Nella lingua latina le preposizioni e/ex esprimono l’idea di allontanamento, di separazione, di provenienza, di privazione, anche di materia, sempre seguite dal caso ablativo.
Quante parole importanti nella lingua italiana iniziano con il prefisso E, che è sinonimo di allontanamento oppure dei concetti di extra o fuori, come per l’aggettivo enorme, ossia fuori dalla norma. Così l’eloquente (e+loquor) è colui che sa parlare a lungo e in modo forbito. Per il titolo onorifico egregio quella e iniziale sta a significare fuori, più precisamente fuori dal gregge della gente comune e quindi siamo in presenza di persona particolare per virtù, capacità o meriti. Non lontano da questo significato è l’appellativo di esimio, dal latino “eximere” “trarre fuori” con riferimento a chi ha qualità fuori dal comune. L’eiaculazione rimanda al latino ex-iacere ossia gettare fuori come accade negli uomini, nel momento culminante dell’intimità sessuale. Chi è l’eccitato? E’ colui che fa movimenti a scatto o comunque particolarmente veloci, dal latino ex-cito, avverbio che vuol dire velocemente. L’elegante, a guardar bene, è l’uomo che veste bene perché sa scegliere bene, come evidenziato dal verbo latino eligo, “scegliere”, lo stesso utilizzato per gli eletti, i prescelti. Curiosa l’etimologia di elegia, componimento poetico malinconico, carico di sentimento triste ed affettuoso, mosso spesso da malinconia o dai ricordi. Forse deriva onomatopeicamente dal greco “e e legein” cioè "dire ahi ahi". Avete mai pensato alla parola educazione? Essa proviene dal latino e-duco, ossia “condurre fuori”, più specificamente dalla famiglia, in altri termini insegnare ai figli i comportamenti giusti per vivere nella collettività dopo essere usciti o in procinto di uscire dall’alveo familiare. Emozione è ciò che fa battere il nostro cuore, che produce un extra movimento (e-moveo) nella nostra persona. L’erudito è sostanzialmente il soggetto che si contraddistingue per essere colto, o meglio lontano dal rozzo, dal rude (e-rudis). Le esequie ci riportano al verbo latino ex-sequor “accompagnare”, come si usa fare nei confronti della salma, del congiunto, prossimo alla sepoltura. L’esito di una vicenda si verifica quando questa è terminata o venuta fuori (dal latino ex-itum, part. passato del verbo ex-eo is exire). Tutti coloro che hanno avuto figli conoscono le malattie esantematiche, come morbillo, scarlattina e rosolia, caratterizzate dalla “fioritura sulla pelle” di macchie di vario colore, riconducibile alla lettura etimologica ex-anthos, “dal fiore”. L’esofago porta il mangiare dentro (eis-fago in greco) all’apparato digerente. Emendare significa rimediare ad un difetto che si vuole rimuovere (e + mendo). Esangue può definirsi colui che è esausto,”senza sangue”. Esorbitante. E’ tutto ciò che si pone al di là (ex) dal proprio giro (orbita). Anche il prezzo di un prodotto è esorbitante se fuoriesce dalla propria portata.
Non hanno a che fare con la preposizione e ma ugualmente meritevoli di richiamo sono altre parole inizianti con la e. Esoso vuol dire caro, gravoso sotto il profilo del costo e si può ricondurre per senso logico al termine aes, “bronzo” nell’antica Roma, come il materiale di molte monete in circolazione in quei tempi lontani. Esca viene dal verbo mangiare edo, lo stesso che conia l’aggettivo edule, mangiabile, come tanti frutti di mare così definiti. Esatto deriva dal latino exāctu(m), part. pass. di exigĕre , verbo che sta a significare sia ‘portare a termine, compiere’ e sia ‘pesare, ponderare accuratamente, senza errori’. L’equilibrio afferisce a cose dello stesso peso (equi+libra) mentre l’equivoco nasce quando si ascolta una voce uguale a quella di persona conosciuta, ma riferibile per errore ad altra persona.