A Roma, presso il Museo dell’Ara Pacis fino al 23 febbraio 2014, si terrà la mostra “Le gemme dell’impressionismo” ottima e unica occasione per ammirare alcuni capolavori dell’arte impressionista e post- impressionista provenienti dalla National Gallery of Art di Washington.
I nomi, noti anche ai meno attenti ai fenomeni artistici, sono quelli di Monet, Renoir, Seurat, Touluse –Loutrec ( per citarne solo alcuni ) e accanto a questi, due inattese presenze femminili: Mary Cassat e Berthe Morisot.
E sì, perché il movimento di ormai quasi due secoli fa che portò gli artisti fuori dagli studi e il colore dentro un tubetto, deve qualcosa anche a figure femminili come queste, che parteciparono con la loro intelligenza e il loro corpo, alla realizzazione di opere indiscutibilmente belle.
E’ quanto afferma lo storico dell’arte Giuseppe Ardolino in un curioso libro intitolato, guarda caso, “Le impressioniste – pittrici, modelle e galleriste a Montmartre”.
Alle prime soprattutto, l’autore dedica una vivace descrizione tesa a rivalutarne la presenza nel panorama artistico di fine ottocento riconoscendo ad ognuna di loro una forte caratterizzazione dello stile fermamente legato alla scelta espressiva dell’ impressionismo e della pittura “en plain –air”, nonché una forte personalità e individualità che arricchì il vocabolario espressivo maschile di aspetti stilistici e tematici prettamente femminili.
Sono tra queste la francese Berthe Morisot innamorata di Edouard Manet di cui sposa, però il fratello Eugène, l’americana Mary Cassat, la cui tenacia la porta da un continente all’altro, la garbata Eva Gonzales, fino alla grande Suzanne Valadon (madre di Utrillo) che per bellezza e aneddoti supera di molto qualsiasi parigina e di lei molto potrebbero raccontare i vicoli di Montmartre. Ma è anche vero che l’impressionismo non sarebbe stato lo stesso se ai vari astri che sorgono o tramontano e a vibranti paesaggi rurali, non si fosse affiancata una miriade di ritratti (più o meno scandalosi) di giovani donne (più o meno vestite) in atteggiamenti di amorevoli madri, di signorine in conversazioni o di cocotte “ en déshabillé” davanti allo specchio.
E’ questo l’universo delle modelle : un esercito di compagne, mogli e conoscenti, che posano per amore o vanità ovunque l’artista lo richieda, e di fedeli professioniste che sbarcavano il lunario posando la mattina negli studi e sgambettando la sera al “ cafè chantant”.
I nomi e i volti di alcune muse ispiratrici sono spesso ricorrenti nelle biografie dei pittori e giunti fino a noi, altri si sono dissolti, accomunando, così, il loro destino a quello del momento che precede l’ultima pennellata di un quadro impressionista.
“Alcuni quadri del primo periodo di Mary Cassatt fanno pensare alle fanciulle ritratte da Renoir per via di quei teneri rosa e giallini che ricordano la gamma di colori che Renoir usava per le giovani “Bagnanti”. Il problema principale per Mary Cassatt resterà quello tipico degli impressionisti, di rendere gli effetti della luce, non solo sul volto ma anche sul vestito e sul cappello delle sue fanciulle. E in più c’è una capacità tutta sua di esercitare sul personaggio, anche quando si tratta di un bambino, una sorprendente analisi psicologica.
Anche se il tema madre-figlio contraddistingue la pittura della Cassatt, i realtà la maggioranza dei suoi quadri è costituita da ritratti di amici e parenti. I ritratti familiari in gruppo furono ritenuti da Degas” i più nobili e più solidi”. I n effetti sono carichi di n sentimento autentico e profondo che lega i componenti della famiglia al di là e al di qua dell’Atlantico. Quando viene a sapere che il pittore Moyses Dreyfus ha in animo di acquistare il quadro “Mrs. Cassatt che legge ai suoi nipoti”, la madre della Cassatt ne fa un dramma :”! Non credo che Mary lo venderà, non penso che potrà aver cuore di vendere sua madre e i suoi nipoti”. Dal canto suo la Cassatt non manderà mai alle esposizioni i ritratti di congiunti, che dovevano restare patrimonio reale e ideale della famiglia. I ritratti di gruppo anche quando rappresentano un’azione in atto, per esempio una passeggiata in carrozza, non inseguono mai la resa del movimento come avviene in tanti quadri di Degas, di Manet e poi di Toulouse – Lautrec. La Cassatt si propone di arrestare l’attimo, e l’impressione si fa subito ricordo. L’effetto d’immediatezza che danno i suoi ritratti farebbe pensare a una esecuzione rapida o perfino affrettata. Sappiamo invece dalla corrispondenza familiare che i nipoti scalpitavano impazienti a causa delle interminabili pose alle quali li sottoponeva la zia , e che per il suo ritratto a pastello il fratello Alexander si lamentava di essere stato costretto a posare due ore al giorno per due settimane. Si è pensato che a indirizzare la Cassatt al ritratto sia stato soprattutto il fatto che veniva considerato sconveniente per una donna piazzare un cavalletto in una piazza o in un boulevard e dipingere attorniata dalla curiosità dei passanti. Ma questa è una ragione esteriore; anche quando ambienta le sue scene su una spiaggia o in riva a un laghetto, le figure, le coppie che remano su una barchetta, bambini che giocano con la sabbia, occupano quasi tutta l’inquadratura lasciando poco spazio allo sfondo. Tra i pittori impressionisti la Cassatt è quella che fa entrare il paesaggio nel quadro nella maniera più marginale”