla del museo, il Ninfeo dell’Ercole seduto, una rarità di assoluto valore storico e artistico con tanto di decorazioni con murici e cardidi, conchiglie tipiche, ancora oggi, di questo tratto di costa tirrenica.
Nella grande sala dell’Ercole in marmo striato di colore grigio scuro, aitante figura con traccia di una faretra sulle spalle, si possono notare dei rostri votivi con incisi i nomi delle virtù , oltre a pitture in rosso purpureo, ma a rubare la scena è un’anfora funeraria (lo indica l’istoriazione centrale) di particolare bellezza, peraltro famosa perché ad essa viene ricondotta la nascita in Italia del gruppo dei Carabinieri specializzato contro il traffico illecito di opere d’arte, organismo istituito grazie ad una intuizione del generale Conforti (cui è intitolata la sala), una innovazione che farà scuola e sarà emulata in tutto il mondo. Proseguendo in direzione della sala delle monete (dal verbo latino “moneo” - ammonire - e da Giunone Moneta, un’altra delle tante appetitose divagazioni culturali della nostra guida), si incontra un altro capolavoro, ossia la copia (l’originale fu portato a Parigi da Napoleone) del Gladiatore Borghese dello scultore greco Agasias. Verso l’uscita ci imbattiamo in grosse ancore (cui si deve la frase “tagliare la corda” per non perdere tempo a rimuoverle dal fondale…) , sfioriamo un grande orcio (dolium) destinato a contenere grano, tante bellissime anfore a punta, destinate a contenere invece olio o vino oppure, quelle a struttura più larga, il famoso garum, base della cucina dell’antica Roma. Un ultimo sguardo alle quattro teste di imperatori, tra cui una che raffigura Nerone giovane, dopo aver fatto un pieno di arte, di storia e di cultura in un contesto di particolare gradevolezza.
Questo tracciato espositivo è un sintetico elenco dei reperti d'arte di un museo meritevole di una o più visite, che potranno essere conosciuti e vissuti al meglio grazie alla sapienza descrittiva di una guida competente e professionale, come Pina Panico, che, attraverso rimandi al mondo greco latino, a passaggi diacronici, ad aneddoti estemporanei, ancora una volta saprà trasmettere l’amore per il mondo antico, per l’arte, e, ovviamente, per la sua città, Anzio, da sempre apprezzata per la ristorazione ittica, per le vacanze estive, ma oggi sempre più fonte archeologica unica, in grado di cedere e prestare capolavori di assoluto pregio ai musei più importanti del mondo.