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Home Eventi culturali in diretta "Storia dell'immigrazione straniera in Italia" dal 1945 ai nostri giorni di Michele Colucci

"Storia dell'immigrazione straniera in Italia" dal 1945 ai nostri giorni di Michele Colucci

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Il libro del ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto sugli studi delle società del Mediterraneo -  è stato presentato il 26 novembre presso il CSER - Centro Studi Emigrazione di Roma (dal nostro inviato)

 

 

Conosco bene Michele Colucci e di lui ricordo l'attenzione che ha sempre riservato ai tanti dibattiti ed alle decine di conferenze che io, allora viceprefetto e  Steering Board Member per l'Italia presso la Commissione Europea e Maria Eugenia Cadeddu, coordinatrice del CNR quale Punto di Contatto dell'Italia per lo European Migration Network, abbiamo organizzato. Sempre puntuali ed acute le sue domande ed i suoi interventi, specchio di una curiosità vorace e di una indole di storico consumato. Lo studio e l'impegno pagano sempre, magari tardi e quando meno te l'aspetti, ed ecco il libro "Storia dell'immigrazione straniera in Italia", una ricostruzione attenta e fedele e direi fondamentale per capire l'immigrazione straniera in Italia ad oggi, 27 novembre 2018, perchè domani è un altro giorno e le dinamiche politiche, sociali, economiche del pianeta ovvero di un singolo Stato potrebbero cambiare un mosaico, come quello delle migrazioni, in continuo divenire, come evidenziato da Nadan Petrovic, docente universitario a La Sapienza, nel suo ampio intervento al Centro Studi Emigrazione di via Dandolo lo scorso 26 novembre.

La panoramica che l'autore ci propone fluisce senza pausa su un fenomeno planetario inarrestabile  e strutturato che vede, paradossalmente, il mondo dei più deboli, dei disperati di ogni angolo del mondo, mettere in crisi i potenti della terra, i Paesi ricchi, la politica che conta, le istituzioni, anche internazionali, che decidono le sorti delle collettività.

Alcuni fotogrammi della proiezione in cronaca di Colucci sono passaggi epocali della storia migratoria in terra italiana, gli arrivi massivi degli Albanesi nel 1991, la tragica vicenda di Rosarno, le stragi in mare del 2016, e tanti altri eventi di primo piano, intorno ai quali ruotano le normative europee, la copiosa legislazione italiana, la voce dei media, il ruolo delle organizzazioni umanitarie, le contrastanti posizioni politiche, la nostra macchina governativa di primo soccorso, accoglienza ed integrazione (mancata?), un caleidoscopio di componenti, spesso a tinte fosche proprio per la sorte dei migranti, mirabilmente riportate, in un contesto organizzato, nelle circa 250 pagine del libro edito da Carocci.

Punto di partenza il 1945, punto di arrivo "come capire l'immigrazione con la storia dell'immigrazione", ma in mezzo ai due estremi, un anno di riferimento ed una formula di conoscenza, non ci sono solo le tante teorie sul tema, i paradigmi più evoluti sul destino di ogni migrante (equivalente ad ogni vita umana!);  ci sono i fatti, c'è la verità (spesso aspra) delle cose, che l'autore mette al primo posto con dovizia di particolari, affinchè il lettore, non condizionato, non manipolato, possa autonomamente comprendere gli accadimenti e tutti gli interessi ed i protagonisti con essi interagenti, per crearsi una convinta valutazione, attraverso la storia, dell'immigrazione  straniera in Italia.

Emblematico, al riguardo, l'incipit del libro,  qui riportato, che riporta l'autentica vicenda  di un cittadino sudafricano.. ..tal Jerry Masslo,  sbarcato all'aeroporto di Fiumicino nel 1988 e, ucciso nella sua baracca proprio alla fine della stagione di raccolta, in un tentativo di rapina, nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1989. Un nome che ai più non dice nulla ma che invece andrebbe divulgato, insieme alla sua esistenza, per capire qualcosa di più sulla vita di un emigrato...anche in un Paese "civile" come l'Italia. (A. Bordi)

Pagina 11:

"Aeroporto di Fiumicino, 21 marzo 1988. Da un volo proveniente dalla Nigeria sbarca un cittadino sudafricano. Immediatamente dichiara alle forze di polizia presenti allo scalo la volontà di richiedere l’asilo politico. La domanda viene accolta con scetticismo dai funzionari. Nel 1988 esiste in ancora Italia la cosiddetta “riserva geografica”, per cui a parte pochissime eccezioni solo i cittadini dell’Europa dell’est possono accedere al diritto d’asilo.

L’uomo insiste per mettersi in contatto con Amnesty International, che raccoglie la sua testimonianza. È fuggito dal Sudafrica a seguito delle persecuzioni subite dal regime dell’apartheid, ha perso una figlia colpita da un proiettile durante una manifestazione: la sua è una richiesta del tutto legittima. Dopo due settimane trascorse in camera di sicurezza presso l’aeroporto, arriva l’esito della sua domanda: negativo.

Nonostante la mediazione dell’Acnur (Alto commissariato Nazioni unite per i rifugiati), la richiesta è bocciata. Dopo la fuga dal Sudafrica, il passaggio in Zimbabwe, l’arrivo in Zambia, un avventuroso viaggio per mare verso la Nigeria e la tappa in Italia le sue peripezie sembrano non finire.

Nel 1988 l’Italia non ha un protocollo omogeneo da seguire nei confronti di chi subisce il rigetto di una richiesta d’asilo. Per chi si trova in tale condizione si apre una stagione dai contorni indefiniti. Il trentenne sudafricano trova una sistemazione presso la Tenda di Abramo, centro di accoglienza gestito a Roma dalla comunità di S. Egidio. Continua attraverso l’Acnur a cercare di sbrogliare la matassa del suo caso giuridico: sembra possa esserci una opportunità di accoglienza da parte del Canada. Intanto, impara la lingua italiana e conosce la città di Roma. Inizia a svolgere lavori precari in edilizia e nei mercati, senza contratto perché privo del permesso di soggiorno.

All’arrivo dell’estate i soldi scarseggiano, il piccolo contributo versato dall’Acnur è davvero esiguo e come tanti suoi amici si spinge fino alla provincia di Caserta, a Villa Literno, per lavorare, senza contratto, come raccoglitore di pomodoro. Vive due mesi in una baracca, sottoposto a ritmi di lavoro e condizioni di vita piuttosto duri. Trascorre ancora un inverno e una primavera a Roma e nell’estate del 1989 si mette di nuovo in viaggio per Villa Literno. La situazione è peggiore rispetto all’anno precedente. I braccianti stranieri sono molti di più, rivendicano salari migliori e condizioni di alloggio più umane. Dall’altra parte trovano imprenditori e caporali che non ne vogliono sapere delle loro richieste. La tensione è alta per tutta l’estate: si susseguono episodi di intolleranza che provengono anche da una parte della popolazione locale.

Jerry Masslo, il protagonista di questa breve storia, viene ucciso nella sua baracca proprio alla fine della stagione di raccolta, in un tentativo di rapina, nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1989.

La sua morte è entrata nella storia dell’Italia contemporanea e sappiamo molto su ciò che avvenne dopo che fu ucciso: manifestazioni locali e nazionali, una nuova legge sull’immigrazione, la diffusione di una coscienza antirazzista. Il problema – paradossalmente – è che la vita di Jerry Masslo non è altrettanto nota. La sua vita, dal momento dell’arrivo in Italia, è stata condizionata dalla burocrazia, dalle scelte delle classi dirigenti, dalla congiuntura internazionale, dal ruolo dell’opinione pubblica, dalla posizione nel mercato del lavoro, dagli organismi assistenziali, dai conflitti sociali, dagli interventi delle forze dell’ordine: un intreccio che ne ha condizionato l’esito in modo determinante.

Tornando indietro nel tempo, ma andando anche molto oltre l’omicidio di Masslo, le pagine che leggerete cercheranno di fare luce non solo sulla sua vita e sui milioni di immigrati che hanno transitato e abitato l’Italia ma anche sulle dinamiche politiche ed economiche, soprattutto nazionali, che ne hanno influenzato i percorsi.

 

L’obiettivo è quello di ricostruire le linee essenziali di sviluppo del fenomeno dell’immigrazione straniera in Italia, in un periodo storico che va dalla fine della seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri.

L’Italia non è più un paese di “recente” immigrazione. Il fenomeno è presente in misura significativa già negli anni settanta del Novecento e gli arrivi di profughi, lavoratori, studenti dall’estero sono segnalati già alla fine degli anni quaranta e nel corso degli anni cinquanta e sessanta. Certamente la crescita esponenziale dell’immigrazione straniera è databile agli ultimi 25 anni, ma per comprenderla a fondo è bene non schiacciare sul presente tutte le sue caratteristiche e guardare alle tappe con cui si è manifestata. Continuare a considerare l’Italia come un paese di “recente” immigrazione è sbagliato, perché non ci permette di guardare alla dimensione strutturale che ha assunto il fenomeno già negli anni settanta-ottanta e perpetua quel senso di eccezione, di emergenza, di stupore rispetto alla realtà dell’immigrazione straniera che non era giustificabile già nel 1978, quando il Censis pubblica il primo rapporto organico sui lavoratori stranieri in Italia: un atteggiamento destinato a diventare ancora più imperdonabile col passare del tempo.

Il volume si apre con la ricostruzione del contesto post-bellico, durante il quale è soprattutto la presenza di profughi nel nostro paese a manifestarsi in forme visibili e particolarmente discusse a livello politico e istituzionale. Successivamente viene ricostruito l’andamento dei primi flussi di immigrazione dall’estero, nel corso degli anni sessanta e dei primi anni settanta: persone provenienti dalle ex colonie, studenti, lavoratori e lavoratrici provenienti dall’Africa settentrionale e non solo.

Il tema della crisi degli anni settanta, del suo impatto sul mercato del lavoro e delle trasformazioni che produce rispetto allo sviluppo di nuovi flussi di immigrazione è oggetto del terzo capitolo, dedicato agli anni settanta e agli anni ottanta, quando abbiamo le prime tracce di un interesse istituzionale e scientifico al fenomeno. Negli anni ottanta la presenza sul territorio si ramifica e si intensifica, soprattutto in alcune zone e in alcuni settori, al punto da determinare il varo della prima legge, che risale al 1986.

Al periodo 1989-1992 è dedicato il quarto capitolo. Sono effettivamente gli anni della “svolta”: cambiano i flussi dopo la caduta del muro di Berlino, si registrano le prime mobilitazioni antirazziste di massa, entra in vigore la legge Martelli, avvengono gli sbarchi dall’Albania che hanno un impatto molto forte sull’opinione pubblica, si moltiplicano gli arrivi di profughi, viene approvata la nuova legge sulla cittadinanza del 1992.  Nel corso degli anni novanta i flussi assumono una consistenza ancora più variegata, alcuni gruppi si stabilizzano in modo ormai duraturo, crescono i flussi per lavoro, la geografia della fuga dalle guerre cambia e si ramifica ulteriormente, a partire dalle guerre balcaniche e dal conflitto in Somalia. Nel 1998 abbiamo una nuova legge, ulteriormente modificata nel 2002.

Il 2001 è un altro anno-chiave: il censimento registra per la prima volta il superamento del milione di stranieri residenti e le elezioni politiche sono dominate per la prima volta dal tema dell’immigrazione, entrato ormai stabilmente nel dibattito pubblico. Gli ultimi anni sono caratterizzati da una successione eccezionale di eventi legati all’immigrazione, che il volume cerca sinteticamente di descrivere nel sesto e settimo capitolo. Ma soprattutto si registra un incremento quantitativo che in Europa è davvero un caso notevole: al 2017 i residenti stranieri sono più di cinque milioni, nel giro di 25 anni sono cresciuti di più di 4 milioni di unità.

È tutta la società italiana a confrontarsi col fenomeno: dalla scuola al mercato del lavoro, dalla sanità alla giustizia, dallo sport fino alla cultura possiamo leggerne la presenza in modi davvero diversi e molteplici. La crescita sembra terminare proprio a seguito della nuova crisi economica internazionale scoppiata nel 2007-2008, ma l’immigrazione non smette di incidere sull’assetto politico, sociale ed economico. E soprattutto si modifica ancora: aumentano i flussi di rifugiati, cresce la posizione di transito del nostro paese, si moltiplicano le acquisizioni di cittadinanza, mentre vecchie e nuove migrazioni si intrecciano, si accavallano e si avvicendano. Mentre questo libro va in stampa, la polemica politica sull’immigrazione in seguito all’insediamento del governo Conte ha raggiunto probabilmente il livello di tensione più alto nella storia dell’Italia repubblicana".