Gli autori, Marco Accorinti, Andrea Crescenzi, Pietro Demurtas, Stefania Nasso, sono componenti del National Contact Point italiano dell’European Migration Network (EMN), coordinato dal viceprefetto Alberto Bordi in qualità di steering borad member e dalla dottoressa Maria Eugenia Cadeddu, dirigente del Consiglio delle Ricerche
Il volume, dedicato al tema dell'integrazione e dei beneficiari di protezione internazionale, è il frutto di uno studio condotto, fra il 2015 e il 2016, dai ricercatori del CNR e dai funzionari del Ministero dell’Interno componenti il National Contact Point italiano dell’European Migration Network (EMN). La pubblicazione si compone di un'analisi della normativa italiana vigente, delle politiche e delle misure adottate a livello nazionale per favorire l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale, nonché delle buone prassi e dei dati maggiormente rilevanti in questo settore. Un’attenzione particolare è rivolta all’accesso al mercato del lavoro, in Europa, ove risulta che, al 31 dicembre 2015, erano presenti in Europa circa 20 milioni di cittadini di paesi terzi, pari al 4% della popolazione totale. In base alla Direttiva 2011/95/UE del 13 dicembre 2011, più conosciuta come "Direttiva qualifiche" (art. 26), gli Stati membri, oltre a permettere ai beneficiari di protezione internazionale lo svolgimento di un’attività dipendente o autonoma, dovrebbero altresì offrire loro opportunità di formazione occupazionale e professionale, compresi corsi di aggiornamento, tirocini di lavoro e servizi di consulenza. Il condizionale è d'obbligo, alla luce sia della particolare situazione personale dei beneficiari, sia dei numerosi ostacoli di ordine pratico presenti.
Quel che gran parte degli Stati membri dell’Unione Europea ha finora messo in atto per superare – o quanto meno ridurre – tali difficoltà sembra ancora lontano dall’essere sufficiente o adeguato. Eppure, dovrebbe essere chiaro che garantire in tempi brevi un’effettiva integrazione nel mercato del lavoro dei beneficiari di protezione internazionale costituisce non solo una dovuta politica “umanitaria” nei confronti dei beneficiari, ma anche una misura essenziale per i paesi di accoglienza, per le ricadute positive sia in termini demografici, come contrappeso al crescente invecchiamento della popolazione e alla carenza di manodopera, sia in termini di riduzione dei costi per le politiche di welfare, contribuendo in prospettiva a temperare la decrescita fiscale derivante dai trend demografici negativi.
Nel volume è presente una ricognizione sistematica e ragionata di quanto oggi si realizza in Italia, sia a livello nazionale che a livello locale, per l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale e per una valutazione dell’impatto economico e sociale delle misure in atto.