Stendhal, nelle sue “Passeggiate romane” raccomanda di recarsi in ventiquattro tra le più belle chiese di Roma citandone altre ottantasei, parimenti meritevoli di una visita. Il romanziere francese classifica le chiese romane in quattro gruppi
in base alle loro forme, che disegna ed enumera. La basilica «della quale la planimetria generale ricorda la forma di una carta da giuoco», la pianta rotonda come quella del Pantheon, la croce latina «che ha la forma d’un crocefisso adagiato a terra» e la croce greca, come Sant’Agnese. Precisa che la descrizione delle chiese è importante a causa dei capolavori che esse conservano e non perché sia divenuto improvvisamente un devoto credente.
5 ottobre 1828.
Il cattolicesimo ha ben dimostrato, a Lisbona e in Spagna, di odiare il governo parlamentare come la peste del secolo. Ma la libertà è la passione del secolo. É dunque probabile che fra cinquanta anni molta gente di buon senso adori il vero Dio " onnipotente, remuneratore e vendicatore "in tutt’altra maniera di come hanno fatto fino ad oggi.
Finché l’uomo avrà della fantasia, finché avrà bisogno di essere consolato, gli piacerà rivolgersi a Dio e, appunto poiché è uomo, i luoghi ove preferirà pregare saranno sempre le magnifiche volte di San Pietro o la chiesetta gotica del suo villaggio, a metà in rovina. Se il sentimento religioso è profondo, la magnificenza lo disturba, E, infatti, per i suoi colloqui con Dio, l’uomo, in certi casi, preferisce una cappelletta abbandonata in mezzo ai boschi, soprattutto quando è battuta dal temporale: una cappella solitaria dalla quale si avverta appena un suono di campana, proveniente da lontano.
Noi, gente del nord, non riusciamo a trovare nelle chiese di Roma tali sensazioni di completo abbandono e di dolorosa intimità: sono troppo belle. La loro architettura, che il Bramante ha rinnovato sui modelli greco-romani, è per noi una " festa ". Così i romani vanno a ricercare le sensazioni più dolci in certe piccole chiese che pure descriverò: per esempio, a Santa Sabina, sul Celio.
La storia delle chiese romane è tanto perfettamente documentata quanto invece è del tutto sconosciuta la storia della repubblica romana e dell’impero stesso.
Vi consiglio di cancellare a mano a mano le chiese che avete visitato.
Le prime ventidue sono le più interessanti.
BASILICA DI SAN PIETRO.
Costruita da Costantino, rifatta da Nicola V e Giulio II.
PANTHEON (o Santa Maria ad Martyres).
Non c’è più il famoso busto di Raffaello; completissimo esemplare di architettura antica.
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE.
Basilica; ha l’aspetto di una sala da ballo.
BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO.
Basilica; niente di bello.
CHIESA DI SANT’ANDREA DELLA VALLE.
Bella facciata e divini affreschi del Domenichino.
CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI.
Architettura sublime; è una semplice aula delle antiche Terme, ma più bella di tutte le costruzioni moderne.
CHIESA DELL'ARA COELI.
Al Campidoglio, a sinistra salendo. Antico tempio di Giove. Magnifica chiesa: superba vista dal suo portale. Colonne antiche, atmosfera malinconica, il "Sacro Bambino ". Immensa scalinata di marmo.
CHIESA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA.
Bruciata nel 1823. Bellissime rovine. Atmosfera triste, da chiesa gotica.
CHIESA DEI SS. APOSTOLI.
Tomba di papa Ganganelli e piccole sculture del Canova nel vestibolo. Una bella aquila antica.
CHIESA DI SANT’AGOSTINO.
Il Profeta Isaia di Raffaello: stile simile a quello di Michelangelo.
CHIESA DELLA MADONNA DELLA PACE.
Sei begli affreschi di Raffaello.
CHIESA DEI CAPPUCCINI.
A piazza Barberini. Il San Michele di Guido Reni.
CHIESA DI SAN CLEMENTE.
La più completa reliquia di chiesa primitiva; coro al centro della costruzione.
CHIESA DI SANTO STEFANO ROTONDO.
Pianta interessante, spaventosi quadri di martiri.
CHIESA DI SAN GREGORIO AL CELIO.
Un concerto di angeli dipinto senza dubbio dalla scuola di Guido, su appunti del maestro. Non vi ritrovo la sua mano. Ammiro sempre i due affreschi di Sant’Andrea. Quello di Guido è di gran lunga il più commovente per la naturalezza dei soldati, la passione del santo alla vista della croce, l’angelica bellezza della donna che rimprovera il figlio e di quella alla sinistra del quadro. Naturale espressione di curiosità nel giovane accanto ad essa.
CHIESA DEL GESÙ.
Iniziato dal Vignola nel 1575; cappella e tomba di Sant'Ignazio. Chiesa madre dei gesuiti.
CHIESA DI SANT'IGNAZIO.
Iniziata nel 1626, epoca di decadenza per l’architettura.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO.
A fianco della porta per la quale si entra a Roma venendo dal nord. Belle tombe del sedicesimo secolo.
CHIESA DI SANT'ONOFRIO.
Sul Gianicolo; tomba del Tasso. Magnifico panorama. Si ha di fronte il palazzo di monte Cavallo: Roma giace nel mezzo.
CHIESA DI SAN PIETRO IN VINCOLI.
Belle colonne antiche di marmo greco. Il Mosè di Michelangelo; nella sacrestia un quadro del Domenichino.
CHIESA DI SANTA PRASSEDE.
Costruita nel 162, rifatta verso il 280. Sedici colonne di granito; un bell'altar maggiore.
CHIESA DI SAN LORENZO FUORI LE MURA.
Uno dei più interessanti monumenti cristiani. La basilica fu fondata da Costantino verso il 330, quattro anni dopo l’abominevole scandalo della morte di suo figlio, giovane principe di grandi speranze. Fu rifatta da cima a fondo verso il 589, restaurata nel 716, ingrandita nel 772; nuovamente restaurata verso il 1216 da Onorio III, un ritratto in mosaico del quale esiste sotto il porticato. L’ultimo restauro risale al 1647. Nulla di più interessante dell’interno della chiesa, pieno di colonne. Conviene andarci più volte.
Qualche lettore liberale, di quelli che a ragione odiano l’attuale oppressione gesuitica della Francia (1829), a questo punto potrà trovare ridicola questa mia pretesa, di elencare venti pagine di chiese. Considerate che la maggior parte di esse fu costruita da gente appena tollerata, come lo è oggi in Italia il viaggiatore noto come liberale. Inoltre non furono costruite col denaro pubblico e neppure contro i voti della maggioranza, come accadrebbe in Francia, dove la gente invece che chiese vuole veder elevare scuole per i contadini.
Le chiese romane, elevate da privati o comunque a mezzo di sottoscrizioni volontarie, costituirono fin verso il settecento le costruzioni più gradite dall’immensa maggioranza del popolo. In esse noi vediamo dunque "l’espressione morale " del loro secolo.
I papi hanno estremamente popolarizzato "l’amore per il bello ", dandogli come ausiliario la paura dell’inferno; dal duecento al settecento tale paura fu decisiva presso i vecchi ricchi, per indurli a costruire chiese. Nelle anime tenere il timore del giudizio divino si muta in amore per la Madonna. Esse amano teneramente questa madre infelice, che provò tanti dolori e ne fu consolata da avvenimenti tanto sorprendenti: la risurrezione del figlio, la rivelazione che era un Dio, ecc. A Roma ci sono ventisei chiese consacrate al culto di Maria.
Voglio dichiarare qui che tutte le critiche che rivolgo alle chiese di Roma hanno carattere puramente artistico e sono indirizzate solo alla parte mondana di esse. Questo perché ci sono dei tribunali che credono di fare cosa utile alla religione emettendo sentenze persecutorie. Ma perfino l’esistenza dell’Inquisizione non impedirà mai agli spiriti onesti di avvertire quanto le dottrine cristiane siano sublimi; e a maggior ragione non lo impedirà l’esistenza dei tartufi, ai quali pure il cristianesimo rende onori, o della gente " seria e morale ", che ad esso domandano considerazione e potere. (Vedere il Cant inglese e le Revues morales.)
Tutte le volte che vi sentite nel giusto stato d’animo, entrate in una delle seguenti settantasette chiese.
CHIESA DI SANT'ADRIANO.
Costruita verso il 630. L’ultimo restauro risale al 1656. Aveva portali di bronzo, poi trasferiti a San Giovanni in Laterano da Alessandro VII. Vedere un San Pietro Nolasco trasportato dagli angeli di scuola bolognese, quella che sorse nel 1690 e imitò tutte le precedenti. É attribuito al Guercino. Di fronte alla chiesa sorgeva il Foro. Qui presso s’innalzava pure il tempio di Saturno, ove i romani conservavano il tesoro dello Stato.
CHIESA DI SANTA AGNESE A PIAZZA NAVONA.
Una delle più belle chiese romane. Sulla sua area sorgeva un tempo un luogo di prostituzione. Il prefetto di Roma Sinfronio vi fece condurre la giovanetta Agnese; ma un miracolo la salvò dall’oltraggio finale. La chiesa fu ricostruita da Innocenzo x; la facciata è una delle più belle del Borromini. Pianta a croce greca; molti marmi preziosi e statue mediocri. Vi consiglio di scendere nel sotterraneo, dove si trova un bel bassorilievo dell’Algardi, che osa rappresentare i primi momenti del martirio della santa. Che sfortuna che l’Algardi non sia stato a scuola del Canova!
CHIESA DI SANT'ALESSIO.
Fondata nel 305. L’ultimo restauro risale al 1744.
CHIESA DI SANT'ANDREA DELLE FRATTE.
Riedificata nel 1612, la cupola è del Borromini. Vedere la cappella di San Francesco di Paola e due begli angeli del Bernini.
CHIESA DI SANT'ANDREA AL NOVIZIATO.
Bella, piccola chiesa, capolavoro della ricchezza dei gesuiti. É del Bernini (1678). La chiesa è preceduta da un bel porticato semicircolare; pianta ovale; cupola ornata di stucchi dorati. Quanto piacerebbe a Parigi! Tutti i monumenti dovrebbero sorgere nei luoghi dove potrebbero essere meglio apprezzati. L’altare del gesuita san Stanislao ha un quadro del Maratta. Nella stanza del santo, una sua statua del " celebre " Legros.
CHIESA DI SANT'ANTONINO DE’ PORTOGHESI.
Costruita sotto Sisto IV, restaurata nel 1695. Vedere la Santa Elisabetta di Luigi Agricola.
CHIESA DI SANT'APOLLINARE.
La maggior parte delle chiese romane sono state ricostruite due o tre volte: questa fu rifatta da cima a fondo da Benedetto XIV. Il San Francesco Saverio è di Legros; c’è anche una Madonna attribuita al Perugino.
CHIESA DI SANT’ATANASIO DE’ GRECI.
Costruita verso il 1582 su progetti di Giacomo Della Porta e di Martino Lunghi. Vedere i due quadri del Cavalier d’Arpino.
CHIESA DI SANTA BALBINA.
Consacrata nel 336, restaurata nel 600, nel 731, nel 746, nel 1600. Gli affreschi dell’abside sono del Fontebuoni.
CHIESA DI SAN BARTOLOMEO ALL ISOLA.
Sotto l’altare maggiore, un’urna di porfido contiene le spoglie dei santo, qui sistemate nel 973. La chiesa, ricostruita due o tre volte, ha ventiquattro colonne di granito provenienti da qualche tempio pagano. Pitture di Antonio Carracci, rovinate da qualche cattivo restauratore.
CHIESA DI SAN BERNARDO.
Costruita nel 1598 su un forno delle terme di Diocleziano. Vedere la volta antica, ben conservata, e alcune rovine nel giardino.
CHIESA DI SANTA BIBIANA.
San Simplicio consacrò la chiesa nel 470 a santa Bibiana, che aveva qui abitato. Figurarevi con quale ironia questa modesta costruzione fu accolta da una città in cui ancora erano in piedi tutti i magnifici templi pagani! La stessa cosa accade oggi al viaggiatore povero e privo di decorazioni. Egli viene disprezzato dai ricchi e vessato dalla polizia; ma domani la sua " religione morale " trionferà. Nel 1625 la chiesa fu riparata dal Bernini. Sua opera apprezzatissima è anche la statua della santa, che orna l’altar maggiore. La figura, che reca una palma in mano, si appoggia a una colonna. La grande urna di alabastro orientale, sotto l’altare, contiene i resti della santa, di sua madre e di sua sorella, che soffrirono il martirio insieme con lei. La chiesa ha Otto colonne antiche e, a sinistra nella navata, alcuni affreschi di Pietro da Cortona.
CHIESA DI SAN CARLO AI CATINARI.
Gli affreschi del Domenichino sono un po' duri. Hanno però il vantaggio di rappresentare delle belle donne, che guardano timidamente il cielo, e non dei vecchi santi con la barba.
CHIESA DI SAN CARLO ALLE QUATTRO FONTANE.
Deliziosa piccola chiesa, celebre perché tutta la sua superficie è pari a quella coperta da un solo pilastro della cupola di San Pietro. É un capriccio del Borromini (1640). Una Madonna del Romanelli.
CHIESA DI SANTA CATERINA AI FUNARI.
Costruita sulle rovine del circo di Flaminio nel 1644. Vedere nella prima cappella a destra la celebre Santa Margherita di Annibale Carracci. Molti altri quadri: i meno peggio son di Federico Zuccheri e di Raffaellino da Reggio.
CHIESA DI SANTA CATERINA DA SIENA.
Bella chiesa, con ottimi marmi. Nel giardino dell’annesso monastero sorge la torre di Nerone. Per la verità essa fu elevata da Bonifacio VIII Caetani, nel 1300. Anche le due piccole torri vicine furono costruite dallo stesso papa. Proprio presso la grande torre, le mura di Servio Tullio erano forate dalla porta detta Fontinale.
CHIESA DI SANTA CECILIA.
Costruita sull’area già occupata dalla casa della martire; rifatta nell’821. Tre navate separare da colonne, altar maggiore sostenuto da quattro belle colonne antiche di marmo bianco e nero. Sull’altare ricchissimo, una statua di marmo che rappresenta la santa nella posa in cui fu trovata quando fu aperta la sua tomba. Lavoro duro, ma pieno di verosimiglianza, come un quadro del Ghirlandaio. La posa è interessante: la santa appare poggiata sul fianco sinistro, con la testa rivolta a terra. Dopo tre mesi di soggiorno a Roma questa statua comincia a piacere moltissimo: non si può fare a meno di andarla a rivedere spesso. É di Stefano Maderno: ha tutta la bellezza, piena di energia, di un antico sonetto gallico. Vedere inoltre una Madonna di Annibale Carracci e, nella corte che precede la chiesa, un bel vaso antico. Il portico è ornato di colonne di granito.
CHIESA DI SAN CESAREO.
Esisteva già nel sesto secolo. Restaurata da Clemente VIII.
CHIESA DEI SANTI COSMA E DAMIANO.
Sorgeva qui un tempio rotondo dedicato a Romolo. La chiesa fu costruita verso il 527 da Felice IV. I bei portali antichi, di bronzo, vi furono portati forse nel 780. Urbano VIII rialzò il pavimento della costruzione e vi apportò numerosi cambiamenti.
CHIESA DI SAN DOMENICO E SISTO.
Costruita da san Pio V, uomo crudelissimo. Statue e quadri al di sopra della media.
CHIESA DI DOMINE QUO VADIS?
Questa chiesetta, a mano sinistra sulla via Appia, è nota con tre nomi: Santa Maria delle Palme, Santa Maria delle Piante e Domine quo vadis. Qualche autore ritiene che sia costruita sull’area del famoso tempio di Marte. In uno di quei momenti di debolezza che san Paolo non gli perdonerà mai, san Pietro fuggì dalle persecuzioni che lo attendevano a Roma. Qui giunto, gli apparve Gesù, con la croce sulle spalle. A questa vista impreveduta, l’Apostolo gridò: " Domine quo vadis? ". La chiesetta fu rifatta interamente da Clemente viti. La facciata è del 1737
CHIESA DI SANT'EUSEBIO.
Elevata sull’area della casa del cristiano Eusebio, che mori di fame chiuso in una cella di quattro piedi per ordine di Costanzo. Fu restaurata completamente l’ultima volta nel 1759. In quella occasione la volta venne affrescata da Raffaello Mengs.
CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA.
Bei marmi. La statua della beata Eloisa morente del Bernini. Il drappeggio è di maniera; ma le parti scoperte sono bellissime.
CHIESA DI GESÙ E MARIA.
Bei marmi e tombe della famiglia Bolognetti. Nella sacrestia vedere gli affreschi del Lanfranco.
CHIESA DI SAN GIACOMO DEGLI INCURABILI.
Ricostruita nel 1600 e ornata dai migliori artisti dell’epoca.
CHIESA DI SAN GIACOMO DEGLI SPAGNOLI.
Ricostruita nel 1450. Nella cappella di San Diego un quadro e alcuni affreschi di Annibale Carracci. Anche l’Albani e il Domenichino vi hanno lavorato, su cartoni dello stesso. Le teste dell’anima salvata e del dannato, nella sacristia, sono del Bernini; dello stesso il busto di monsignor Montoia.
CHIESA DEI SANTI GIOVANNI E PAOLO.
Costruita nel 400 sui resti della casa abitata dai due fratelli martiri. Il porticato è del dodicesimo secolo: vi si leggono quattro versi latini. Chiesa interessante, mal restaurata verso il 1822.
CHIESA DI SAN GIORGIO AL VELABRO.
Chiesa assai curiosa, ricostruita tre o quattro volte. Vi si lavora ancora oggi, nel 1829. Il porticato pare risalga al tredicesimo secolo: quindici belle colonne antiche dividono l’interno in tre navate. Verso il 1300 Giotto ne affrescò l’abside.
CHIESA DI SAN GIROLAMO DELLA CARITÀ.
Sul suo altar maggiore rimase esposta per quasi due secoli la Comunione di san Girolamo. Costruita sull’area della casa che il santo, uomo davvero simpatico, abitò durante il suo soggiorno a Roma. La casa apparteneva a Paola, una signora della migliore società romana. La vita di san Girolamo è interessantissima. Aveva un carattere simile a quello del Rene.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE.
Costruita nel 1560 sul carcere Mamertino. Visitare la prigione, scavata da Anco Marzio, dove mori Giugurta.
CHIESA DI SAN GRISOGONO.
Bella chiesa ricostruita la prima volta circa l’anno 731. Tre navate, delimitate da ventidue colonne di granito orientale, tolte a qualche tempio pagano. Al centro del bel soffitto dorato, una copia del quadro del Guercino rappresentante san Grisogono trasportato in cielo dagli angeli.
CHIESA DI SANT'ISIDORO.
Costruita verso il 1622. Quadri di Carlo Maratta e di Andrea Sacchi, pittori altrettanto mediocri quanto lo divengono i nostri poeti contemporanei a forza di voler imitare i grandi. Le opere dei minori, che ci annoiano nei musei, possono pero piacere in una chiesa, dove possono avvalersi dell’emozione provocata dalla bella architettura e dai ricordi culturali.
CHIESA DI SAN LORENZO IN LUCINA.
Chiesa antichissima, ricostruita l’ultima volta nel 1650. Vi si seppellisce ancora moltissima gente, a volte fino quattordici persone al giorno, come è accaduto il 17 agosto scorso, giornata caldissima. Chateaubriand ha lanciato l’idea di far costruire un monumento al Poussin, che riposa qui. Chateaubriand è il primo ambasciatore francese che abbia accettato un invito a pranzo dal direttore dell’Accademia di Francia a Roma (nel 1828: direttore dell’Accademia era il cavalier Guérin). Vedere un Crocifisso attribuito a Guido.
CHIESA DI SAN LORENZO IN MIRANDA.
É il magnifico tempio di Antonino e Faustina. Bisogna venirci subito, appena arrivati a Roma, se sì vuol comprendere che cosa era un tempio antico. La via Sacra vi passava davanti. Dieci grandi colonne di cipollino alte quaranta piedi, tutte di un blocco. Provate a paragonare tutto ciò alle miserabili basiliche che Parigi costruisce attualmente, rovinando l’erario e scontentando i contribuenti. L’architettura diventa sempre più insopportabile.
CHIESA DI SAN LUIGI DE’ FRANCESI.
Bella iscrizione di Chateaubriand, quantunque un po' manierata, sulla tomba di un giovane emigrato. Buoni affreschi del Domenichino sulla volta e alle pareti della cappella di Santa Cecilia. Curioso il quadro sull’altar maggiore: è una copia della Santa Cecilia di Raffaello eseguita da Guido. Gli affreschi del Domenichino sarebbero più belli se non fossero così lontani dai gusti e dalle convenzioni attuali, che per noi son diventate ormai quasi una seconda natura. Come mai un artigiano bolognese, povero e disprezzato per tutta la vita, riuscì a capire e ad esprimere i gusti della corte di Luigi XIV? Le figure femminili del Domenichino mancano un po’ di quella nobile grazia che ci rende invece tanto ammirevole la Santa Teresa del Gérard. Sono contadine grossolane; ma energiche, come i personaggi delle due tele del Caravaggio nella cappella di San Matteo. Vedere nella sacristia una piccola Madonna attribuita al Correggio. Bello l’affresco di santa Cecilia che distribuisce le sue vesti ai poveri. Ingenuità delle figure di contorno. La santa ha la testa troppo grande e una gamba mal disegnata. Bello lo sfondo. Il quadro di fronte, che rappresenta la morte della santa in cospetto del papa che la benedice, è assurdo. O il papa sarebbe stato martirizzato anche lui o avrebbe fatto impiccare i carnefici. Costoro, d’altra parte, avrebbero mai lasciato la santa mezza morta e mezza viva? Cosa più assurda ancora. Qui sono le tombe del cardinale di Bernis e del signore di Montmorin. La chiesa fu costruita da Caterina dei Medici, regina di Francia, che aveva molti peccati sulla coscienza e che inviò a Roma le considerevoli somme necessarie. Vedere la storia della Sforzesca, sulle rive del Ticino, che fu costruita come compenso di un’assoluzione concessa a uno Sforza. San Luigi de’ Francesi fu consacrata nel 1589. La facciata, molto lodata, a me sembra piuttosto volgare. I redattori delle guide di Roma temono i rimproveri dell’ambasciatore di Francia, e così non fanno che lodare la chiesa. Vi sono contenuti i lavori di tutti gli artisti francesi che hanno soggiornato a Roma, per esempio il Natoire, il Lestage, ecc. Le migliori opere di questa scuola sono irreprensibili, ma fredde.
CHIESA DI SAN MARCELLO.
San Marcello papa, in un momento di pericolo, aveva trovato asilo presso una vedova chiamata Lucina, che abitava vicino al tempio di Isis. La sua casa fu poi trasformata in chiesa e consacrata da san Marcello nel 305. Massenzio, rivale di Costantino, avendo saputo di questa consacrazione, fece profanare la nuova chiesa e la trasformò in una scuderia. San Marcello fu costretto a fare il mozzo di stalla: ben presto gli stenti lo condussero a morte. La chiesa fu rinnovata molte volte, l’ultima all’inizio del sedicesimo secolo. Pitture di Pierin del Vaga, Daniele da Volterra e dello Zuccari. Delle sei teste marmoree, tre sono dell’Algardi e tre più antiche.
BASILICA DI SAN MARCO.
Fondata nel 336 dal papa san Marco. La chiesa, più volte ricostruita, ha ora un aspetto imponente. É divisa in tre navate da venti colonne di marmo siciliano. Chi ama la pittura può trovarvi opere di Pietro Perugino, Carlo Maratta e Ciro Ferri.
CHIESA DI SANTA MARIA IN AQUIRO.
Costruita verso l’anno 400, ricostruita più volte. La facciata fu elevata dal Camporesi sotto Pio vi.
CHIESA DI SANTA MARIA IN AVENTINO.
Era il tempio della Dea Bona, dove solo le donne potevano sacrificare. Avventura di Clodio. La chiesa è stata ridicolmente restaurata nel 1765.
CHIESA DI SANTA MARIA IN CAMPITELLI.
Costruita nel 1657. Belle colonne nell’interno. Cercare quattro leoni di marmo " rosso antico ". Molti quadri mediocri.
CHIESA DI SANTA MARIA IN COSMEDIN.
Notevole per le belle colonne antiche. Il grande mascherone di marmo sotto il porticato è chiamato dal popolo la "Bocca della verità". Chi fa un giuramento vi pone la mano: se il giuramento è falso, la bocca di marmo si chiude immancabilmente. La chiesa è una delle più interessanti di Roma.
CHIESA DI SANTA MARIA IN DOMINICA O DELLA NAVICELLA.
Costruita sulla casa di san Ciriaco, rifatta nell’817. Leone x la fece ricostruire su disegno di Raffaello. Modello di perfetta eleganza.
CHIESA DI SANTA MARIA DI LORETO.
Cominciata nel 1507. Quadrata all’esterno, ottagonale all’interno. Ha una cupola a doppia calotta. Vedere la Santa Susanna del Fiammingo (Francesco de Quesnoy).
CHIESA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA.
Sorge di fronte a un elefante, che ha sul dorso un obelisco. I domenicani son riusciti a dare a questa chiesa un aspetto pauroso, che ricorda l’inquisizione di Goya. Per ottenere questo scopo si è necessariamente dovuto ricorrere al gotico. La chiesa ha tre navate e una quantità di cappelle e di tombe, tra le quali notevoli quella del buon Leone x, che non meritava di finire in un ambiente così triste. Clemente VII, colui che provocò la rovina d’Italia, riposa vicino al cugino Leone x. La statua di quest’ultimo è di Raffaello di Montelupo. A sinistra dell’altar maggiore il Cristo di Michelangelo; è soltanto un uomo, notevole per la "forza fisica ", qualcosa di simile all’eroe della " Jolie fille de Perth ". Il Perseo del Canova sarebbe più adatto a rappresentare Cristo, che fu il più bello degli uomini. Moltissimi quadri interessanti: una Annunciazione del beato Giovanni da Fiesole, l’Assunzione di Filippo Lippi, una volta affrescata da Raffaellino del Garbo, la Cena del Barroccio, un Crocifisso di Giotto e una Madonna di Carlo Maratta. Nel vicino convento è raccolta la biblioteca Casanatense affidata ai frati inquisitori. Abbiamo assistito, in un giorno di pioggia, a una sepoltura in questa chiesa: è stato lo spettacolo più lugubre che le nostre amiche abbiano visto a Roma. Santa Maria sopra Minerva è notevole per una quantità di tombe recanti la data del 1560. Era un’epoca buona per la scultura funeraria, seppure meno che nel periodo fra il 1512 e il 1520, quando Raffaello era ancora vivo. Felici i morti che se ne sono andati a quei tempi! La bellezza delle loro tombe li pone nella storia: tutti i morti del 1750, invece, sembrano ridicoli. Se l’ultimo rigo dell’epitaffio della tomba davanti alla quale sostiamo porta scritto: Obiit an. D. MDLIII, vale la pena di guardarla meglio. Il ricordo di Raffaello restò vivo a Roma fin verso il milleseicento. Da questa data cominciano gli abominii del Bernini e soprattutto dei suoi allievi. Dal 1650 fino al Canova le tombe degli uomini illustri sembravano dei libelli contro il morto. In fondo alla crociera di destra, begli affreschi medioevali.
CHIESA DI SANTA MARIA DEI MIRACOLI E
CHIESA DI SANTA MARIA DEL MONTESANTO
Sono le due chiese all’ingresso del Corso. Fu questa una sistemazione buona ai suoi tempi: presto o tardi le due chiese saranno demolite e sostituire con un portico circolare sul tipo di quello del Crescent in Regent Street, a Londra. Si dice che le colonne di travertino delle due chiese siano appartenute al campanile, poi demolito, con il quale il Bernini aveva sovraccaricato la facciata di San Pietro.
CHIESA DI SANTA MARIA IN MONTICELLI.
É una delle più antiche parrocchie romane, restaurata nel 1101 e da allora rifatta più volte. Sembra che il mosaico dell’abside, rappresentante il Salvatore, risalga all’anno 500.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLE PALME, o Domine quo vadis?
CHIESA DI SANTA MARIA IN VALLICELLA detta la CHIESA NUOVA.
La sua costruzione fu iniziata nel 1575 da san Filippo Neri, uomo santo e d’ingegno, che voleva rivolgere l’amore della musica a profitto dell’anima degli appassionati. L’interno è di Martino Lunghi e del Borromini. Gli affreschi sono di Pietro da Cortona; le tele dell’altar maggiore, e le due vicine, del Rubens; il Maratta esegui i quadri di sant'Ignazio e san Carlo. Nella cappella di San Filippo c’è un mosaico eseguito su un famoso originale di Guido Reni. Del Barroccio la Presentazione al Tempio e l’Annunciazione; di Pietro da Cortona la volta della sacristia. Fra le statue, la migliore mi pare quella di san Filippo Neri, dell’Algardi (in fondo alla sacristia). Nella chiesa si dànno spesso dei concerti di musica sacra che si possono paragonare a cattive riproduzioni di quadri celebri. Solo qui, però, si possono ascoltare i capolavori dei maestri che vissero intorno al 1750 e che, a mio avviso, sono oggi ingiustamente dimenticati: un giorno si ritornerà a questa musica piena di melodie e di idee. La situazione attuale della musica è paragonabile a quella propria dell’architettura nel secolo di Pietro da Cortona e del Bernini, quando gli intenditori trovavano freddo Raffaello, proprio come noi oggi troviamo freddo Pergolesi. Presto o tardi ritorneremo a Cimarosa.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL PRIORATO.
Vedi Santa Maria in Aventino.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL SOLE.
É il grazioso tempio di Vesta, sulle rive del Tevere, restaurato per ordine di Napoleone. Nel 1814 si era progettato anche di sostituire il brutto testo attuale.
CHIESA DI SANTA MARIA IN TRASPONTINA.
Costruita nel 1564. Vicino ad essa sorgeva la piramide che racchiudeva i resti di Scipione l’Africano. I suoi marmi furono trasportati a San Pietro per ordine del papa, e utilizzati per adornare il vestibolo. Alessandro vi ne portò a compimento la distruzione, allo scopo di allargare la strada che conduce a San Pietro.
CHIESA DI SANTA MARIA IN TRIVIO.
Chiesa antichissima, fondata da Belisario. Vi diranno che costui si pentì di aver deposto papa Silverio ed elevò la chiesa in segno di "penitenza ", nel 537. Cercate i quattro versi latini che narrano la storia. Sulla volta alcuni affreschi del reatino Gherardi.
CHIESA DI SANTA MARIA IN VIA LATA
. Vi alloggiarono san Pietro, san Paolo e san Luca. Costruita da Costantino e dedicata a san Silvestro papa. Rinnovata nel 700 e nel 1485, fu decorata nel 1639 e nel 1660. La facciata è di Pietro da Cortona. In un sotterraneo, l’abitazione di san Pietro. Il livello della città era allora molto più basso dell’attuale.
CHIESA DI SANTA MARIA EGIZIACA.
Si dice sia un tempio elevato da Servio Tullio. É circondata da diciotto colonne, di cui sei isolate e le restanti semincassate nei muri, di tufo o di travertino, scanalate e di ordine ionico: misurano ventisei piedi di altezza. Il tempio fu restaurato molto anticamente, ma senza nessuna magnificenza. Costituisce attualmente una delle rovine meglio conservate, più interessanti e più antiche, dissotterrata per ordine di Napoleone. La trasformazione in chiesa avvenne nell’872. A sinistra entrando, una riproduzione del Santo Sepolcro. Consiglio di visitare la chiesa appena arrivati a Roma, subito dopo il Pantheon. Sono i due anelli estremi di una catena: al Pantheon la maggiore magnificenza, qui la maggiore semplicità.
CHIESA DI SANTA MARTINA.
Fu restaurata da Adriano ì verso la fine dell’ottavo secolo e decorata a suo tempo dai pittori di Sisto v. Pietro da Cortona ne fece ornare a sue spese l’altare maggiore e la cripta, dove riposa il corpo della santa titolare. Sull’altar maggiore, la copia di un quadro attribuito a Raffaello, che si può ammirare nella vicina galleria (all’Accademia di San Luca) Nello stesso luogo la più commovente reliquia del mondo: il vero cranio del divino Raffaello
CHIESA DEI SANTI NEREO ED ACHILLEO.
Costruita nel 524. Vedere i due leggii detti amhones e il marmoreo seggio episcopale dal quale san Gregorio indirizzò al popolo la sua ventottesima omelia. Sul seggio è possibile leggerne alcuni frammenti.
CHIESA DI SAN NICOLA IN CARCERE.
Da questa chiesa ebbe il suo titolo cardinalizio Alessandro VI Borgia, che la fece anche riparare. La facciata di Giacomo della Porta fu innalzata nel 1599. É divisa in tre navate e conta quattordici colonne: sette gradini conducono all’altar maggiore, costituito da una conca di porfido e sormontato da un tabernacolo sostenuto da quattro colonne di giallo africano. Fu restaurata nel 1808. Vedere la tomba del cardinale Rezzonico, morto nel 1783. Al tempo della repubblica una prigione sorgeva qui presso: da ciò la denominazione "in carcere . Narrano che un vecchio, o forse una donna, rinchiusa in questa prigione, fu condannata a morir di fame; ma che la figlia le salvò la vita nutrendola con il proprio latte. L’episodio fu rappresentato da parecchi pittori, con il titolo di Carità romana. Pare che la donna, in seguito, sia stata rimessa in libertà e che a lei e alla figlia siano stati assegnati gli alimenti. Nel 604 di Roma i consoli C. Quinzio e M. Attilio fecero innalzare sull’area della prigione un tempio dedicato alla Pietà, di cui rimane ancora qualche reliquia. Altri due templi furono poi eretti in questo stesso luogo.
CHIESA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO.
Costruita nel 1614. La famiglia Pamphilj vi spese somme enormi senza riuscire a farla bella: a Roma non c’erano più veri artisti e non si ebbe l’intelligenza di chiamare i pittori della scuola di Bologna. Vedere una copia della Sant’Agnese del Guercino.
CHIESA DEL NOME DI MARIA.
Architettura barocca di un certo Derizet, che lavorava sotto Clemente XII. Piena decadenza.
CHIESA DI SAN PANTALEO.
Costruita nel 1216 e a lungo occupata dai preti inglesi. Una religione come la cattolica, che non vive che di ricordi, dovrebbe rendere questa chiesa agli irlandesi, oggi che il loro culto non è più perseguitato dal governo. L’attuale facciata è del tremendo Valadier. San Pantaleone era medico: i medici romani si riuniscono in questa chiesa ogni 27 luglio, giorno della loro festa.
CHIESA DI SAN PIETRO IN MONTORIO.
Stamane siamo rimasti profondamente colpiti dall’ammirevole vista, la più bella di Roma, che si gode da San Pietro in Montorio. Bisogna venirci in una giornata di sole, quando il vento spazza le nubi. Tutta Roma appare così, alternativamente nell’ombra e in piena luce. Si vede fino ai monti Albani, Frascati, la tomba di Cecilia Metella. La signora Lampugnani, che desiderava rivedere il Mosè di Michelangelo, aveva ordinato al cocchiere di condurci a San Pietro in Vincoli; egli ha equivocato e ci ha condotti invece a una lega da lì, a San Pietro in Montorio, sul Gianicolo. Qui i primi duci di Roma stabilirono una testa di ponte oltre il Tevere. Nella prima cappella a destra, una Flagellazione dipinta da Sebastiano del Piombo, su disegno di Michelangelo. Così si dice almeno. L’affresco costituisce la migliore prova del fatto che tanto gli esseri più volgari quanto gli uomini più insigni son tutti egualmente schiavi delle loro passioni e, più ancora, dei ragionamenti che su di esse si basano. Persino un genio come Michelangelo ha creduto di poter eguagliare la gloria di Raffaello cimentandosi con lui a ritrarre la sublime pietà, la tenerezza, il pudore, quei sentimenti del cuore umano, che sono i più nobili, nei quali insomma l’urbinate eccelleva. É riuscito solo a mostrarci volti e corpi da facchino. Sebastiano del Piombo, che lavorava su disegni di Michelangelo, sarebbe stato capace, tutt'al più, di dipingere i soldati semplici in un quadro di battaglia in cui, Michelangelo da Caravaggio, avrebbe potuto dipingere gli ufficiali e Raffaello i generali. Due belle tombe di fronte all’affresco di Sebastiano del Piombo. Al centro del chiostro vicino, un tempietto rotondo, con sedici colonne doriche di granito. É una bella opera del Bramante. Il tempietto, che sorge nel luogo stesso ove san Pietro soffrì il martirio, fu eretto a spese di Ferdinando IV re di Spagna. si dice che la chiesa sia stata fondata da Costantino. Fu dapprima annoverata fra le venti abbazie di Roma, poi abbandonata. Fu ripristinata nel 1471. Qui rimase a lungo la Trasfigurazione di Raffaello.
CHIESA DI SANTA PRISCA.
Verso l’anno 280 vi fu posto il corpo di santa Prisca martire. Riparata nel 772 e nel 1455. La facciata e la cripta risalgono al 1600. Ventiquattro colonne antiche; pareti affrescate dal Fontebuoni. Il quadro sull’altar maggiore è del Passignani.
CHIESA DEI SANTI QUATTRO CORONATI.
La chiesa ha conservato tutto l’aspetto di una antica basilica. Incendiata dal Guiscardo durante un sacco di Roma, fu riparata da Pasquale II nel 1111. Enrico, cardinale e poi re del Portogallo, ne fece rivestire di marmo le pareti. Sotto il primo porticato c’è un antico oratorio detto San Silvestro in Porticu, con numerose pitture prerinascimentali. Vedere anche dieci colonne marmoree scanalate, incassate nel muro. La chiesa è divisa in tre navate da otto colonne di granito, che sostengono un grande muro, che a sua volta sostiene altre Otto piccole colonne, formanti due tribune sopra le navate laterali. Il pavimento è composto di frammenti irregolari di pietre nobili. Dietro alla cripta tre grandi urne, una di porfido, la seconda di granito e la terza di metallo, piene di reliquie. Gli affreschi dell’abside sono di Giovanni da San Giovanni. In queste piccole chiese più antiche siamo indotti a notare delle opere che alla Galleria Colonna o Borghese non guarderemmo affatto. Ci si commuove facilmente davanti a queste colonne che videro i martiri dei primi secoli; si dimenticano persino gli eccessi dei loro successori e la sommossa di Nogenr-le-Rotrou del 27 dicembre 1828. Nei giorni in cui si ha la disgrazia di ricordare l’Inquisizione, non bisogna entrare in queste piccole chiese quasi disadorne: esse ci fanno orrore. Il delitto chiede di essere nascosto sotto pomposi ornamenti.
CHIESA DI SAN SABA.
Piccola chiesa unita a Sant'Apollinare, ornata di venticinque colonne, due delle quali di porfido nero. Sotto il portico un grande sarcofago con un bassorilievo che rappresenta una cerimonia nuziale
CHIESA DI SANTA SABINA. Graziosa chiesa costruita nel 425 sulla casa della santa vicino al tempio di Diana. All’interno, ventiquattro colonne di marmo pario, scanalate, che appartenevano al tempio di Diana; in tal modo la povera martire ha trionfato sull’orgoglioso tempio pagano. Veniamo spesso in questa chiesa, attirati dalla sua incantevole posizione e dalla frescura che si gode su questo colle. É custodita da una vecchia cieca. Bel quadro del Sassoferrato, con la Madonna fra santa Caterina e san Domenico, che abitò a lungo nel vicino convento. La chiesa fu restaurata nell’824, nel 1238, nel 1541 e nel 1587.
CHIESA DI SAN SILVESTRO IN CAPITE.
Costruita nel 261 è una delle chiese più antiche di Roma. Prende nome dalla testa di san Giovanni che vi è conservata. Completamente rifatta nel 1690, possiede un’enorme quantità di quadri mediocri.
CHIESA DI SAN SILVESTRO A MONTECAVALLO.
Restaurata sotto Gregorio XIII. Soffitto dorato, due quadri dell’Albani e, sopra i pilastri della cupola, quattro affreschi del Domenichino, fra cui la Giuditta che mostra al popolo la testa di Oloferne. Benvenuti, che a Firenze passa per un grande pittore, ha fatto di questo soggetto un grande quadro da mostra: confrontare.
CHIESA DEI SANTI SILVESTRO E MARTINO AI MONTI.
San Silvestro papa, durante la persecuzione e prima di rifugiarsi sul Sant’Oreste, aprì in questa zona un oratorio sotterraneo. Poi vi costruì una chiesa, che però fu in seguito coperta di terra, dimenticata e infine riscoperta nel 1650, quando si procedette ai restauri della chiesa presente, elevata nel cinquecento sul luogo occupato dall’antica. La chiesa superiore, molto ricca di marmi, è divisa in tre navate da quattordici colonne antiche. Vi andiamo spesso ad ammirare i paesaggi del Guaspro, cognato del Poussin, dipinti sulle pareti delle navate laterali. La chiesa inferiore ispira sentimenti di pietà; vi incontriamo spesso una bellissima donna cieca, o che finge di esser tale, che probabilmente viene a far penitenza . in questo luogo solitario.
CHIESA DI SAN SISTO PAPA.
Sembra sia stata costruita da Costantino. Il primo restauro sicuro risale al 1200, l’ultimo al 1726. Vi abitò per alcuni anni san Domenico.
CHIESA DI SANTO SPIRITO IN SASSIA.
Ospedale costruito nel 717 da ma, re dei sassoni. Nella corsia principale, un altare di Andrea Palladio e un Giobbe di Carlo Maratta. La chiesa è piena di quadri mediocri.
CHIESA DELLE STIMMATE.
Restaurata nel 1595, in epoca di decadenza. Il San Francesco sull’altar maggiore è un buon quadro del Trevisani.
CHIESA DI SANTA SUSANNA.
Se la sua facciata, costruita su disegni di Carlo Maderno, si elevasse a Orléans o a Dunkerque sembrerebbe addirittura monumentale.
CHIESA DI SAN TEODORO.
In questo luogo furono esposti Romolo e Remo e fu elevato un tempio in loro onore. Il tempio fu poi trasformato in chiesa e la chiesa, a sua volta, fu riedificata per la prima volta nel 774. Le donnicciole la chiamano San Toto e vi portano i fanciulli malati
TRINITÀ DEI MONTI.
Costruita da Carlo VIII su consiglio di san Francesco da Paola e restaurata da Luigi XVIII. Cercate una veduta di Castel Sant’Angelo, del ponte e del vicino quartiere come apparivano da Trinità dei Monti all’epoca di Leone x. Vedere la Deposizione di Daniele da Volterra: invece di dipingere anime, egli dipingeva corpi vigorosi e ben formati: è lo stile di Michelangelo, meno il genio. C’è qualche buon quadro antico e una quantità di croste moderne. Gli artisti tedeschi vengono in questa chiesa al solo scopo di burlarsi dei francesi: la maggior parte di queste croste sono dovute infatti a miei compatrioti. I tedeschi, sempre in buona fede, riescono abbastanza bene ad esprimere " l’unzione ". Vedere ad esempio le sculture del Rauch, di Franke e dei due figli.
CHIESA DELLA TRINITÀ DEI PELLEGRINI.
Ospedale fondato nel 1548. La chiesa risale al 614. La Trinità sull’altar maggiore è deI Reni. Dello stesso il Padre Eterno della cupola.
CHIESA DEI SANTI VINCENZO E ANASTASIO A TREVI.
Graziosissima, piccola chiesa restaurata nel 1600 da quel brillante giovane, così destro negli intrighi, che fu il cardinale Mazarino.
CHIESA DEI SANTI VINCENZO E ANASTASIO ALLA REGOLA.
Patroni dei cuochi e dei pasticceri. Vedere sull’altar maggiore un quadro dell’Errante, che per qualche tempo godé fama di buon pittore.
CHIESA DI SANT’URBANO.
Vicino alla grotta della ninfa Egeria. É un antico tempio probabilmente innalzato in onore delle Muse. Il porticato fu distrutto all’epoca della trasformazione in chiesa cristiana.
tratto da "Passeggiate romane" di Stendhal. Ed. LATERZA 1973