Le iscrizioni greche presentano sui lati una traduzione in lingua latina ed in italiano, perfettamente leggibili dopo la recente rubricatura. Ricorda per certi versi la famosa Stele di Rosetta, anch’essa scritta in tre diverse grafie, nello specifico l'egiziano geroglifico, l'egiziano demotico ed il greco, che permise una prima decifrazione dei caratteri egizi.
Il tempio fu disegnato da Cristoforo Unterperger ed eseguito nel 1792, nel quadro del rinnovamento voluto da Marcantonio Borghese. E’ composto da frammenti di architetture antiche provenienti dal Foro Romano, accostati a parti moderne a fingere una rovina, secondo la moda dei giardini all’inglese. Dietro il prospetto, su un piedistallo, è la statua antica di Annia Regilla. Ai lati sono state collocate due are con le copie delle iscrizioni greche e della versione metrica latina che decoravano l’ingresso della villa di Erode Attico alla Caffarella. Infatti Erode Attico commissionò al poeta greco Marcello di Side un panegirico di Regilla, che fu inciso in queste due lastre di marmo trovate nel 1607 e nel 1617 di fronte alla chiesa di San Sebastiano in occasione degli scavi di ristrutturazione dell'edificio ordinati dal cardinale Scipione Borghese. I due reperti finirono poi a Parigi e ora sono custoditi nel Museo del Louvre. «Annia Regilla, moglie di Erode, luce della casa, alla quale queste proprietà appartennero»
Il componimento,in 94 esametri, invita le donne romane a recare offerte al tempio che racchiude la statua di Regilla, discendente di Enea e perciò di Afrodite, e ora è onorata da Demetra e Faustina, della quale fu compagna nell'infanzia. Ora Regilla sta nelle isole dei be
ati, lì portata dalle brezze di Zefiro per ordine di Zeus. La statua di Regilla è stata eretta nell'area del Triopio, poiché ella fa ora parte delle più antiche eroine: non è infatti né una mortale, né una dèa,per questo non ha né un tempio né una tomba, né riceve gli onori dei mortali, né gli onori dovuti agli dèi.
Erode e Regilla tra mondo greco e mondo romano. Appia, II secolo d.C.: due persone di nobili origini, due famiglie tra le più in vista dell’epoca, lui nato in Grecia ma eccezionalmente educato in parte a Roma, lei romana ma poi sposata e trasferitasi con la famiglia in Grecia; il simbolo dell’unione di due mondi, di due mentalità, di due tradizioni; vari figli che nascono e muoiono di peste, un erede maschio che sembra poco adeguato; un grande sogno che, dopo due decenni vissuti apparentemente al massimo, resta troncato dalla morte di lei, incinta, seguita dalla denuncia (di uxoricidio...per aver “spento la luce”…) contro di lui, un processo senatorio, l’assoluzione, alcune estreme manifestazioni di lutto, molti dubbi che rimasero e che tuttora non riusciremo a dissipare, dato che neppure i contemporanei ci sono riusciti! Ben sette testimonianze epigrafiche, rinvenute tra la Caffarella e l’Appia Antica, nell’area del Triopio (da Triopas re di Tessaglia o relativo al famoso santuario che a Demetra, dea delle messi, era stato dedicato in Asia Minore, a Cnido), ci raccontano la storia di questa famiglia.
Cosa c’entrano questi personaggi con il tempio di Antonino e Faustina, che agli inizi del XVII secolo viene collocato nel parco da Marcantonio IV Borghese secondo la moda del tempo di dare lustro agli spazi verdi con “ruderi” richiamanti il passato prestigioso di Roma? Ebbene i cippi ai lati del tempio, copie degli originali del museo del Louvre, e recentemente restaurate (rubricatura ben realizzata), richiamano proprio queste due figure con una corposa citazione in lingua greca, tradotta nei due lati sia in latino che in italiano. La statua sul fondo del tempio tetrastilo con il timpano dimezzato fu ripescata dal committente tra le tante opere conservate nei suoi depositi.
Il 12 settembre scorso si è svolto presso la sala della soprintendenza, alla Casina dell’Orologio, un evento dedicato a tale suggestiva vicenda. Dopo una breve introduzione della dottoressa Angela Napoletano sul Tempio di Antonino e Faustina, è stata presentata la pubblicazione “Regilla, luce della casa - le epigrafi del Triopio sull’Appia antica” a cura degli autori, prof. Paolo Re e dott. Tommaso Serafini.
Ricordiamo che Il cenotafio (tempio funebre privo della salma)di Annia Regilla è un monumento sepolcrale della Roma antica situato tra il II e il III miglio della via Appia antica. È chiamato anche tempio del dio Rediculo. Il monumento, risalente alla seconda metà del II secolo d.C., completamente costruito in laterizio, è ben conservato ed è di grande interesse sia per la tipologia architettonica, che segna un'evoluzione nella tipologia sepolcrale romana, sia per la qualità artistica della decorazione in cotto.
L'edificio, ammirato da architetti rinascimentali quali Antonio da Sangallo il Giovane e Baldassarre Peruzzi e ritratto dal Piranesi e dal Labruzzi, venne usato come fienile per secoli, compromettendo alcuni elementi legati all'originaria funzione, ma permettendone la conservazione grazie alla manutenzione continua.
Il tempio di villa Borghese nulla ha a che vedere con il tempio esastilo di Antonino e Faustina che si trova al Foro Romano di Roma ed è dedicato all'imperatore Antonino Pio ed alla moglie Faustina. Si trova a nord della Regia, tra la basilica Emilia e il tempio del Divo Romolo.