Nutrita partecipazione dei residenti che hanno brindato all’ombra dei tigli e del bananeto del giardino interno in un clima solidale e festoso senza parlare di bilanci e spese condominiali. All'evento erano presenti insigni professionisti, personalità del mondo dello spettacolo e numerosi avvocati che hanno scelto di allestire il proprio studio in queste signorili palazzine con cento anni di storia
Per una volta tanto l’incontro tra condomini non si caratterizza per i rituali e spesso accesi confronti sulle spese iscritte a bilancio, sulle morosità e sui comportamenti inappropriati dei soliti noti. A mettere da parte lamentele, cavilli giuridici e profili contabili, con correlate sfide interpersonali ed interprofessionali, ci ha pensato la storia, quella che segna, a data certa, la fine dei lavori di questa grande costruzione residenziale, puntualmente descritta nelle pagine del Giornale d’Italia del 26 giugno 1924, esattamente cento anni fa.
Godendo di un ponentino risvegliato e di un gradevole buffet di prima estate urbana, la comunità presente all’evento ha ricordato come la realizzazione di questo signorile edificio ed il coevo allestimento dei giardini interni, presenti aspetti decisamente particolari. Sulle panchine e sulle sedie disposte lungo i vialetti fioriscono ricordi dei tempi andati, aneddoti, grandi personggi e storie avvolte nel mistero. Qualcuno parla dei rifugi della seconda guerra mondiale allestiti negli scantinati, c'è chi esibisce documenti e foto degli anni trenta e chi racconta della caduta, piuttosto recente (2018), di un gigantesco pino, ubicato in un giardino prospiciente, che si abbattè proprio su un terrazzo del comprensorio di via Nicotera. Siamo nel quartiere Della Vittoria, uno dei più affascinanti della capitale e l’edificio a forma di quadrilatero, con i suoi 7000 metri quadrati (4100 coperti e 2100 adibiti a cortile-giardino) si affaccia su quattro strade, via Giovanni Nicotera con l’entrata principale ove è ubicata la portineria, via Giovanni Avezzana con l’ingresso architettonicamente più articolato, con tanto di statue e bandiere, via Eleonora Piementel che affaccia sulla palazzina istoriata in stile liberty da Paolo Paschetto (vincitore del concorso per il logo della Repubblica Italiana ed autore di talune vetrate nella Casa delle Civette a villa Torlonia), e via Luisa Sanfelice.
L’intero complesso, commissionato dalla SIAVE (Società Impiegati Amministrazioni Varie Edilizie) è opera di F.S. Solari, un ingegnere meritevole dei consensi del regime per aver portato a termine un’opera di tali dimensioni in soli 18 mesi, conferendo alla stessa non solo la fisiologica funzione residenziale ma aggiungendo una calibrata attrattiva artistica, come voluta specificamente dai committenti. Non a caso ci sono balconi in ferro battuto, musi di leone in ciascuna delle nove scale, una grande bussola statica a parete sul versante interno, gradevoli lampioni d’epoca, figure mostruose in rilievo (non dissimili dal palazzetto Zuccari-casa dei mostri di via Gregoriana) quasi a voler allontanare gli ospiti sgraditi ed i malintenzionati, ed altri particolari finalizzati ad ingentilire le varie articolazioni dell’imponente caseggiato di epoca mussoliniana. Questa grandiosa costruzione che misura ben 128.000 metri cubi, una delle più grandi per quei tempi, sorta nella ex piazza d’Armi, è impostata su una solidissima muratura di cemento e calcestruzzo, utilizzata per tutti quegli appartamenti che abbracciano il giardino interno, in cui oggi quattro tigli giganteschi, una altissima magnolia ed un bananeto di rara bellezza, dominano oleandri fioriti, palme di vario genere, piante di alloro e bordure di pitosfori perfettamente sagomate.
IL GIORNALE D'ITALIA DEL GIUGNO 1924 (A pag.129 l'articolo riguardante la palazzina di via Nicotera)
Una serata davvero unica, all’insegna della storia e della convivialità, che finalmente sdrammatizza le dinamiche condominiali notoriamente fastidiose e privilegia il chiacchiericcio più salutare, le battute, gli abbracci in un contesto abitato e frequentato da insigni professionisti di ogni branca, da gente dello spettacolo, da un quasi sindaco e dai migliori avvocati di Roma.
L’iniziativa merita particolare attenzione ed un mirato plauso perché, in questi tempi di individualismo patologico, di indotto isolamento ipertecnologico, di abbrutimento relazionale, riprende vigore la frequentazione, la relazione vicinale, anche spicciola, il senso dello stare insieme, come auspicavano, oltre duemila anni fa, i nostri predecessori romani con l’auspicio ” boni vicini adsint mali absint” (ben vengano i buoni vicini, stiano lontani quelli fastidiosi). AAB 26.6.2024