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Home Arte cultura e tempo libero La donna barbuta: dalla Maddalena Ventura dipinta dallo “Spagnoletto” nel ‘600 a Conchita Wurst vincitrice dell’Eurofestival della canzone nel 2014

La donna barbuta: dalla Maddalena Ventura dipinta dallo “Spagnoletto” nel ‘600 a Conchita Wurst vincitrice dell’Eurofestival della canzone nel 2014

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Per anni la donna barbuta è stata una presenza tipica del mondo circense, esibita per la sua sfortunata peculiarità insieme al nano, al mangiatore di fuoco, all’uomogatto e similari personaggi fuori dall’ordinario

. La «donna-babbuino”(alta 135 cm) si è esibita nei teatri di Londra nel 1857, con peluria su tutto il corpo e il mento barbuto.  Anche il cinema di stampo felliniano ha inserito questo personaggio nei contesti più disparati; nel 1964 Marco Ferreri  la rende protagonista del film “La donna scimmia”, interpretata da Annie Girardot, utilizzata da un Ugo Tognazzi campioni di imbrogli in una storia ambientata a Napoli.

 

Altri invece esaltano la donna barbuta come una figura della liberazione sessuale e della tolleranza nei confronti della diversità; esultano vedendo in Conchita Wurst una eroina del nostro tempo e il suo successo all’Eurofestival come il giusto riconoscimento di un altro modo di pensare e di vivere la differenza sessuale. Perché due soli sessi ? La cantante del terzo sesso ha perfino cantato davanti al Parlamento Europeo in occasione della sessione plenaria.

 

Le donne degli antichi Longobardi del  II secolo, in tempo di guerra, usavano mascolinizzarsi con barbe posticce realizzate con  capelli personali, per ingannare i nemici sul numero dei loro uomini combattenti. Pare che la stessa tecnica fosse utilizzata già dalle donne ateniesi oltre duemila anni fa.

Margherita d’Austria (1522 – 1586), figlia naturale di Carlo V governò per circa otto anni sugli abitanti dei Paesi Bassi spagnoli e lasciò traccia della sua presenza per essere  barbuta e bisessuale; si dice che fosse pelosa anche su tutto il corpo, che non si fosse mai sbarbata né depilata, che considerasse la sua peluria facciale e corporale portatrice di maggiore maestà al suo aspetto.

 

A Stoccarda in Germania esiste un dipinto che raffigura una donna barbuta: pare si trattasse di una contadina svizzera portatrice di una barba eccezionalmente lunga e folta.

La donna barbuta  più famosa della storia e dell’arte è quella raffigurata da  Jusepe de Ribera; si tratta di Maddalena Ventura, con il marito e il figlio  protagonisti di un dipinto a olio su tela (196×127 cm) conservato presso la Fundación Casa Ducal de Medinaceli di Toledo. Per la rarità del soggetto raffigurato, il dipinto è uno dei più insoliti nella pittura europea del Seicento e, come attestato dalla epigrafe leggibile sul dipinto, fu eseguito su commissione del viceré di Napoli Fernando Afán de Ribera, duca di Alcalá.

 

La donna in questione era originaria di Accumoli; durante una gravidanza, all'età di 37 anni, cominciò a crescerle la barba, e a 52 anni, nel 1631, si trasferì a Napoli chiamata dal viceré, dove fu oggetto di curiosità come "grande miracolo della natura".

 

Si tratta di un'opera di carattere documentaristico, che vuole ritrarre questa atipicità di una donna con barba e altre fattezze solitamente maschili. Per questo viene ritratta con la sua famiglia, in particolare il marito e un figlio neonato che viene allattato al grande seno tondeggiante, unica nota di femminilità assieme all'abito. Le figure sono ritratte a figura piena in una stanza scura, mentre guardano con intensità verso lo spettatore. La protagonista è massiccia e imponente, il suo aspetto viene indagato con acume naturalistico dal pittore, l'effetto è quello di catturare la sua nobiltà.

 

Jusepe de Ribera, conosciuto anche come José de Ribera o col soprannome Spagnoletto (Xàtiva, 17 febbraio 1591 – Napoli, 2 settembre 1652), è stato un pittore spagnolo, attivo principalmente a Napoli e seguace del filone caravaggista.

 

“Donna barbuta è sempre piaciuta”; il detto si riferisce a donne tipicamente mediterranee che scontano  questa loro bellezza marcata con una dotazione tricologica accentuata, ma c’è un limite a questo eccesso di peluria.

 

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