Gli arrangiamenti di Simone Temporali, il valore dell’orchestra d’archi di Roma Sinfonietta ed un vocalist come David Cuppari hanno reso la serata intima e memorabile nel ricordo del maestro-filosofo siciliano
La presenza di tre dervisci, due donne ed un uomo, con le loro danze spiraliformi e purificatrici e le loro gonne candide di equilibrio irreale, hanno aggiunto il giusto tocco d’Oriente ad una serata improntata principalmente alla prima fase della storia musicale dell’artista siciliano, un evento che ha richiamato nella sala di piazza Gentile da Fabriano estimatori di ogni generazione.
Inizio mistico con "L'ombra della luce" tratta dall'album "Come un cammello in una grondaia" (1991), per poi tuffarci nei testi filosofici e nelle armonie diacroniche di pezzi intellettuali de “l’era del cinghiale bianco”, conosciuti e cantati da tutti, per molti pietre miliari della più profonda fede musicale. Ecco quindi in sequenza”No time no space”, “Shock in my town”, “L’era del cinghiale bianco”,”Il re del mondo”, “Prospettiva Nevsky”, “I treni di Tozeur” in cui il bravissimo vocalist siciliano, disinvolto interprete del ruolo assegnatogli, è accompagnato dalla voce femminile, a tratti irruenta, dell’ottima Giorgia Zaccagni. L’effetto è struggente e coinvolgente grazie agli arrangiamenti, realizzati da Simone Temporali, tastierista e musicista dei Pink Floyd Legend, anche se la marcata ritmica della batteria, in qualche pezzo, appare eccessiva. L’apoteosi si ripete in più passaggi, prima con “La stagione dell’amore” (i desideri non invecchiano quasi mai con l’età), poi con “La cura”, elegia insuperata dell’amore più profondo e protettivo, “Bandiera bianca” e “Centro di gravità permanente” sintesi dinamica del Battiato incontenibile di prima maniera, intervallati da brani come “Summer on a solitary beach” o “Alexanderplatz” che evocano interpretazioni sublimi di altre cantanti come Alice o Milva. In sala l’atmosfera totalmente euforica e partecipe per circa due ore filate, si addolcisce, si stempera per poi liquefarsi tra le note trascendentali di “E ti vengo a cercare”, summa intimistica del pensiero religioso di un filosofo musicista che ha lasciato traccia in ognuno di noi, a dimostrazione di una esistenza tangibile al di là della morte terrena. Immancabile e diremmo fisiologica la richiesta, da parte del folto pubblico presente (sold out) di un bis che i protagonisti vocali e musicali sul palco hanno elargito generosamente con una carrellata festosa del meglio prodotto dal maestro siciliano di Ionia, che è sempre con noi…
(Dal nostro inviato 3.12.2024)