Il presidente del COMIRAP, parlando con una funzionaria della Fondazione, ha ricordato come, a soli 7 anni, lui stesso, attore in erba, abbia girato nel ruolo di comparsa, insieme al grande attore, una scena del film Il Vedovo
Visitare la casa di Alberto Sordi a Roma significa innanzitutto avvicinarsi idealmente all’attore (1920 – 2003) che più di tutti ha rappresentato al meglio i vizi e le virtù del prototipo di romano, ma al tempo stesso ti permette di entrare in un luogo bellissimo, quasi un eremo di campagna, con splendidi giardini, una grande piscina a dieci lati e perfino una barberia ed un teatro privati, ubicati a pochi passi dal traffico caotico della capitale nel rione Celio, in via Druso, in piena passeggiata archeologica. Contemplare quelle stanze equivale a toccare con mano, nella sua dimensione umana e più intima, l’esistenza dell’Albertone nazionale, che qui ha vissuto più di cinquant’anni con le amate sorelle Aurelia e Savina, intrattenendo nel suo salotto il meglio del cinema italiano.
Tuttavia, in questa sede, il focus non è il grande attore romano ma proprio questa stupenda residenza in mezzo a pini, cipressi e larici, comprata nel maggio del 1954 nel giro di una sola giornata, dopo averla ammirata nel corso di una passeggiata in bicicletta, quando Sordi pensò che fosse un convento, invece non era abitata perché i proprietari si erano trasferiti a Milano. La villa e tutti gli oggetti di valore artistico in essa contenuti, sono stati dichiarati beni di interesse culturale e sottoposti al vincolo del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. In essa è altresì custodito l’archivio personale di Alberto Sordi, raccolto nel corso di tutta la sua vita e sottoposto anch’esso al vincolo del Ministero dei Beni Culturali e dichiarato “di interesse storico particolarmente importante”.
I giardini sono curati ed in un gazebo a pochi metri dalla piscina Sordi amava sedersi dopo pranzo, chiacchierando al telefono con amici e conoscenti di ogni angolo di mondo. Proprio qui, nell’arena all’aperto con disponibilità per 150 spettatori si è svolta a giugno 2023 una apprezzata rassegna di nove film dell’attore trasteverino, peraltro gratuita, che sarà probabilmente replicata anche l’anno venturo.
L’indirizzo della casa è via Druso ma in realtà l’ingresso è più avanti alla fine della strada, fino a piazzale Numa Pompilio, raggiungibile salendo poi sulla sinistra una strada che offre anche la possibilità di un parcheggio.
L’ingresso è importante per la struttura e per i magnifici giardini, ove si intravede la piscina non distante dalla sagoma imponente di un cavallo che ricorda il Nestore protagonista del film omonimo - L’ultima corsa. Nel box sulla destra sono parcheggiate una Fiat Tipo ed una Fiat 124 guidate principalmente da una delle due sorelle. C’è pure una statua di Sordi “imperatore del cinema italiano” ma non si direbbe ben riuscita. Ben otto persone si prendevano cura di ogni cosa di quel buen retiro urbano che nei tempi più recenti veniva aperto solo a persone gradite e più intime.
Il teatro destinato a spettacoli e rappresentazioni private, che era in origine una legnaia, rappresenta un vero gioiello architettonico, con tanto di camerini per gli attori, impreziosito da una galleria di sculture commissionate ad Andrea Spadini, da un fondale opera di Gino Severini sui cui spicca il pianoforte nero Bechstein; originale il soffitto con i ghirigori di una pellicola.
La palestra, ove non mancano librerie a parete, ha il pezzo pregiato nel toro meccanico con cui Sordi faceva a gara con gli amici, ma non mancano spalliera, cyclette ed altri attrezzi sportivi. Sulla destra c’è il suo grande guardaroba, una miniera di abiti che evocano inevitabilmente i mille personaggi interpretati, ma non è accessibile al pubblico. La casa non ha uno stile dominante anche perché l’oggettistica, proveniente da ogni angolo di mondo, la fa da padrona ed è disseminata in ogni angolo. Molti sono oggetti d’epoca, tenuto conto della marcata passione per l’antiquariato di chi ci viveva, ma il barocco è presente con più di una variante al rococò; probabilmente per Sordi gli oggetti erano importanti non tanto per il valore intrinseco quanto per la provenienza geografica, o meglio per i luoghi che evocavano, per la componente affettiva che li legava ad incontri di vita oppure per il film cui si ricollegavano.
Due quadri di assoluto rilievo sono i due De Chirico (Il trovatore e Ettore e Andromaca) che aveva acquistato direttamente dal pittore, suo grande amico. Tra gli oggetti diremmo che c’è una dominante di fotografie e disegni: le immagini sono autentici pezzi di storia in quanto ripropongono personalità di primo piano della storia italiana e non solo, dai pontefici, ai grandi politici oltre ad artisti, attrici ed attori, tutti conosciuti e frequentati di persona.
Nella camera da letto, ricca di broccati e velluti, spicca un inginocchiatoio, testimonianza della fede praticata dall’attore; il letto sembra aver avuto un baldacchino in passato. In un saliscendi articolato da scale e scalette, non mancano salottini intimi e confortevoli; la sala da pranzo con il suo tavolo a sei posti ed un lampadario a goccia, risponde a criteri classici, rispettati anche da un monumentale paesaggio presente nel quadro che occupa un ‘intera parete.
Se vogliamo, questa bellissima casa e la pregevole documentazione cinematografica in essa conservata, fatta dono alla cittadinanza e gestita dalla Fondazione che porta il nome di un attore unico, può essere considerata una risposta netta e tangibile a quanti hanno tacciato indebitamente Alberto Sordi di tirchieria.
La Casa Museo Alberto Sordi è visitabile su prenotazione, per piccoli gruppi, inviando una mail a: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. . Per aggiornamenti consultare il sito ufficiale.
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