Dai cassetti emerge una cartolina artistica con il sigillo autorevole di un maestro della corrente metafisica come Giorgio De Chirico che riesce a mettere insieme, in un contesto senza tempo, figure classiche come Bellerofonte ed il cavallo alato Pegaso, con l'innovazione tecnologica, rappresentata, nei primi anni cinquanta, da una apprezzata vettura come la FIAT 1400.
Questa rappresenta il futuro sia in senso assoluto e sia in senso relativo, rispetto alla automobile del passato, che possiamo scorgere con il suo fascino indubbio, mentre sembra volare tra le nuvole che dominano l'intera scena proposta dall'artista greco di Volo.
La Fiat 1400, prodotta anche nella versione "1900", costruita dal 1950 al 1958 fu la prima vettura della casa torinese ad adottare la scocca portante anziché la tradizionale struttura a telaio. La scocca portante era stata brevettata dalla carrozzeria Budd di Detroit che fornì alla Fiat la necessaria assistenza tecnica per lo stampaggio e la saldatura dei lamierati; l'intento di questa joint venture era quello di costruire un'auto che potesse piacere anche agli americani.
Ne testo della cartolina, spedita il 24 settembre 1950, il mittente esprime il dispiacere per la mancata partecipazione ad una serata in quel di Torino, del direttore generale della Banca Popolare, cui la cartolina è destinata. Tra i francobolli timbrati, due sono da 5 lire ed uno da 6 lire.
La cartolina, di assoluto pregio storico ed artistico, è valutata sul mercato intorno ai 65 euro.
De Chirico: Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico è nativo di Volo, capitale della Tessaglia, in Grecia, il 10 luglio del 1888, segno zodiacale Cancro, da genitori italiani appartenenti alla alta nobiltà. Nel 1891 morì Adelaide la sorella maggiore e ad Atene venne alla luce il fratello Andrea Alberto, che assumerà dal 1914 lo pseudonimo di Alberto Savinio per la sua attività di musicista, letterato e pittore. Nel 1910 a Firenze, De Chirico dipinse la sua prima piazza metafisica, l'Enigma di un pomeriggio d'autunno; dal 1911 al 1915 l'artista visse a Parigi, dove frequentò i principali artisti dell'epoca come Guillame Apollinaire, Max Jacob e Pablo Picasso. Fu soprattutto la frequentazione con Apollinaire a influenzarlo. Subì l'influenza pure di Paul Gauguin, da cui presero forma le prime rappresentazioni delle piazze d'Italia. Sono quelli gli anni in cui crebbe la sua fama grazie anche alla pittura dei suoi primi manichini. Negli anni parigini compì alcune delle opere pittoriche fondamentali per il XX secolo. Successivamente si spostò a Ferrara e lì venne a contatto con Carlo Carrà e Filippo de Pisis. Dopo un lungo soggiorno a New York, nel 1944 si trasferì a Roma, in Piazza di Spagna, dove aveva anche il suo atelier. Negli anni sessanta lavorò nel suo studio Massimiliano Fuksas. Morì a Roma il 20 novembre del 1978 al termine di una lunga malattia. Pochi mesi prima, il suo novantesimo compleanno era stato celebrato in Campidoglio. Il suo sepolcro si trova in una cappella, a lui dedicata, nella chiesa di San Francesco a Ripa: qui è situata la tomba del venerabile Antonino Natoli da Patti, di cui il pittore era devoto e benefattore dell'Ordine dei Frati Minori.