Da qualche giorno la notizia è ufficiale: Franco Battiato sarà assessore alla cultura della nuova giunta regionale siciliana guidata da Rosario Crocetta. E’ una notizia splendida, soprattutto per la collettività siciliana,
che potrà contare su un personaggio unico nel panorama musicale italiano, per il talento geniale, la squisita sensibilità e la vocazione filosofica, portata mirabilmente nel mondo delle sette note. Battiato, che abita in un paesino alle pendici dell’Etna entra così nel mondo della politica, ove, c’è la giurarci, non sarà contaminato da niente e da nessuno, come ha lasciato intendere fin dalla accettazione dell’incarico. Non percepirà compensi, non avrà auto nè blu né di altro colore e gli è stata garantita «la libertà di organizzare eventi che mettano la Sicilia in contatto con il resto del mondo».
La sua presenza nella giunta regionale più chiacchierata d’Italia è segno di un cambiamento serio e radicale, di una rivoluzione copernicana nella Trinacria politica. Descrivere il profilo di Battiato artista significa parlare di musica, di cinema, di teatro, di letteratura, profili sempre illuminati dal dono di uno spirito filosofico cristallino, incontaminabile dalle bassezze dei profitti economici e del tornaconto politico. Battiato è su un altro pianeta, dove speriamo possa condurre tanti siciliani. I testi delle sue canzoni lasciano sempre il segno, non conoscono la banalità o l’ipocrisia, arrivano sempre al cuore, pungono l’intelletto, danno sempre emozione, sono poesie filosofiche in musica, un genere difficilmente reperibile altrove.
Corre l’obbligo di citare il testo di Povera patria, una canzone del 1991 ma quanto mai attuale, che fotografa l’Italia che ci circonda e che vorremmo non fosse vera, un “paese devastato dal dolore” che forse “cambierà”, speriamo cambierà.
Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.