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Home Arte cultura e tempo libero Curiosità “gustose” sulla città eterna di Alberto Alfieri Bordi

Curiosità “gustose” sulla città eterna di Alberto Alfieri Bordi

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Spiccioli di civiltà mangereccia conditi con l’arte e la storia di Roma. Dall’origine del nome alla profezia di Beda, dalle statue parlanti alle canzoni di Roma sparita,

dalla etimologia delle strade ai grandi incisori, fino al quinto quarto, alla misticanza ed alla matriciana  (Estratto da “De Gustibus” 2011 di Alberto Alfieri Bordi

 

Il nome Roma. L'origine del nome Roma è sempre stata avvolta nel mistero. Per molti essa è legata al nome arcaico del Tevere che gli Etruschi chiamavano Rumon, la cui radice deriva dal verbo greco ruo, “scorrere”, sicché Roma avrebbe significato la Città sul Fiume. Gli storici ellenici, nel ricordare che romè in greco vuol dire “forza”, propendono invece per la derivazione del nome da Rome, una delle donne troiane che seguì Enea fino allo sbarco sulle coste laziali. Altri richiamano nomi dei figli della lupa, Romolo e Remo

La profezia di Beda il Venerabile. “Quamdiu stat Colysaeus stat Roma; quando cadet Colysaeus cadet Roma et mundus.” «Finché esisterà il Colosseo, esisterà Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; ma quando cadrà Roma, anche il Mondo cadrà». Questa inquietante profezia fu messa per iscritto nei Collectanea da Beda il Venerabile, un monaco anglosassone vissuto all’inizio dell’VIII secolo. Particolare da sottolineare è che il passo di Beda costituisce il primo testo in compare il termine Colosseo, anziché Anfiteatro Flavio.

Amatriciana o Matriciana? In verità non è un piatto nato a Roma, ma ha le sue origini nella cittadina di Amatrice, che in tempi passati era in Abruzzo, poi con la creazione della provincia di Rieti, voluta da Mussolini, divenne parte del Lazio. Pare fosse il pasto dei pastori, per la sua semplicità e rapidità di preparazione. Originariamente era senza il pomodoro e si chiamava "Gricia", poi con la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo che importó in Europa il pomodoro, furono aggiunti i pomodori e divenne "Amatriciana". La vera amatriciana è senza aglio e senza cipolla.

Carciofi alla giudìa. Nelle tavole romane i carciofi sono preparati in vari modi: i più famosi sono i carciofi alla giudìa, diffusi nella cucina del Ghetto: sono carciofi puliti e schiacciati in modo che sembrino un fiore e fritti in abbondante olio. Differenti sono i carciofi alla romana, cotti con il gambo in su con ripieno di mentuccia fresca, aglio, sale, pepe e olio o tagliati a spicchi, oppure fritti misti con coratella e animelle. Il carciofo aumenta la secrezione biliare e migliora la digestione. Regola anche il metabolismo dei grassi ed abbassa il colesterolo nel sangue. E’ sconsigliato per chi soffre di colite.

La statua di Marforio. Tra le sei statue parlanti di Roma, forse la più nota dopo Pasquino è quella di Marforio, l’ enorme scultura marmorea di epoca romana visibile oggi in piazza del Campidoglio. Risalente al I secolo, raffigura una divinità fluviale o forse Nettuno. Fu rinvenuta nel Foro di Marte, da cui è probabile derivi il nome, per deformazione dal nome latino del luogo. Dalla collocazione in piazza S.Marco fu spostata nel 1588 nella sede attuale. La presenza di una conchiglia nella mano sinistra e l’ iscrizione "mare in foro", ora scomparsa, per molti ne giustificherebbero il nome.

Misticanza. È un’insalata che risale al tempo in cui i frati cappuccini in cambio della questua lasciavano un po’ di una squisita mescolanza di varie erbe raccolte nei campi e negli orti come ruchetta, caccialepre, cicorietta, crispigno, lattughella ed altro ancora. Si condiscono con gli ingredienti che vengono menzionati in un proverbio che dice testuale: “pe' condì bene l’insalata ce vonno quattro persone: un sapiente pe' mettece er sale, un avaro l’aceto, uno spregone l’ojo e un matto che la mischi e la smucini”

Acque e fontane. Roma è famosa per le sue acque che i Romani convogliarono ed utilizzarono al meglio con la realizzazione di numerosi acquedotti. Molte condotte idriche hanno una fontana terminale. La celebre Fontana di Trevi costituisce la “mostra” dell’Acqua Vergine ed il Fontanone del Gianicolo è il terminale dell’Acqua Paola. L’Acqua Felice termina con la Fontana del Mosè, mentre l’Acqua Marcia zampilla nella Fontana delle Naiadi. L’acquedotto del Peschiera – 1948 – sgorga nella fontana di Piazzale degli Eroi. L’Acqua Iulia “esponeva” in piazza Vittorio ove sono i cosiddetti “trofei di Mario”.

La corrida dei Romani. Da parecchi anni viene chiamato il “dente cariato” per lo stato in cui è ridotto ma il Mausoleo d’Augusto è sempre stato al centro della storia di Roma e dei Romani. Realizzato per custodire le spoglie del divo Augusto, nel corso degli anni fu utilizzato come cava di travertino, poi come anfiteatro (chiamato “er Corea” dal nome del gestore, il marchese Correa), politeama, circo e sala da concerti: il famoso “Augusteo” distrutto nel 1936. Dal 1780 ospitò le giostre dei tori, non dissimili dalle corride spagnole, descritte da Stendhal e proibite da Pio VIII nel 1829.

Quinto quarto. Oltre ai quattro quarti del bovino ottenuti dalla macellazione, esiste un quinto quarto costituito dai tagli meno nobili, un tempo utilizzati nella cucina povera. Nel quinto quarto rientrano la corata: l’insieme di polmoni, cuore, milza e fegato di animali diversi. La coratella è costituita dalle interiora del solo abbacchio. Le animelle, che i libri di anatomia chiamerebbero ghiandole endocrine, il torcilo, ossia il pancreas, e poi i rognoni, cioè i reni. Al quinto quarto appartiene anche la coda. E per finire la pajata, l’intestino del vitello da latte contenente il chimo.

La Pinsa Romana. Nell'antica Roma la pinsa era una schiacciata di forma ovale paragonabile all'attuale focaccia. Essa prende il nome dal latino pinsere (schiacciare, pestare) ed era lievitata naturalmente per 48 ore, a tutto vantaggio della digeribilità. Oggi molti locali la ripropongono ma la prova della lievitazione e dell’impasto senza additivi ce l’abbiamo solo in fase di digestione, che non deve presentare alcun senso di gonfiore e di pesantezza. Dicono che la Pratolina in via degli Scipioni 248 ha la miglior pinsa di Roma, soprattutto se accompagnata dalla birra Menabrea.

Le canzoni di Roma che non c’è più. Il vero romano non può non conoscere le canzoni della tradizione popolare:Casetta de Trestevere, Nina se voi dormite, Le mantellate, la struggente Pupo biondo, Portoncino de Testaccio (senza chiavi né paletti). Sora Menica è un inno alla gagliardia delle donne romane, Er barcarolo (va contro corente e quanno canta l’eco s’arisente); Quanto sei bella Roma (gira si la voi gira’); Tanto pe’ cantà è di Petrolini; Roma nun fa’ la stupida stasera” è firmata  nientepopodimenoche da Garinei, Giovannini e Trovajoli. Nel 1955 Renato Rascel inventa Arrivederci Roma.

 

Roma capoccia di Antonello Venditti. Quanto sei bella Roma quand'e' sera, quando la luna se specchia dentro ar fontanone e le coppiette se ne vanno via, quanto sei bella Roma quando piove. Quanto sei grande Roma quand'e' er tramonto, quando l'arancia rosseggia ancora sui sette colli e le finestre so' tanti occhi, che te sembrano di’ quanto sei bella. Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui; vedo la maestà der Colosseo, vedo la santità der cupolone, e so' più vivo e so' più bono, no nun te lasso mai Roma capoccia der mondo infame.

 

Laziali e romanisti. La rivalità calcistica tra le tifoserie della capitale ha come terminale la SS Lazio e la AS Roma, che nasce 27 anni dopo la Lazio, sorta nel 1900. Tre i campionati vinti dalla Roma contro i due della Lazio, che  vanta  una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa europea; la Roma ha vinto una Coppa delle Fiere. La Lazio è riconosciuta con RD 907 del 1921 ente morale per meriti sociali e sportivi. Giallorosso i colori della Roma che ha nella lupa il suo emblema. Il biancoceleste della Lazio richiama  bandiera greca e  spirito olimpico. L’aquila è il simbolo della romanità.

I verbi romaneschi. Tipici del dialetto romano i verbi che all’infinito presentano la vocale a apostrofata. Abbacchia’ significa abbattersi, abbocca’ sta per cadere in un tranello, abborda’ equivale a corteggiare una donna, abbuffa’ vuol dire mangiare senza ritegno, acchitta’ è il vestirsi elegante, acciacca’ equivale a pestare un piede, accoppa’ significa ammazzare qualcuno, ammucchia’ indica l’ammassare disordinato, araffa’ s’intende il rubare o prendere ogni cosa, arioca’ è il tentare ancora o il ripetere la stessa azione, attasta’ è il palpeggiare, azzecca’ significa indovinare.

 

Vita da imperatori. Ironia della sorte, l’ultimo imperatore romano  è  Romolo Augustolo (476 d.C.) e porta  lo stesso nome del fondatore della città di Roma (753 a.C.). Molte le stranezze degli imperatori: Caligola nomina senatore il cavallo Incitato; Commodo, dotato di forza fisica eccezionale, ama  esibirsi nei circhi e nei teatri; Nerone morendo dice “qualis artifex pereo” (quale grande artista muore); il feroce Caracalla deve il suo nome al mantello di foggia gallica che usava indossare; Elagabalo si atteggia a sacerdote del dio Sole; Giuliano l’Apostata cerca di riproporre il paganesimo.

 

Villa Aldobrandini.  Sorge  nel tratto finale di via Nazionale, sospesa, con il suo giardino pensile, su largo Magnanapoli e su via Panisperna. Oggi vi si accede da via Mazzarino ma quando essa era il teatro estivo prediletto dalla compagnia di Checco Durante, i romani entravano dal grande portone di via Nazionale. Costruita nel XVII sec. dal cardinale Pietro Aldobrandini,  dal 1929 è di proprietà dello Stato italiano. Sontuosamente decorata, ospitava una preziosa collezione di opere d'arte, disperse nelle vicende ereditarie di famiglia. Giardino e  padiglioni sono destinati ad uso pubblico.

Palazzo Barberini. E’ un imponente edificio ubicato in via delle Quattro Fontane che ospita parte della Galleria Nazionale d'Arte Antica e l'Istituto Italiano di Numismatica. Dopo la morte di Maderno autore del progetto originario, il cantiere passa sotto la direzione di Bernini con la collaborazione di Francesco Borromini, cui si devono numerosi particolari costruttivi e decorativi quali l'elegante scala elicoidale nell'ala ovest del palazzo, con la quale dialoga lo scalone d'onore berniniano a pianta quadrata nell'ala est. Il grande salone al piano nobile è stato decorato da Pietro da Cortona con l’ affresco del Trionfo della Divina Provvidenza.

Le corse notturne della Pimpaccia. Secondo una leggenda ancora oggi a Roma può capitare di vedere di notte una carrozza carica di scudi che attraversa velocemente ponte Sisto prima di inabissarsi nel Tevere insieme a Donna Olimpia Maidalchini. Costei era una donna senza scrupoli, ambiziosa, avida di denaro e di potere,  che riuscì a  farsi nominare dal  cognato Papa Innocenzo X Principessa di San Martino al Cimino. Il giorno precedente alla morte di papa Innocenzo X sarebbe stata vista fare la spola tra il Vaticano e la sua dimora in piazza Navona per accaparrare quanti più beni possibile.

Pinelli e gli  incisori. Pittore, incisore e ceramista, Bartolomeo Pinelli nasce nel 1781 a  Trastevere, figlio di un modellatore di statue devozionali. Suo figlio Achille rielaborò in modo più sobrio il suo stile pomposo. G. Battista Piranesi nasce a Mogliano Veneto nel 1720 incisore, acquafortista e teorico dell’architettura italiano. Giovan Battista Falda nasce a Valduggia nel 1643 le sue “vedute” contribuiscono ad esaltare la magnificenza della città dei Papi. Giuseppe Vasi, nata a Corleone  nel 1710 ha pubblicato 10 volumi con 240 incisioni dei monumenti di Roma.

La più piccola chiesa di Roma. Se si percorre via di S. Marcello, lasciandosi alle spalle piazza dei SS.Apostoli, al numero 41/B, sulla destra, si noterà un piccolo passaggio addossato al palazzo Balestra. Il piccolo vicolo cieco conduce alla minuscola chiesa della Madonna dell’archetto. Eretta nel 1851 dall’architetto Virginio Vespignani, essa  è costituita da una piccola cappella dedicata alla Madonna causa nostrae laetitiae. Gli affreschi sulla cupola sono di Costantino Brugnoli, autore anche dei giganteschi affreschi che decorano la cupola del Campidoglio a Washington.

Etimologia di strade. Le grandi strade romane prendono il nome dai consoli che ne disposero la realizzazione; via Salaria  si ricollega invece al prezioso sale che dall’adriatico veniva condotto a Roma. La stazione Termini è riconducibile alla presenza delle vicine terme di Diocleziano. Piazza del popolo trae origine dal bosco di pioppi (populus) ivi esistente. Via Panisperna  è l’insieme di pane e prosciutto (panis et perna), distribuito ai poveri nella festa di S. Lorenzo. Largo Argentina si deve a Strasburgo (Argentoratum) patria del vescovo Giovanni Burkard, cerimoniere pontificio.

 

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