L’edizione 2024 è intitolata “Fratelli tutti” ed è ispirata dall’omonima enciclica papale pubblicata il 3 ottobre 2020 e firmata da Papa Francesco sull’altare della basilica di San Francesco ad Assisi.
Tema dei capolavori realizzati da artisti di tutto il mondo non può che essere la pace come unico antidoto alla folle barbarie della guerra
"Jesolo Sand Nativity" è più di un presepe, è un messaggio cristiano che diventa interreligioso, unendo culture e popoli. La sera della giornata inaugurale , monsignor Marcuzzo è intervenuto durante l’incontro “Dove finisce il dialogo, là inizia la guerra” con i giovani delle parrocchie del litorale, della diocesi e la cittadinanza, conclusasi con la fiaccolata e l’accensione di un braciere da parte del vescovo quale simbolo di speranza per la pace.
Il percorso artistico dello Jesolo Sand Nativity si compone di 12 sculture realizzate da 14 artisti provenienti da tutto il mondo. Tra queste, un’opera che raffigura la parabola del Buon Samaritano è stata dedicata alla memoria di Giacomo Gobbato con il coinvolgimento della famiglia. Il buon samaritano è infatti il simbolo universale di misericordia e la compassione da mostrare verso il nostro prossimo, chiunque esso sia. Una figura nota in tutto il mondo, con un’influenza tale che con “buon samaritano” si intende la persona generosa e pronta a fornire aiuto. Esattamente ciò che ha fatto Giacomo Gobbato lo scorso settembre, quando rimase vittima di un accoltellamento mortale per le vie di Mestre mentre prestava soccorso a una donna che stava subendo una rapina.
Il Sindaco De Zotti ha dichiarato: “Lo Jesolo Sand Nativity è certamente un’esposizione di bellissime sculture ma ormai è diventato qualcosa di più, una vera e propria mostra d’arte che in quanto tale porta con sé un messaggio da diffondere, uno spunto di riflessione. Questo è insieme bellissimo ma anche una grande responsabilità. Impegna tutti coloro che ci lavorano a farlo al meglio e a fissare grandi temi all’attualità, proprio per stimolare un pensiero. Siamo orgogliosi che quest’anno parta da Jesolo un messaggio così alto di pace e dialogo, nella speranza che raggiunga più persone possibili e riesca a incidere sulle coscienze”.
Monsignor Marcuzzo ha detto: “A Gaza è tutto distrutto, non c’è più nemmeno una scuola in piedi. Fortunatamente nell’area della nostra chiesa qualcosa è rimasto, qualcosa funziona ancora, e lì stiamo cercando di aiutare più persone che possiamo. Intorno alla nostra chiesa, alla canonica, alla casa delle suore, vivono qualcosa come 600 persone, le une accanto alle altre, tutti laici ma di religioni diverse, come in una sorta di convento. Il patriarca Pizzaballa è riuscito a ottenere un permesso speciale per far arrivare dei camion con generi alimentari, qualche medicina, alcuni mezzi di educazione. Con queste scorte cerchiamo di aiutare le persone quantomeno a non morire, di fame o per le malattie che non riescono a curare perché non ci sono medicine. Ma nonostante questa difficilissima situazione, dove il 7 ottobre rappresenta una causa e non un effetto, fatti terribili e da condannare ma che rappresentano un grido di disperazione, esiste ancora una speranza. Le persone sperano che tutto questo finisca e di poter vivere una vita normale. Da Jesolo partono più messaggi e il primo ci arriva dalla sabbia stessa: un materiale fragile, come l’uomo, dal quale riusciamo però a ottenere qualcosa di bello. Queste statue, un Natale. Lo stesso per l’uomo, dalla cui vulnerabilità può trarre qualcosa di buono”.