Roberto Bernardi ci accompagna nella visione del film con una accurata recensione su questa storia di gente comune, sui personaggi, sugli attori, sulla scoperta del clothesline drama da parte del regista, sul’incontro/scontro verbale tra De Niro e Lawrence, una scena cult da non perdere......
“IL LATO POSITIVO” (Silver Lining Playbook) – U.S.A. 2012
di David O. Russell
Paddy Chayefsky[1], uno dei più grandi sceneggiatori statunitensi di sempre, scriveva, negli anni ’50, periodo dei suoi primi importanti riconoscimenti: “Preferisco il mondo del quotidiano, dell’ordinario, del non teatrale. I personaggi principali sono tipici, non eccezionali, e le situazioni sono altrettanto tipiche. L’essenza della commedia risiede nel suo realismo letterario. Cerco di scrivere i dialoghi come se si trattasse di una registrazione al magnetofono, e cerco di vedere le scene come se una macchina da presa fosse puntata sulla gente a sua insaputa e registrasse, senza che se n’accorgesse, qualche momento della sua vita”.
Questo usus scribendi di pura marca Chayefskiana ha “tagliato” ed influenzato trasversalmente tutti i cicli temporali del cinema americano a partire dal 2° dopoguerra fino a giungere ai nostri giorni. Prove tangibili che testimoniano questa presenza “ingombrante”(nel senso positivo del termine) sono le molte commedie indipendenti stile Sundance[2] e, a macchia di leopardo, alcune opere prodotte dalle Majors con budget ben più consistenti.
David O. Russell[3], folgorato sulla via di Damasco, scopre la strada del clothesline drama (vita modesta di gente modesta) dopo una lunga pausa di silenzio nella sua carriera di autore e regista in ascesa. (Ri)esordisce nel 2010 con la storia, solo diretta, del tormentato rapporto di due fratelli pugili (“The Fighter”), e prosegue (aggiustando il tiro) con “IL LATO POSITIVO”. E’ cronaca di gente comune, alle prese con problemi quotidiani, grandi o piccoli, veri o presunti. Una middle class alla ricerca di un posto al sole o, almeno, di uno scampolo di serenità.
“Cosa? Mi stai prendendo in giro? La domenica? Io amo la domenica. Vivo per la domenica. L’intera famiglia è insieme. Mamma fa le braciole, papà si mette la maglia della squadra e tutti guardiamo la partita. Sì, mi fa impazzire…”. E’ l’ incipit del film; sono le parole che Patrick Solitano (Bradley Cooper), uscendo da un istituto psichiatrico, rivolge a sua moglie Nikki (che non è presente), nel tentativo e con la convinzione di riconquistarla. Noi, che guardiamo ed ascoltiamo, gli siamo addosso. E non lo lasceremo più, fino alla fine. I primi piani dominano, la macchina a mano abbonda, con largo uso ma senza abuso. Costretti, quindi, a subire le influenze del suo bipolarismo, delle sue esplosioni di rabbia e dei suoi momenti di quiete. Pat vuole, comunque, “tirare fuori il lato positivo da questa negatività… farne benzina per trovare il lato positivo”. Questo dice a suo padre, Pat Sr. (Robert De Niro), al quale lo lega una vita di promesse, scommesse e aspettative mancate. Storie di ordinary people, appunto: tra le righe dello script di D. O.Russell, Chayefsky regna sovrano.
Noi di Prometeo-Ricerca, così poco propensi a offrirvi solitamente cinema made in U.S.A. a favore di opere più di nicchia, ci concediamo uno dei pochi strappi alla regola:
- per un film più di scrittura che di regia. Il che, oggigiorno, è cosa più preziosa che mai;
- per i dialoghi, che spiccano per sincerità e spontaneità;
- per una Jennifer Lawrence che, dopo la rivelazione come protagonista di “Un gelido inverno” (2010), trova nel personaggio di Tiffany Maxwell l’occasione perfetta per stendere tappeti di velluto alla sua futura carriera di attrice (Golden Globe ed Oscar come migliore attrice protagonista 2013);
- per un Bradley Cooper che fuoriesce dal limbo dei suoi ruoli sempre un po’ tetragoni per interpretare un Pat Solitano in modo esemplare;
- per un Robert De Niro/Pat Sr. che si carica, dopo molto tempo, di un ruolo degno della sua statura di attore;
- per una scena cult che, da sola, almeno nella versione originale, vale la visione del film: l’incontro/scontro verbale tra De Niro e Lawrence in casa Solitano davanti ad una specie di “ola” messa in atto dai familiari e dagli amici presenti. Vedere per credere…
Roberto Bernardi
[1] Paddy Chayefsky, (New York USA 1922-1980), a tutt’oggi unico sceneggiatore ad aver vinto, da solo, 3 Academy Awards. Vi suggeriamo di recuperare, tra i tanti film da lui scritti:” Marty” (1955), “Pranzo di nozze”(1956) e “La notte dello scapolo(1957).
[2] Sundance Film Festival e Sundance Institute (fondato da Robert Redford all’inizio degli anni 80) sono diventate le più importanti istituzioni statunitensi per la presentazione ed il finanziamento del nuovo cinema indipendente: una inesauribile fucina di film di qualità.
[3] David O.Russell si fa notare, proprio al Sundance Film Festival, con il suo promettente film di debutto, “Spanking the Monkey”, nel 1994. Dopo altri tre film d’autore, tra i quali spicca il noto “Three Kings”, un blackout lungo 6 anni.