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Home Solidarietà 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

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 La Gioconda di Leonardo con un occhio pesto, il Colosseo acceso e tante altre iniziative  per celebrare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. In Italia siamo arrivati a 116 donne uccise nel solo 2012 e per gli anni passati il numero è stato sempre elevato, anche superiore.

 

 Molti di questi crimini sono  poi opera di mariti, amanti, ex compagni di vita, insomma di uomini che con la vittima hanno o avevano avuto rapporti affettivi, degenerati in violenza estrema. Spesso tutto questo si riconduce al delitto passionale, quasi fosse una attenuante alla barbarie posta in essere ed invece questo comportamento dovrebbe essere rubricata come aggravante, proprio in ragione della vicinanza tra vittima e criminale, della continuità della relazione che spesso aggrava la violenza. E’ necessario denunciare, questo il coro generale, ma non basta e la cosa più grave consiste proprio nella constatazione che molte donne soggette allo stalking da parte di ex mariti e compagni, che hanno avuto la forza di denunciare, sono tristemente finite sotto i colpi del denunciato. Oggi si parla di feminicidio, un termine nuovo che indica un fenomeno antico e presente nel nostro quotidiano, che non è lontano da noi e nei confronti del quale fino ad oggi si sono spese molte parole, ma pochi fatti, quelli che servono da parte del legislatore, delle istituzioni, della magistratura, delle forze dell’ordine per fare,  su questo versante, un  deciso salto di civiltà.

 

ONU - Giornata Internazionale per eliminazione violenza contro donne - Conferenza Stampa

 

Conferenza stampa sulla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Presentando in una conferenza stampa a New York la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre, i partecipanti hanno evidenziato il ruolo fondamentale che la collaborazione con una gamma articolata di attori della società civile , specialmente il settore privato, ha assunto nell’intento di creare spazi sicuri in cui possano vivere serenamente le ragazze, stabilire una cultura del rispetto delle donne e porre fine alla violenza perpetrata nei confronti di donne e ragazze.

Michelle Bachelet, Vice Segretario Generale e Direttore Esecutivo di UN Women, l’agenzia che l’ONU ha istituito di recente, ha affermato che, sebbene ci siano stati  notevoli progressi nelle politiche nazionali volte a ridurre la violenza sulle donne, molto rimane ancora da fare. Più di cento paesi sono privi di una legislazione specifica contro la violenza domestica e più del 70 % delle donne nel mondo sono state vittime nel corso della loro vita di violenza fisica o sessuale da parte di uomini.

La violenza, ha aggiunto il Direttore esecutivo, influendo negativamente sui risultati scolastici delle donne, sulle loro capacità di successo lavorativo e sulla loro vita pubblica, allontana progressivamente le società dal conseguimento di dell’obiettivo dell’uguaglianza di genere.

Tuttavia, anche considerazioni di carattere pratico hanno contribuito a ostacolare ulteriore progresso: senza forti forme di collaborazione e finanziamenti sufficienti non si potranno fare passi in avanti per combattere la violenza. A tale scopo il Segretario Generale si è impegnato a cercare un finanziamento di cento milioni di dollari l’anno entro il 2015, da destinare al Fondo fiduciario per porre fine alla violenza contro le donne. Il tema del 2010 per la Giornata Internazionale, “Creare forme di cooperazione per combattere la violenza contro le donne”, sottolinea l’esigenza di maggiori finanziamenti e di competenze articolate.

In particolare, il partenariato con il settore privato potrebbe offrire sia canali di finanziamento sia conoscenza in settori chiave, secondo Sharon D’Agostino, in rappresentanza della Johnson & Johnson. Con oltre cento anni di storia di mecenatismo, la sua azienda ha maturato un’esperienza nella creazione di forme di partenariato a livello locale. Rammentando inoltre che l’azienda collabora dal 2005 con il Fondo fiduciario ONU per porre fine alla violenza contro le donne, D’Agostino ha annunciato che tale impegno di collaborazione con il Fondo sarà rinnovato per altri due anni.

Accanto al semplice finanziamento, ha continuato, i partner aziendali potrebbero apportare la propria competenza per l’elaborazione di strategie, oltre a un grado di sostenibilità per la tolleranza al rischio finanziario. “Nel momento in cui finanziamo il rischio, siamo consci di finanziare l’innovazione”, ha detto D’Agostino, rispondendo a una domanda specifica sui benefici del finanziamento privato.

Shupe Makashinyi, dell’organizzazione internazionale sui diritti delle donne Equality Now in Zambia, ha affermato che si può fare molto con i dollari del Fondo fiduciario. Insieme alla coalizione dei gruppi della Zambia, Equality Now ha lavorato a progetti plurisettoriali per l’emancipazione femminile e la creazione di spazi sicuri per queste ultime, nonché alla formazione di avvocati, assistenti legali e operatori del settore sanitario per rispondere alle esigenze delle ragazze che affrontano la violenza.

I partecipanti hanno anche discusso sull’importanza della formazione per ragazze e donne, che ne faccia dei modelli all’interno delle rispettive comunità. Rispondendo a una domanda sui programmi finanziati dal settore imprenditoriale per la formazione e assunzione di dipendenti di genere femminile, Makashinyi ha affermato che la sua organizzazione ha formato le giovani donne per operare sia con il settore privato sia con il governo stesso.

Concordando sull’importanza ricoperta dai modelli femminili nell’eliminazione della violenza perpetrata contro le donne, la Bachelet ha detto di guardare agli ufficiali di polizia donna e alle donne soldato come esempi positivi. “Sono modelli di donne forti e dimostrano che le donne hanno le capacità per agire”, ha affermato.

Nel mondo “occorrono cambiamenti culturali per smettere di guardare alle donne come ‘cittadine di seconda classe’. Dobbiamo creare una cultura di rispetto”, ha concluso Michelle Bachelet.

 

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