.....eccetto rari casi disperati, ognuno ha alle spalle una storia che merita di essere ascoltata.......
Il destino è stato odiosamente generoso nei miei confronti regalandomi due vite, parallele e antitetiche: sono uno scrittore e un lavoratore statale. Già viverne una (nel bene e nel male) si traduce in uno tsunami di energie, ma addirittura due ti fa sentire un “bigamo” esistenziale, sballottato tra le dispotiche esigenze dell’una e dell’altra. La mia passione letteraria, forte, ineguagliabile, volitiva, tiranna, è la vincitrice del match. Più di una volta da chi legge quel che scrivo mi sono sentito rivolgere due domande: la prima, qual è la motivazione che mi spinge a prendere in mano la penna (o accendere il pc, come preferite …); la seconda, dove traggo l’ispirazione per i miei libri. Le risposte sono sempre le stesse. Alla prima domanda rispondo che la scrittura mi regala sensazioni forti e difficilmente paragonabili con altre. Per quanto riguarda la seconda, confesso che amo la gente e che sono un buon ascoltatore.
Eccetto rari casi disperati, ognuno ha alle spalle una storia che merita di essere ascoltata, e non trovo un motivo valido per non dedicare a costoro quello che ho, scampoli di tempo, briciole di attenzione. In tutti ritrovo quei moti dell’anima che intrecciati insieme fanno il tessuto delle nostre esistenze. Porgendo ascolto, senza interferire nei loro discorsi con fastidiosi protagonismi, le persone percepiscono comprensione e interesse, quello di cui magari in quel momento hanno bisogno; ma grazie a loro miglioro anch’io perché, al di là delle differenze caratteriali o biografiche, afferro, o perlomeno credo di intuire, il senso di quella storia comune che si chiama Vita. Ho capito che in fin dei conti quello che desideriamo tutti è avere la possibilità di dare e ricevere amore, e trovare il proprio posto nel mondo, uno spazio che ci consenta di affermare con orgoglio “Questa è casa mia”. Provo una sconfinata tenerezza per coloro che lottano pur capendo che quella determinata battaglia mai la vinceranno, ma perseverano con fede incrollabile, con alti e bassi, discese e risalite.
Non saranno mai “giganti”, ma sono campioni di umanità. Ascolto il loro dolore, e lo scopro anche un po’ mio. Guardo volti spesso stanchi, provati, e il sentimento che mi tocca dentro è quello dell’appartenenza ad una fetta di universo, la migliore, che mi fa sentire meno solo. Siamo tutti impastati di sogni e destino, siamo tutti figli orgogliosi di una storia unica e irripetibile, la nostra; così, improvvisamente, avverto una verità che mi conferisce forza e positività: siamo più forti dei nostri limiti, delle nostre sventure, di chi ci vuole a testa bassa. Noi siamo qui, eccoci, siamo noi i veri eroi, la “gente comune”, quelli che, uniti, fanno la vita di tutti i giorni: il vantaggio che hanno avuto i “giganti” è forse quello di avere avuto una chance in più, una giravolta benevola del destino, una svirgolata di fortuna.