L’evento si è tenuto il 19 marzo nella splendida sala Vanvitelliana della prima biblioteca europea aperta al pubblico, anno 1604, grazie al lascito dell'agostiniano Angelo Rocca.
Madonna di Loreto di Caravaggio detta "Madonna dei Pellegrini", nella chiesa di S.Agostino, attigua alla Biblioteca Angelica >
Il corso di formazione fa parte di un ciclo organizzato dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio ed il presidente Guido D’Ubaldo, in collaborazione con la Direzione generale Biblioteche e diritto d’autore del Ministero della Cultura, da svolgersi nelle biblioteche storiche romane al fine di presentarle e renderne noti testi e storie: luoghi di sapere accademico ma spazi talvolta insospettabili, creati dalla magnanimità di studiosi e dalla perizia di celebri architetti. Il corso di formazione intende analizzare linguaggi, mezzi e metodi dell’informazione di settore in Italia, per fornire conoscenze, pratiche e abilità utili a sviluppare nuove competenze nel campo.
L’aggiornamento dunque entra nei luoghi della cultura: Biblioteche, musei, spazi culturali. La Biblioteca Angelica, che prende il nome dall’agostiniano Angelo Rocca, è stata la prima biblioteca europea aperta al pubblico nel 1604, per la disposizione testamentaria del suo fondatore. L’edificio è parte integrante del complesso monumentale, le cui origini risalgono alla fine del ’400, che comprende la chiesa di S. Agostino e il convento, che già dalla fine del XIII secolo ospitava i frati appartenenti all’Ordine Agostiniano. Da sempre affidata ai frati dell’Ordine, la biblioteca è stata acquisita al patrimonio del nuovo Stato unitario nel 1873 (leggi eversive beni ecclesiastici): attualmente il suo patrimonio librario raggiunge la consistenza di oltre 220.000 volumi tra fondo antico e fondo moderno. Ma non solo, la struttura è un compendio di architettura: il suo celebre salone di lettura, il cosiddetto “vaso” Vanvitelliano, è un’opera affidata - a metà del XVIII secolo - all’estro di Luigi Vanvitelli (1700- 1773), architetto pittore scenografo ed ingegnere dalla personalità poliedrica. Si deve proprio a lui, la forma della celebre sala, un vaso che avvolge lo studioso, in un vortice del sapere; a completare l’effetto scenografico, l’alta scaffalatura lignea - opera di Nicola Fagioli, che circonda l’intero perimetro e dove, ancora oggi, si conservano i circa 100.000 volumi del Fondo Antico.
Aperta nel 1604, l'Angelica è considerata nel contesto europeo assieme alla biblioteca Ambrosiana di Milano e alla Biblioteca Bodleiana di Oxford come uno dei primi e più chiari esempi di biblioteca "pubblica", ovvero di un'istituzione creata con il chiaro intento di fornire accesso ai libri ad una comunità di lettori quanto più ampia possibile.
La biblioteca Angelica venne fondata grazie al lascito del vescovo marchigiano Angelo Rocca (1546-1620), da cui prese il nome. Questi, agostiniano, affidò la propria ricca raccolta libraria ai frati del suo ordine presenti a Roma, dotandola di proprie rendite e prescrivendone l'apertura a tutti, senza limite di sorta. In linea con questa visione del ruolo "divulgativo" della biblioteca, nel 1608 Rocca pubblicò un breve testo intitolato Bibliotheca Angelica il cui scopo era di fornire all'utente una prima introduzione al materiale contenuto nell'Angelica. Dopo la morte di Rocca, il patrimonio della biblioteca iniziò molto presto ad accrescersi grazie a nuove donazioni: nel 1661 Lucas Holste, custode della Biblioteca Apostolica Vaticana, lasciò agli agostiniani dell'Angelica la sua ampia collezione di libri a stampa; nel 1762, grazie alle rendite di cui si parlava, fu acquistata la biblioteca del cardinale Domenico Passionei, morto l'anno precedente. Questa acquisizione in pratica raddoppiò il patrimonio della biblioteca, e ne determinò in larga parte l'orientamento scientifico: il cardinale Passionei, infatti, era stato legato pontificio in vari paesi dell'Europa protestante, e vi aveva acquistato un larghissimo numero di testi religiosi e polemici; egli era legato, tra l'altro, all'ambiente del giansenismo romano. È a questo ampliamento della collezione che risale l'attuale sistemazione del salone monumentale dell'Angelica, dovuta alle sopravvenute esigenze di spazio: sistemazione dovuta all'architetto Luigi Vanvitelli e ultimata nel 1765.
Nel 1873, come previsto dalla legge, emanata sei anni prima, di eversione dell'asse ecclesiastico, la biblioteca fu acquisita dal neonato Stato italiano. L'arricchimento del patrimonio librario continuò anche in questo periodo: nel 1919 vi fu incorporata un'importante collezione di opere edite da Giambattista Bodoni, e alla fine del secolo vi pervenne la curiosa raccolta di 954 libretti d'opera ottocenteschi appartenuta a Nicola Santangelo, già ministro degli Interni del Regno delle due Sicilie e appassionato melomane. Dal 1940 l'Angelica è sede dell'Accademia letteraria dell'Arcadia, di cui conserva, tra l'altro, il patrimonio librario (circa 4000 pezzi). Dal 1975 dipende dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Nello stesso anno fu acquisita la collezione libraria del critico letterario Arnaldo Bocelli. l patrimonio della biblioteca è piuttosto articolato: i manoscritti sono circa 2.700 tra latini, greci ed orientali, e 24.000 i documenti sciolti. La biblioteca possiede inoltre più di 1.100 incunaboli e circa 20.000 cinquecentine; 10.000 circa sono le incisioni e le carte geografiche conservate dall'istituzione. Imponente è anche il posseduto di libri contemporanei, per cui è previsto il servizio di prestito. Oggi il patrimonio della biblioteca è stimato in 220.000 volumi.
La biblioteca rappresenta, in virtù della natura del suo patrimonio librario, un punto di riferimento imprescindibile per chi voglia studiare il pensiero di sant'Agostino e la storia dell'ordine agostiniano nonché quella della Riforma protestante e della controriforma cattolica
A partire dunque dalla tradizione antica, il corso si propone di sfidare il concetto di biblioteca social, sia nella ricerca di una comunicazione adatta al linguaggio moderno, sia promuovendo questi luoghi della cultura a favore dei nuovi visitatori, in un una ritrovata forma di conoscenza reale e virtuale. L’intervento di colleghi storici dell’arte, documentaristi e giornalisti visivi, stimolerà l’approfondimento.
Gli interventi: saluti istituzionali: Paola Passarelli, direttrice generale Biblioteche e diritto d'autore; Umberto D’Angelo, direttore Biblioteca Angelica Roma; Guido D’Ubaldo, presidente ODG Lazio.
Relatori: Paolo Conti, giornalista Corsera; Donatella Ansovini, giornalista TG3 Lazio; Federico Giannini, giornalista Finestre sull’arte; Maria Teresa De Vito, videomaker e documentarista; Lorenza Fruci, giornalista; Maria Teresa Carbone, giornalista; Andrea Di Consoli, scrittore.
Le Biblioteche in Italia (anno 2019)
7425 le biblioteche pubbliche e private in Italia, non considerando quelle scolastiche ed universitarie. Il 58,3% dei comuni italiani dispone almeno di una biblioteca. l'80,6% delle biblioteche sono aperte tutto l'anno, il 73,3% sono accessibili all'utenza con disabilità. Il patrimonio librario complessivo (monografie, opere a stampa, manoscritti, audiovisivi, periodici, banche dati etc. si aggira sui 268 milioni e duecentomila unità. Gli addetti operanti inesse sono 18mila, di cui il 59,4% bibliotecari, i restanti con altre mansioni. Gli utenti iscritti sono 7,8 milioni con una media di 34 visite per ogni giorno di apertura. I prestiti fisici sono circa 35 milioni e 400 mila. Durante l'emergenza Covid il 31,9% delle biblioteche ha sospeso ogni attività mentre il 68,1% ha incrementato i servizi on line per gli utenti.
La chiesa di sant’Agostino
La basilica dei Santi Trifone e Agostino è un luogo di culto cattolico che si trova a Roma, non lontano da piazza Navona, nel rione Sant'Eustachio, dietro Via della Scrofa. Risale al XIV secolo, quando gli agostiniani decisero di costruire una nuova struttura per il loro convento e di dedicarla a Sant'Agostino. La chiesa venne edificata tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV secolo e ultimata intorno al 1420. La nuova costruzione risultò troppo piccola per le esigenze della comunità conventuale e inoltre, essendo posta troppo in basso rispetto al corso del fiume Tevere, soggetta anche alle sue piene. Così, grazie alla munificenza del cardinale Guillaume d'Estouteville, tra il 1479 e il 1483 fu edificata l'attuale basilica, perpendicolarmente all'antica. La chiesa è parrocchia fin dalla sua fondazione; in essa infatti furono trasferiti i titoli e la cura d'anime della parrocchia di San Trifone in Posterula. Essa è inoltre sede dal 1587 del titolo cardinalizio di Sant'Agostino. Nell'ottobre del 1999 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore.
La facciata, ispirata alla chiesa di Santa Maria Novella di Firenze, è stata da alcuni attribuita a Leon Battista Alberti e venne costruita nel 1483 da Jacopo da Pietrasanta utilizzando il travertino proveniente dal Colosseo. Le due volute laterali sono state aggiunte dal Vanvitelli, (artefice della reggia di Caserta) che tra il 1746 e il 1750 eresse anche il nuovo convento e il chiostro.
L'interno della basilica è a tre navate, suddivise da pilastri, con dieci cappelle laterali, transetto e abside, affiancata da altre quattro cappelle. È una delle prime chiese romane costruite nel Rinascimento ed ospita la Madonna di Loreto, detta anche Madonna del Pellegrini, uno dei più noti capolavori del Caravaggio che donò l'opera alla chiesa come ringraziamento per l'asilo concesso. Il pittore infatti vi si rifugiò per fuggire all'arresto dopo aver ferito a piazza Navona un aiuto notaio, accusato dall'artista di aver rivolto alla sua amante troppe attenzioni. La stessa donna, Lena, risulterebbe ritratta nell'opera esposta.
Oltre a questa celebre tela, la chiesa ospita un lavoro del Guercino con i Santi Agostino, Giovanni Battista e Paolo l'Eremita, il famoso affresco del Profeta Isaia di Raffaello. Di Giacinto Brandi la Visione del beato Giovanni da San Facondo (1656) è nella quinta cappella a sinistra, mentre Estasi della beata Rita da Cascia (1660) è all'altare della terza cappella a destra. Nella terza cappella a sinistra, dedicata a Santa Chiara da Montefalco, la pala d'altare è l'apparizione di Cristo a Santa Chiara da Montefalco (1751 circa) di Sebastiano Conca. Notevole la statua della Madonna col Bambino di Andrea Sansovino e, in controfacciata, quella della Madonna del parto di Jacopo Sansovino che, secondo la tradizione popolare, sarebbe miracolosa. Tale statua, secondo una leggenda, sarebbe stata realizzata adattando un'antica effigie di Agrippina che teneva fra le braccia il piccolo Nerone. Tale opera è oggetto di un irriverente sonetto di Gioacchino Belli che commenta l'eccessiva mostra di gioielli sulla statua della Madonna. La fioriera davanti alla statua della Madonna è di Pio Cellini, fratello minore di Giuseppe. Il tabernacolo marmoreo dell'altare maggiore in stile tipicamente barocco, fu invece disegnato da Orazio Torriani. In fondo alla navata sinistra, la Cappella Bongiovanni ospita un ciclo di pitture di Giovanni Lanfranco, eseguite tra il 1613 e il 1616: sulla parete destra Sant'Agostino in meditazione sul mistero della Trinità, all'altare Incoronazione della Vergine tra i santi Agostino e Guglielmo, sulla parete sinistra San Guglielmo curato dalla Vergine. Sempre di Giovanni Lanfranco sono i grandi dipinti della cappella di Sant'Agostino: a destra Sant'Agostino abbatte le eresie (1639 circa), a sinistra Sant'Agostino lava i piedi a Cristo (1639 circa). La chiesa ospita la tomba di Santa Monica, madre di Sant'Agostino, vi sono sepolti anche il poeta umanista Maffeo Vegio da Lodi, la penultima figlia di Lorenzo il Magnifico Contessina de' Medici, il cardinale Girolamo Verallo ed il cardinale ed umanista agostiniano Egidio da Viterbo.
In passato la basilica era nota per ammettere al proprio interno le cortigiane, alle quali erano riservati i primi banchi, per metterle al riparo dalla vista del popolino e evitare quindi distrazioni tra i fedeli. Nella chiesa vi si trovano le tombe di alcune di esse, come Fiammetta Michaelis, l'amante di Cesare Borgia, la cui casa è ancora esistente nelle vicinanze, in piazza Fiammetta, o come Giulia Campana con le sue figlie, Penelope e la poetessa e letterata Tullia d'Aragona.
Gli organi nell’edificio sacro. Il primo organo a canne dell'attuale basilica, già esistente nel 1431, proveniva dall'antica chiesa di Sant'Agostino e rimase il loco sino al 1657-1658, quando venne sostituito da uno strumento opera di Giuseppe Catarinozzi e Giuseppe Testa. Questo, distrutto da un incendio, fu sostituito da un organo costruito da Giacomo Alari nel 1682. Nel 1838 venne inaugurato un nuovo strumento, voluto dal cardinale Cesare Brancadoro e costruito da Angelo Morettini ed ampliato nel 1867. Questo venne rimosso nei primi anni del XX secolo e al suo posto venne installato un nuovo organo a canne, costruito nel 1905 da Carlo Vegezzi-Bossi e restaurato fra il 2005 e il 2007 dai suoi successori. Attualmente l'organo, collocato sull'apposita cantoria lignea in controfacciata, ha tre tastiere di 58 note ciascuna ed una pedaliera dritta di 30 ed è a trasmissione pneumatico-tubolare.