Se ne è andato il 9 dicembre, il calciatore che ha fatto impazzire tutto il popolo italiano, persino quanti odiavano il calcio, facendo vincere alla squadra azzurra il fantastico campionato del mondo del 1982 in Spagna, davanti ad un entusiasta Pertini, Presidente della Repubblica in carica.
Lui era davvero il principe del gol, una volpe, un furetto, un rapace, tanti animali insieme dentro all'area di rigore. Ne sa qualcosa il Brasile cui rifilò ben tre gol in quel mondiale in cui la nostra nazionale non sembrava avere alcuna chance di vittoria; eppure grazie alle sue 6 reti, che gli valsero il prestigioso titolo di capocannoniere del torneo, arrivammo in finale, battemmo la Germania e poi tutti giù in strada con le bandiere a sventolare in ogni angolo delle nostre città, anche nei paesini più sperduti, elettrizzati ed inebriati dalle emozioni che ci aveva regalato, in una sequenza prodigiosa, questo ragazzo di Prato.
Fu apprezzatissimo nel Vicenza, dove esplose la sua classe, ma poi con la Juventus riuscì a vincere tutto; una carriera straordinaria, meritata e gestita sempre in modo signorile, intelligente, con quel sorriso birichino che ce lo ha fatto amare anche come commentatore di calcio: elegante, acuto,equilibrato ed attento anche in questa veste. Sì perchè Pablito, come venne soprannominato dopo le magìe ai verdeoro, era davvero un principe e come tale lo ricordano, ora con le lacrime agli occhi, tutti i suoi compagni di squadra e soprattutto la moglie che, affranta, lo ringrazia pubblicamente per la sua dolcezza e per le attenzioni che le ha sempre rivolto in ogni momento della loro esistenza condivisa. Se ne è andato a soli 64 anni, a causa di un male impietoso, un tumore ai polmoni che lo aveva aggredito da qualche tempo; in un mondo del pallone, oggi profondamente cambiato perchè intaccato da prosaicismi intollerabili, da esibizionismi stucchevoli e da eccessi fastidiosi, lui era il principe del gol, il calciatore dalle buone maniere, che riuscì a far piangere la portentosa squadra del Brasile in quell'incredibile 3 a 2 in Spagna, giustamente passato alla storia. In un mondo spesso senza poesia, accecato dal fanatismo più estremo, troppo incline alla violenza, Paolo Rossi era una persona per bene, un atleta serio, un poeta del calcio, un artista del gesto tecnico, che oggi fa piangere tutti noi, perchè fa male dire addio ad un uomo che faceva piacere a tutti incontrare, vedere o sentire, con quell'aria di eterno ragazzo e quel sorriso amichevole stampato sul viso, quel ragazzo che ha fatto impazzire di gioia l'Italia intera. Nelle trasmissioni sportive, nelle discussioni tra amici, nelle chiacchiere da bar ci si domanderà se è stato il più grande calciatore italiano ma la risposta ha davvero poca importanza; quello che conta è che lui è stato veramente il calciatore più amato dagli italiani. Grazie Pablito !