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Home Arte cultura e tempo libero Per Domenica 8 ottobre l’Associazione Culturale TevereNoir ripropone la visita alla Polledrara di Cecanibbio

Per Domenica 8 ottobre l’Associazione Culturale TevereNoir ripropone la visita alla Polledrara di Cecanibbio

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Si tratta di un viaggio indietro nel tempo...a 300.000 anni fa. Si potranno vedere i resti fossili riconducibili all'era del pleistocene, accompagnati da un paleontologo

 

Roma è nota in tutto il mondo per la famosa eredità lasciata dai Romani “antichi”: gli splendidi monumenti che tutti conosciamo. Ma pochi conoscono un’eredità che viene da un passato molto più “antico”, qualcosa come 300mila anni fa! In due periferie romane sono venuti alla luce e musealizzati, due giacimenti fossili del Pleistocene con resti soprattutto di elefanti del tipo “antico”, ma anche animali di taglia minore come bue primigenio o cervoMa anche ossa umane! Il più grande di questi giacimenti fossili è costituito dalla Polledrara di Cecanibbio.

La visita è guidata da un paleontologo e gli scavi sono ancora in corso.

 

VISITA ESCLUSIVA CON PERMESSO SPECIALE - Quota per persona: 10 euro

APPUNTAMENTO: ore 12,00 all’ingresso del Museo (via di Cecanibbio snc – Roma)

Si prega di voler dare conferma entro mercoledì 4 ottobre.

 

“La Polledrara ” si trova a circa 20 km a nord ovest di Roma, sulle pendici del complesso vulcanico  Sabatino.  Fu  identificato  nel  1984  ed  è  il  più ricco deposito paleontologico d’Europa e l’unico in Italia ad avere tracce dei bufali di 300 mila anni fa.

Lo  scavo  archeologico  comprende  sia  un  tratto  dell’antico  alveo  fluviale  sia  un’area  ad ambiente palustre, in cui si sono conservati numerosi reperti faunistici. In quel luogo 300 mila anni fa scorreva un piccolo corso d’acqua. Sul fondo dell’alveo si sono accumulate nel corso di 2 o 3 mila anni, le ossa di animali morti sulle rive del torrente e poi lì trascinati dalle correnti.  Trasformatosi  poi  in  una  palude,  gli  animali  che arrivavano  nell’alveo rimanevano imprigionati e lì morivano. La scoperta di numerosi resti fossili per la maggior parte  dell’Elefante  antico  e  del  Bue  primigenio ha  permesso  di  ipotizzare  un’intensa presenza  umana  e animale  nell'ambiente  palustre.  In  particolare,  è  stato  portato  alla luce lo scheletro di un elefante rimasto intrappolato  nel fango, tra le cui vertebre é stato rinvenuto il cranio di un lupo. Associati ai  reperti  faunistici  sono  stati  raccolti oltre  500  manufatti  consistenti  in  piccoli  ciottoli  di  selce  e  di  calcare  siliceo,  che testimoniano  la  presenza,  nella  zona,  dapprima  dell’Homo  erectus  (area  di  Castel  di Guido)  poi  dell’Homo  sapiens  neanderthalensis  (area  Maccarese - Fregene)  ed  infine dell’Homo sapiens sapiens (insediamento protostorico di Maccarese), che probabilmente vi  si  recava  per  nutrirsi  degli  animali  morti.  Lo  scavo,  collocato  all’interno  di  una struttura museale di 900 mq, è visitabile attraverso una passerella sospesa.

​La visita si svolgerà solo al raggiungimento di 20 partecipanti

Si prega di      voler dar         e conferma entro mercoledì 4 ottobre.

Informazioni e prenotazioni:mail  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.     ;  cell.  3384682440, 3771342474

Come raggiungere il sito       (con mezzi privati attraverso due strade):

- al km 11 della Via di Boccea, dopo un bar            - tabacchi sulla destra, svoltare a sinistra in Via Francesco  Ercole,  percorsi  circa  200  m,  dopo  il  casale,  svoltare  a  destra  e  proseguire per circa 2 km fino a raggiungere il museo.

- al km 22 della via Aurelia, al bivio Fregene-Anguillara, svoltare a destra e prendere la strada  con  direzione  Anguillara,  dopo  circa  5  km  svoltare  a  destra  e  prendere  Via Cecanibbio per circa 1,5 km fino a raggiungere il museo.

Il sito del giacimento fossile

 

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