Quinta pubblicazione dell'autore marchigiano, ma romano d'adozione, dopo "Scribo ergo sum: la mia vita in forma rapida", "Numeri, dalla preistoria ai giorni nostri", "Africa, come l'ho vissuta io"e "Roma:1200 anni di civiltà"
Eravamo rimasti al compendio sulla storia di Roma ed alle vicende umane e professionali in terra d'Africa, ma non poteva bastare nè all'Autore nè ai lettori ed ecco servito "Il Resto del mondo, come l'ho vissuto io, oltre l'Africa" con il quale Bruno Amadori, ingegnere di lungo corso, integra la precedente narrativa nel continente nero, confermandosi cronista e biografo di razza, con tratti e prerogative peraltro sconosciuti ad illustri penne dell'editoria contemporanea. L'uomo, per chi lo conosce, e lo scrittore, per chi lo legge, sono parimenti fuori schema ed il biotopic da lui coniato ha indubbiamente qualcosa di nuovo, un sui generis che mette insieme vicende personali dettagliate (il vestito di gabardine indossato in una occasione o la nuova Fiat 500 beige) con dinamiche professionali all'ombra di diversi meridiani, sempre condite da indicazioni e riferimenti storici, etimologici, geopolitici, religiosi e perfino gastronomici, che non possono non essere graditi anche quando riportano elementi ed informazioni ben conosciuti ai più.
La miscela tra questi elementi, sfera personale ed accadimenti planetari, si rivela positiva perchè il narratore è fedele a se stesso ed alla realtà, non amplifica ad arte il suo vissuto, ce lo racconta allo specchio, senza ulteriori fini, facendo ordine su un passato di viaggiatore instancabile, anche quando si muove per un viaggio in barca o per puro diletto, in compagnia di amici e familiari. L'opera di questo scrittore eccentrico,"rapito da Roma e dal mondo", non è mai banale, non ha cali di tensione sia quando ricorda la sua prima esperienza lavorativa in Calabria e sia quando riporta le sensazioni provate in Turchia o in Russia, ed è impreziosita da una documentazione fotografica da reporter e da diarista che bene integra gli episodi di una odissea ingegneristica vissuta con coraggio, talvolta con giovanile temerarietà e con grande spirito di adattamento, sempre accompagnata dall'energia di fare e dall'interesse di conoscere.
I suoi entusiasmi, le sue difficoltà, i suoi dubbi e le scelte operate come uomo e come professionista delle costruzioni sono presentati con sobrietà ed umiltà di cui il lettore non può non prendere atto, restandone contaminato. Le chicche della narrativa sono le considerazioni svolte qua e là sui luoghi, sulla gente incontrata, sugli usi di certi popoli, perfino sulle cause di una guerra o di una trasformazione economica in atto, sempre caratterizzate di una monitorata conoscenza di fondo sulle vicende del mondo, dal Libano ad Israele, dalla Bielorussia fino all'amata Sacrofano. Non meno interessanti le sue note di viaggio da semplice crocierista o da turista, sempre all'insegna della schiettezza e del racconto senza filtro. Amadori sembra scrivere per approfondire e fare ordine sul suo passato, che usa descrivere con dovizia di particolari; le sue tappe in Romania e Bulgaria come pure oltreoceano, sono come figurine di un album che vanno a comporre un documento di viaggio e di vita che talvolta ci lascia stupiti, spesso incuriositi, sempre interessati, mai annoiati. Oltre al simpatico glossario che mette insieme, tra gli altri, il cemento armato precompresso, il kebab ed il monofisismo, non si può non segnalare la genialata finale con la pagina che riporta la copia del libretto di iscrizione all'università e del suo primo lavoro in uno studio tecnico, fuori schema come pure l'elenco dei ringraziamenti a fine libro. Tutte esperienze utili anche per le nuove generazioni, di ingegneri e non.