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Home Arte cultura e tempo libero 1° maggio festa dei lavoratori. Omaggio a Giuseppe Pellizza da Volpedo autore del celebre dipinto “Il quarto Stato” emblema del proletariato e delle lotte sociali

1° maggio festa dei lavoratori. Omaggio a Giuseppe Pellizza da Volpedo autore del celebre dipinto “Il quarto Stato” emblema del proletariato e delle lotte sociali

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Volpedo è un comune di 1.236 abitanti della provincia di Alessandria. Inserito dall’ANCI nel club de "I Borghi più Belli d'Italia",  è noto per essere la cittadina natale del pittore Giuseppe Pellizza, autore del dipinto “Il quarto Stato”,

 

 

allegoria del mondo del lavoro subordinato e delle sue battaglie politico-sindacali. Realizzato nel 1898 con olio su tela, misura cm. 255 x 438.

Giuseppe Pellizza (Volpedo, 28 luglio 1868 – Volpedo, 14 giugno 1907) è stato dapprima  pittore divisionista, poi esponente della corrente sociale, nel 1906, grazie alla sempre maggiore circolazione delle sue opere in esposizioni nazionali e internazionali, fu chiamato a Roma, dove riuscì a vendere perfino allo Stato un'opera (‘’Il sole’’), destinata alla Galleria di Arte Moderna. Sembrava l'inizio di un nuovo periodo favorevole, in cui finalmente l'ambiente artistico e letterario riconosceva i temi delle sue opere. Ma l'improvvisa morte della moglie, nel 1907, gettò l'artista in una profonda crisi depressiva. Il 14 giugno dello stesso anno, non ancora quarantenne, si suicidò, impiccandosi nel suo studio di Volpedo.

“Il quarto Stato” rappresenta la grande forza di volontà di un percorso dell’autore attraverso numerosi dipinti tutti riguardanti il medesimo tema, ossia lo sciopero dei lavoratori. Il primo dipinto è gli Ambasciatori della fame, successivamente dipinge la Fiumana e infine il bozzetto preparatorio del 1898 Il cammino dei lavoratori. Pellizza pensava di vendere subito il quadro ma nella società del suo tempo questo dipinto non ebbe fortuna. Fu acquistato, infatti, dal comune di Milano, solamente nel 1920 per 50 000 lire, grazie anche a contributi di banche, associazioni e privati. Inizialmente fu esposto al Castello Sforzesco e divenne presto simbolo del socialismo; proprio per questo motivo con l’avvento del fascismo fu depositato in un magazzino. Tornò in esposizione solo nel 1954, quando il sindaco Virgilio Ferrari lo collocò nella sala consigliare di Palazzo Marino. Qui subì dei danneggiamenti dovuti al fumo, a causa dei quali richiese un restauro. Successivamente fu mostrato in varie città del mondo fra cui Washington e Roma. Infine, negli anni Ottanta, trovò la sua collocazione fissa a Milano: prima nella Galleria d’Arte Moderna e infine nel Museo del Novecento

Quest’opera è un simbolo della società del XX secolo, poiché essa rappresenta lo sciopero dei lavoratori e simboleggia non solo la protesta sociale ma l’affermazione di una nuova classe sociale, il proletariato, che diventa consapevole dei propri diritti nei confronti della società industriale. L’opera inoltre dimostra l’impegno del pittore in ambito sociale: infatti egli pensava che l’artista avesse il compito di educare la popolazione attraverso le proprie opere. La tecnica utilizzata in questo dipinto è quella divisionista. Nel quadro viene raffigurato un gruppo di braccianti che marciano in segno di protesta su una piazza, presumibilmente la piazza di Volpedo, città natale dell’artista. In primo piano, davanti alla folla in protesta, sono definiti tre soggetti, due uomini ed una donna con un bambino in braccio; essa molto probabilmente rappresenta la moglie del pittore, specialmente nei tratti del volto. Le figure sono poste una a fianco all'altra: questo schieramento simboleggia l’uguaglianza e la solidarietà tra di esse, esaltata maggiormente dalla presenza di una figura femminile, ed inoltre, insieme alla compattezza delle figure, dà un forte senso di realismo all'immagine, che sembra davvero presa da un episodio di protesta sociale. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. Inoltre la luce frontale ai personaggi dà quasi un senso di alba. I colori del dipinto sono caldi.

 

Così lo descrive il suo autore:

« Siamo in un paese di campagna, sono circa le dieci e mezzo del mattino d'una giornata d'estate, due contadini s'avanzano verso lo spettatore, sono i due designati dall'ordinata massa di contadini che van dietro per perorare presso il Signore la causa comune...  »

(Giuseppe Pellizza, Volpedo, 1892)

 

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