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Home Arte cultura e tempo libero Prorogata al 20 ottobre la mostra di Antonio Donghi. La magia del silenzio. A Roma via Merulana 121

Prorogata al 20 ottobre la mostra di Antonio Donghi. La magia del silenzio. A Roma via Merulana 121

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Un’occasione  anche per godersi palazzo Merulana e la deliziosa caffetteria artistica del  piano terra. Al secondo piano dell'edificio esposte interessanti opere pittoriche della Scuola Romana (Mafai, Capogrossi, Janni, Trombadori, Depero...)oltre all' originale figura dell'Uomo che dirige le stelle di Jan Fabre

 

Palazzo Merulana, un nuovo gioiello nel panorama artistico e convegnistico della capitale, sorto magicamente dalle ceneri dell'antico Ufficio di Igiene del Comune. Sede della benemerita Fondazione Elena e Claudio Cerasi e gestito e valorizzato da CoopCulture, presenta l'esposizione di “Antonio Donghi. La magia del silenzio”, a cura di Fabio Benzi. I lavori del pittore romano sono attraenti ed inconfondibili; soprattutto i volti dei personaggi sono magnetici, mesmerici, ma anche i luoghi, gli scorci ed i paesaggi si muovono in una dimensione quasi surreale, anche grazie ad una colorazione decisa, calorosa, vivace ed innovativa, pur restando ancorati ad una consistenza concreta e tangibile della realtà topica. I confini tra figure, oggetti ed ambiente di fondo sono impercettibili e non si palesa traccia del pennello dell'artista. Pura magia.

La mostra è prodotta da CoopCulture. Main sponsor UniCredit, che ha anche contribuito con 16 importanti prestiti delle opere di Donghi, provenienti dalla straordinaria collezione esposta a Palazzo De Carolis. La mostra è realizzata anche con il contributo  della Regione Lazio L.R. 24/2019, Piano Annuale 2023 per attività e ammodernamento – Musei e il patrocinio gratuito di Roma Capitale.

Antonio Donghi fu uno dei maggiori interpreti del realismo magico in Italia; il suo immaginario astrattivo e al tempo stesso realista ha impressionato, dopo un silenzio critico di molti decenni, gli studiosi e il pubblico a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, al punto che le sue opere sono ormai incluse nella maggior parte delle rassegne internazionali sugli anni venti e trenta, fino a comparire sulle copertine dei relativi cataloghi come immagine iconica di quel contesto.

La sua ricerca appartata e silenziosa aveva, nella sua epoca, attirato l’interesse di critici importanti, ma la sua altezza si è rivelata appieno con la sua riscoperta relativamente recente.

Questo progetto vuole aggiungere alla sua rivisitazione non solo uno studio, ancora mancante, sulle sue fonti culturali estremamente eclettiche, ma anche il ruolo importante che alcune collezioni pubbliche romane hanno svolto, attraverso la raccolta delle sue opere, per la conoscenza e diffusione della sua arte.

In questo senso la mostra intende presentare i nuclei più significativi formati dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, della Banca d’Italia, della collezione UniCredit (già della Banca di Roma) e della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che nel loro insieme rappresentano l’intero percorso dell’artista, toccandone tutti i temi principali: paesaggi, nature morte, ritratti, figure in interni ed esterni, personaggi del circo e dell’avanspettacolo. Solo tre dipinti particolarmente iconici (Pollarola, Ritratto di Lauro De Bosis, Annunciata), legati in diverso modo alla collezione Elena e Claudio Cerasi, si sono inseriti nella mostra al di fuori del nucleo delle collezioni pubbliche.

 

Sono raccolte in mostra oltre trenta opere prevalentemente acquistate direttamente alle maggiori mostre del tempo (Biennali di Venezia, Quadriennali di Roma, ecc.), o altrimenti reperite sul mercato rendendole di pubblica fruizione. La mostra si pone come approfondimento di uno dei principali nuclei pittorici rappresentati nella Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che possiede ed espone in permanenza tre fondamentali capolavori donghiani: Lavandaie (1922-23), primo vertice in assoluto del maestro; Gita in barca (1934); Piccoli saltimbanchi (1938). Sulla trama delle opere di Donghi in queste collezioni è possibile ricostruire interamente il suo percorso artistico, attraverso una serie di autentici capolavori. Rimeditare il ruolo, il metodo, le aspirazioni di questo artista chiuso e difficile, ma al tempo stesso creatore di opere uniche e impressionanti per il loro clima sospeso, per la densità di interrogativi che pone allo spettatore pur nell’apparentemente nuda realtà in cui sono presentati gli anonimi protagonisti dei quadri, appare oggi un doveroso passo in avanti per la sua conoscenza.

 

Informazioni: Biglietto Intero euro 12.00 - Ridotto (Giovani under 26, adulti over 65, insegnanti in attività, possessori di Cartax2, possessori Lazio Youth card, possessori carta Ebit Lazio, Possessori carta EBTL, possessori della Card Treccani, possessori tessera Italian Design Institute, possessori tessera Arci , dipendenti Lazio Crea previa esibizione tesserino, iscritti scuola Roma del Fumetto previa esibizione del tesserino, Box Eventi-welfare card, membri FAI, Teatro Parioli Costanzo, Possessori CartaEffeFeltrinelli) euro 10.00

Ridotto gruppi euro 10.00  Ridotto gruppi euro 8,00 per i gruppi che prenotano entro il 9 febbraio

Ridotto per scuole euro 4.00 Gratuito (Bambini e ragazzi under7, un insegnante ogni 10 studenti, un accompagnatore ogni 10 persone, disabile con accompagnatore, possessori Merulana Pass e Merulana Pass Young, Membri Icom e guide turistiche con patentino, )

MOSTRA VISITABILE dal mercoledì al venerdì: Turni di ingresso ogni ora dalle 12 alle 20 (ultimo ingresso alle 19). sabato e domenica: dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso ore 19.00)

 

Chi è Antonio Donghi ? Nasce a Roma da Lorenzo (commerciante di stoffe originario di Lecco) e da Ersilia de Santis. La separazione dei genitori e il conseguente periodo trascorso in collegio probabilmente hanno influito sulla formazione del suo carattere schivo e appartato. S'iscrive al Regio Istituto di Belle Arti di Roma e ne consegue la licenza nel 1916. Inizia il servizio militare ed è inviato in Francia; alla fine della guerra si dedica allo studio della pittura nei musei di Firenze e di Venezia. Esordisce nei primi anni venti. Già nel 1923 partecipa con Nudo di donna alla seconda Biennale di Roma operando nel clima di Valori plastici; notevoli dipinti di quell'anno sono le Lavandaie e il Carnevale. Il primo studio romano di Donghi era in via del Lavatore, presso fontana di Trevi. Più tardi l'artista si trasferì in Trastevere, in via dei Riari, una strada appartata e chiusa sotto il Gianicolo. Del 1924 sono le sue prime personali a Roma; nel dicembre dello stesso anno espone a Milano alla Galleria Pesaro nel'importante collettiva Venti artisti italiani a cura di Ugo Ojetti a cui partecipano, tra gli altri, anche Casorati, De Chirico, Guidi, Oppi, Tozzi, Trombadori.

Nel 1924 ritrae Lauro De Bosis. Ben presto Donghi è considerato come un significativo esponente della tendenza del Realismo magico, che più tardi verrà così definita dal critico tedesco Franz Roh. Nonostante il carattere riservato dell'artista, la sua pittura assume una valenza sempre più internazionale: nel 1925 espone a Mannheim in una mostra dedicata alla Nuova oggettività. Nel 1926, con dieci quadri, è ancora in una collettiva itinerante negli Stati Uniti, a cura del Ministero della pubblica istruzione. Nello stesso anno è a Parigi, dove incontra Filippo de Pisis e Giorgio de Chirico. Nel 1927, grazie all'appoggio di De Bosis, tiene con successo una personale a New York. Altre mostre seguono in Svizzera e Germania e, ancora negli USA, in autunno al Premio Carnegie di Pittsburgh il suo Carnevale riscuote viva approvazione e viene acquistato da un'importante collezione americana. Il musicista Alfredo Casella ne apprezza la pittura, diviene suo collezionista e lo sostiene insieme ad Ojetti. Nel 1928 espone ancora a New York e poi partecipa alla Biennale di Venezia (Il circo equestre, Canzonettista, Cocottina e a vari paesaggi). Nel 1929 partecipa alla Seconda mostra del Novecento Italiano alla Permanente di Milano ; Roberto Longhi si interessa attivamente alla sua pittura.

Negli anni trenta si dedica anche intensamente alla pittura di paesaggio in piccole dimensioni, viaggiando nelle regioni del Centro Italia. Questi sono per Donghi anni di intenso lavoro e successo: alla Biennale del 1930 il dipinto Donna alla finestra è acquistato dalla Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti. Espone poi a Buenos Aires nella Mostra del Novecento Italiano. Espone ancora negli Stati Uniti, a Pittsburgh: il successo oltreoceano è notevole e destinato a continuare nel tempo. Nel 1931 è alla prima Quadriennale romana con opere acquistate da collezioni pubbliche. Alla Biennale di Venezia del 1932 due delle otto opere esposte sono acquistate da Collezioni pubbliche: la Donna al caffè dal Museo di Ca' Pesaro, la Giovanetta dal museo Civico di Genova. Nel 1932 tiene un'ampia personale a Roma e l'anno successivo all'International 1933 Exhibition di New York. La Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma gli acquista Figura di donna.

Nel 1935 Donghi espone alla seconda Quadriennale un gruppo di opere, presentandole anche con un proprio testo. Nel 1936 riceve l'incarico di figura alla Regia Accademia di Belle arti e liceo artistico di Roma. È di questo anno il dipinto Il giocoliere. Ai suoi temi consueti di saltimbanchi, ballerine e personaggi, aggiunge in questo periodo il tema del paesaggio, studiato grazie ai suoi frequenti viaggi. Nel 1938 tiene una personale a Roma (galleria Jandolo) con quadri di questo recente periodo. Nel 1940 è alla galleria Gian Ferrari di Milano. In questi anni s'interessa anche all'arte sacra. Nel 1941 l'Accademia d'Italia gli conferisce un premio per la sua attività di artista. Intorno alla metà degli anni quaranta il suo linguaggio pittorico tende a modificarsi sempre più nei modi e nelle dimensioni. Prende parte alla quarta Quadriennale (1943) e tiene una personale alla galleria La Finestra di Roma (1945). Il suo carattere schivo non lo facilita nel mutato clima culturale del dopoguerra italiano anche se può contare sul collezionismo che lo ha seguito nel tempo. Rimane estraneo alla contesa tra astrattismo e figurazione, propria del periodo, anche se lamenta le sue difficoltà come artista figurativo. Tuttavia la sua partecipazione all'importante rassegna Twentieth-Century Italian Art nel Museum of Modern Art di New York (settembre 1949) costituisce ancora un importante riconoscimento della sua arte; in questa rassegna espone uno dei suoi ultimi importanti lavori, la Caccia alle allodole (1942). Nel dopoguerra dipinge soprattutto paesaggi che esegue in occasione dei suoi consueti soggiorni soprattutto nell'alto Lazio, in Toscana (Lucchesia) e Liguria (La Spezia); continua anche a partecipare alle Biennali di Venezia (1952 e 1954) e alle Quadriennali romane (1951, 1955 e 1959). In questi ultimi anni la sua arte si rivolge ad una rappresentazione quasi naïve della realtà. L'ultimo suo dipinto è, con ogni probabilità, Ritorno dal lavoro, trovato dai suoi familiari, ancora senza firma, sul cavalletto nello studio al momento della sua morte. Nel 1965, gli viene dedicata una retrospettiva nell'ambito della IX Quadriennale di Roma.

Opere. Nudo di donna (1923), collezione privata Lavandaie (1923), collezione privata Carnevale (1923), collezione privata, USA  Via del Lavatore (1924), Palazzo Braschi, Roma Autoritratto (1924), collezione privata  Ritratto di Lauro de Bosis (1924 circa), collezione F.B. Ponte Cestio (1925), Palazzo Braschi, Roma  Canzonettista (1925), collezione privata Fiori (Dalie) (1925), Museo novecento, Firenze Piazzale alberato (1925), Museo novecento, Firenze La sposa (1926), collezione INA Assitalia Il giocoliere (1926), collezione privata Donna alla finestra (1926), Palazzo Pitti, Firenze Circo equestre (1927), collezione Etro Cocottina (1927), Galleria di Cà Pesaro, Venezia Donne per le scale (1929), Collezione Banca Monti dei Paschi, Siena. Battesimo (1930), GAM, Torino. Donna alla toeletta (1930), Galleria d'arte moderna di Roma Capitale, Roma. Prima della canzone (1930), collezione privata. Giovinetta (1931), Galleria d'arte moderna, Genova Il tevere (1931), GNAM, Roma Donna al caffè (1931), Galleria di Cà Pesaro, Venezia Canzone (1932), collezione privata Figura di donna (1932), GNAM, Roma Gli amanti alla stazione (La partenza, L'attesa, Alla stazione) (1933), Galleria di Cà Pesaro, Venezia Il ponte di ferro ai Fiorentini (1933), Palazzo Braschi, Roma Le villeggianti (1934), Galleria di Cà Pesaro, Venezia Il giocoliere (1936), collezione Banca di Roma Gita in barca (1934), Palazzo Merulana, Roma Margherita (1936), Museo del ‘900, Milano Piccoli saltimbanchi (1938), Palazzo Merulana, Roma L'altalena (1941), collezione privata Caccia alle allodole (1942) , collezione Banca di Roma Le Grazie di La Spezia (1946), collezione privata Carico di fascine (1950), Palazzo Romagnoli, Forlì Stazzema (1951), GNAM, Roma Strada di Lucchesia (1952), collezione privata Montecarlo di Lucca (1953), collezione Banca di Roma

 

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