Ci sono amici ai quali tieni moltissimo e con i quali il ponte di affetto e di stima rimane sempre perfettamente integro nel tempo, e che tuttavia non riesci a frequentare come vorresti, a causa delle distanze, per i differenti impegni di lavoro,
per ritmi ed abitudini di vita completamente diversi o per una delle tante ragioni che rendono sostanzialmente prigionieri di percorsi obbligati gli uomini metropolitani del terzo millennio.
Ma ti basta sapere che quell’ amico stia bene e che la sua positività, che tu ben conosci, sia irradiata in ogni ambito delle sue frequentazioni. Così è sempre stato per Claudio, un amico vero, sempre affidabile, sempre disponibile, anche quando il suo lavoro sembrava affogarlo di impegni senza fine. Bastava una telefonata e la confidenza e l’intesa scattavano in modo istantaneo, come quando, con i calzoncini corti giocavamo all’oratorio di S.Giuseppe o tra i numeri civici 15 e 21 della nostra strada. Gli appuntamenti a casa di Mimmo o al bar di Peppe, il viaggio della “maturità” a Rimini e tanto altro ancora; una vita intera insieme, fatta di mille episodi, percorsi, aneddoti ed incontri di ogni genere. Anche la differenza della nostra fede calcistica è sempre stata una piacevole contesa, che non poteva in alcun modo turbare la nostra amicizia. Poi, quel giorno di agosto, contro ogni logica, contro ogni regola umana, Claudio ci ha lasciati, increduli, attoniti , muti, impietriti, come la sua bella famiglia e come tutta la folla che in quella torrida giornata d’estate affollava la chiesa in via di Valle Aurelia. Oggi, come ieri e come domani, è difficile non pensare a Claudio: con lui non è andato via solamente un prezioso amico, una bella persona; in realtà è andata via una parte di tutti noi, quelli che erano i ragazzi di piazzale Clodio e che per la prima volta si sono sentiti davvero vecchi e privi di forza.
(Tratto dal sito www.albertobordi.it - sezione Quelli di piazzale Clodio)