Tanta qualità e spiccata originalità nelle pietanze del portodanzese doc Maurizio Criscuolo, presentate in un locale accogliente, da collocare nel podio ideale della ristorazione della città di Nerone
Il locale è in una buona posizione, a due passi da Villa Albani, in via Aldobrandini (si entra dal retro) ed appare subito molto curato in ogni particolare. Due salette accoglienti, senza urla fuori controllo, con uno spazio esterno allestito in primavera/estate. Siamo in un edificio che merita l’appellativo di storico, dal corpo romano e dalla veste settecentesca, opera dei Fontana, un immobile che conserva il primato di gioiello dell’arte utilitaria pubblica, da Papa Innocenzo concepita per i suoi fedeli pescatori e per i viaggiatori.
La panoramica dei primi presenta caratteri di originalità con una scelta tra otto fantastici manicaretti, a partire dai celebratissimi tubetti alla Gennarino, un piatto di ditalini che ha tanta storia e tanto sapore, come ci racconta la ristoratrice Anna Chiara, che ricorda questo personaggio della Anzio del passato, che con molluschi sgusciati ed altro pesce di paranza, unito al pomodorino locale, usava imbastire quel sughetto che ancora oggi lascia estasiati. Non da meno i tagliolini alla tracina, pesce dal sapore meraviglioso se si esclude quella terribile gobbetta di spine che lascia un ricordo doloroso ai malcapitati bagnanti. Notevoli anche i paccheri alla amatriciana di tonno affumicato, binomio superlativo, dal sapore deciso. Molto richieste le eliche con sugo di rana pescatrice e menta. Non mancano i classici, dal risotto alla pescatora alla zuppa di pesce, anche se meritano un assaggio anche gli gnocchi mazzancolle e bottarga e lo spaghettone Felicetti (azienda di assoluto blasone) il Valentino con crostacei e aglione.
Da sottolineare le portate abbondanti e scenografiche, oltre alla pregevole abitudine di portare spesso in tavola i pesci utilizzati per i sughi di tali pietanze. Tra i secondi, anch’essi molto attraenti nella estetica e nella quantità, con un costo rapportato al peso dei pesci, la frittura di pescato è molto apprezzata anche perché accanto a gamberi (sgusciati) e calamaretti, puoi trovare anche una sogliola di 20 centimetri! I calamari ripieni, farciti di caponata, sono teneri e, serviti con salsa di pomodoro fatta in casa, richiamano la migliore cucina mediterranea. Il polpo alla gallega, con accompagnamento di patate, ci porta alla migliore tradizione delle feste galiziane. Eccellenti, anche per l’originalità, i profiterolles di baccalà, una vera leccornia difficile da dimenticare. In lista anche la Catalana di crostacei, le capesante con crema di zucca e porro fritto, il tonno al tamarindo, le seppie in zimino (un piatto "denso e oleoso" accompagnato da pane bruschettato in uso in Liguria e Toscana, oltre che nella Sardegna sassarese).
Il pescato del giorno, quintessenza di questo ristorante lo si può godere in saor (piatto veneziano condito con cipolle in agrodolce, pinoli e uvetta), nella tajine (tipica pentola maghrebina adatta per cotture lunghe) con broccolo romanesco ed alloro oppure in versione “le creuset” (pentola in ghisa prodotta in una celebre fonderia francese), con foglie di sedano, cardamomo e patate. A differenza di molti altri ristoranti anziati di primo livello, qui non c’è l’antipasto a portate (di solito dieci) con varie combinazioni di pesce con prodotti di terra, verdure e salsette varie; trovi invece una insalata di mare “espressa”, ossia realizzata su richiesta del cliente, con una raggiera di cozze sul bordo esterno piatto che fa da contorno alle delizie disposte nel centro piatto (alici, altri frutti da mare, tentacoli di polpo etc.), insomma una sorta di tavola rotonda di re Artù riempita come un quadro di Arcimboldo. Per chi vuole c’è una appetitosa insalata di rinforzo con vegetali vari. Il pane, presenza essenziale in ogni buona tavola, è quello di Lariano.
I crudi non rientrano nella filosofia di Osteria Nuova ma su richiesta si possono comunque avere. Al servizio c’è un solerte Andrea, un romano doc dell’Alberone, prodigo di consigli con la giusta confidenza. Forse con i dolci, perlomeno con la torta della nonna, un piccolo passo indietro si registra rispetto al top che meritano tutte le altre proposte di pesce. In menu anche Zabaione freddo, Cheescake al pistacchio, creme caramel al cocco, tiramisù e crostata di marmellata fatta in casa.
Se i primi hanno un prezzo medio di 24 euro, va detto che nel conto non trovi il costo dei coperti ed il buono assortimento di vini non si muove su binari di spesa esagerati. In questo bel localino, di fronte al giapponese Genkai ed alla pizzeria friggitoria Antico Grottino, il proprietario e cuoco Maurizio Criscuolo, portodanzese doc, forte della lunga ed apprezzata esperienza gastronomica maturata nel suo stabilimento Jolly di Lavinio, ha portato tanta qualità, idee nuove e vincenti, emozioni gastronomiche tangibili, che portano l’Osteria Nuova a primeggiare nel panorama della ristorazione anziate, ove sono tanti gli approdi goderecci per gli avventori di ogni luogo che qui arrivano alla ricerca di raffinate degustazioni al sapore di mare. (Di Alberto Alfieri Bordi)
Lunedì-Venerdì 19.30-23.00 Sabato 12.30-15.00/ 19.30-23.00 Domenica 12.30-15.00 Martedì Chiuso 349 6169154 Tel.06 9830047 · Via Aldobrandini, 28, Anzio .
l sito del ristorante Osteria Nuova
La tracina o pesce ragno. Diffusa nei bassi fondali sabbiosi di tutto il mar Mediterraneo presenta un corpo cilindrico ma appiattito sul ventre, con testa arrotondata, bocca molto grande rivolta verso l'alto e occhi posti molto in alto sulla testa. La lunga pinna dorsale è preceduta da una pinna formata da 5-6 raggi-spine cavi, collegati a una ghiandola velenifera. Altre spine velenifere sono poste sull'opercolo branchiale. La livrea è variabile da specie a specie, anche se tutte presentano un ventre giallo-bianco, mentre il resto del corpo ha un colore di fondo bianco, giallo o beige marezzato di bruno o di nero. Le dimensioni variano dai 15 cm di Trachinus collignoni ai 53 cm di Trachinus draco. La tracina si infossa nel fondale sabbioso, lasciando liberi solo gli occhi e le spine velenifere. Quando una preda capita a portata di bocca esse escono velocemente dal loro nascondiglio. Si cibano di piccoli pesci e crostacei.
Le tracine sono pescate per le loro carni delicate, anche se conosciute come pesce povero. Sono cucinate in bianco, se grandi, oppure fritte o ancora aggiunte alle zuppe e ai brodi di pesce se piccole. Vengono catturate sia con le reti da posta che con vari tipi di lenze, compresa la pesca alla traina e anche la pesca a strascico. Dato che il veleno della puntura di tracina è sensibile al calore, uno dei rimedi più efficaci è quello di immergere immediatamente la zona colpita in acqua molto calda (almeno 40° C) per circa un'ora; questo permetterà di attenuare il dolore. Se l'acqua calda non è disponibile, si può sfruttare il calore della sabbia.