Soprattutto dopo una mareggiata, c'è un po' di tutto sulla spiaggia, o meglio nella porzione di essa dove le onde si appiattiscono fino a scomparire; si possono trovare gli ossi di seppia oppure i deliziosi opercoli conosciuti come "occhi di santa Lucia" dall'indiscusso potere apotropaico, o i più rari "dentalidi", piccole zanne bianche.
Ci sono poi le spugne e le pseudo spugne, i collari gelatinosi di sabbia e uova creati dalle "naticae", le polpette e le olive di mare ed i resti di ricci ed altro ancora, ma l'incontro più sorprendente è con le uova di razza, che stranamente sembrano un inquietante animale scuro dalle sembianze aggressive
Pochi conoscono la disposizione che vieta di raccogliere conchiglie sulla spiaggia
Una passeggiata sulla battigia del mare è sicuramente un momento piacevole di una giornata estiva o anche di una semplice gita sulla costa. In questo tragitto, in cui le onde vanno a scomparire sulla spiaggia, se si ha una buona dose di attenzione e qualche conoscenza di biologia marina, si possono fare incontri interessanti...al di là delle conchiglie, che rappresentano sicuramente l'attrazione principale e più varia per chi apprezza camminare sulla sabbia. Ovviamente i nostri reperti sono i resti di quello che il mare quotidianamente riversa sulle spiagge.
Molto apprezzati sono i ritrovamenti degli "occhi di santa Lucia", ossia degli opercoli calcarei della Astraea rugosa, molto utilizzati anche in gioielleria, che spesso marinai e pescatori indossano come amuleti per scongiurare i rischi della vita in mare. L'Astraea rugosa è un mollusco gasteropode della famiglia dei Turbinidi che vive in quasi tutto il Mediterraneo.
Molto attraenti sono anche i gusci dei ricci di mare, echinodermi viventi su fondali o rocce, che hanno il corpo con simmetria raggiata, per lo più con cinque punte, esattamente come gran parte delle stelle marine, che costituiscono il loro peggior nemico. Di particolare bellezza sono i gusci più grandi, anche 12 cm. di diametro, di norma appartenenti ad un riccio particolarmente bello, lo Sphaerichinus granularis, abitatore dei mari più profondi.
Tutti conosciamo poi gli ossi di seppia: a forma di base di canoa, lisci, bianchi e di materiale robusto e tagliente, l'ideale per arrotare i becchi di pappagalli e canarini. Si tratta dello scheletro, o meglio l'endo-scheletro di questi cefalopodi diffusissimi nel Mediterraneo, famosi per le nuvole di inchiostro che rilasciano al momento del pericolo. Di solito si vede l'osso di seppia galleggiare sull’acqua, perchè essendo pieno di gas non va mai a fondo. È considerato un “ricostituente” nella dieta di piccole tartarughe marine e di uccelli.
Un vero interrogativo rappresenta, per i più, l'incontro con uno strano organismo rettangolare nero, arricchito da rigide e filiformi protuberanze alle quattro estremità. Si tratta dell’uova di razza o meglio del guscio in cui sono normalmente ospitate, che in alcune zone chiamano "borsetta della sirena". Il pesce cartagilineo cova a circa 50 metri di profondità e poi i piccoli avannotti, appena nati, si liberano del rivestimento scuro che la corrente conduce infine a riva. Sulla superficie di queste capsule sono presenti delle doppie striature biancastre che consentono alle uova di “ancorarsi” al fondale, oltre che dei forellini utili per l’ossigenazione interna.
La palla egagropila, nota anche come “polpetta” o “palla di mare”, è un piccolo e sferico agglomerato marrone chiaro e di consistenza feltrosa. Si tratta del residuo fibroso di radici, foglie e fiori di piante marine quali la posidonia e la zostera. Non è da confondere con un altro tipo di organismo, anch’esso tondeggiante ma verdastro e spugnoso: l’alga Codium bursa.
L’oliva di mare è invece il frutto della Posidonia oceanica. L’oliva di mare è sferica, carnosa e ricca di sostanze oleose che, in acqua, ne consente il galleggiamento. Trasportato a riva durante la fioritura primaverile di tali piante, assume decomponendosi un colore via via più bruno e cupo rispetto al verde acceso originario.
Altri organismi particolari e non molto conosciuti sono le teche ovigere dei murici, molto simili a comuni spugne biancastre. In realtà sono i “contenitori” ove sono ospitate le uova di tali molluschi gasteropodi, conosciuti ed utilizzati già dai Fenici. Si tratta di agglomerati tondeggianti, coperti da piccole papille sacciformi da cui fuoriescono gli animaletti appena nati. Le due specie che utilizzano teche ovigere sono l'Hexaplex trunculus ed il Bolinus brandaris: sono i molluschi che nell’antichità venivano usati per produrre la porpora utilizzata per tingere i vestiti dei più ricchi grazie alla vischiosa secrezione di una loro ghiandola. In età imperiale il celeberrimo rosso porpora era un vero e proprio status symbol delle caste più agiate. Oggi i murici sono apprezzati in tavola ove gli "spaghetti agli sconcigli" costituiscono una indiscussa prelibatezza.
Ricercatissime sono quelle piccole zanne bianche che rappresentano il guscio esterno di un mollusco appartenente alla famiglia degli scafopodi, il Dentalium antalis. E' riconoscibilissimo per la tipica forma a zanna di elefante, liscia o costolata. I dentalidi vivono conficcati in fango o sabbia. Sono frequenti i ritrovamenti anche allo stato fossile. Oltre al genere liscio ne esist una variante in cui la piccola “zanna” si presenta con alcune costolature. Presi in grande quantità, soprattutto in Sardegna, vengono solitamente conservati in recipienti di vetro/cristallo da esporre nei vari ambienti delle case di mare
Se la passeggiata contempla anche la presenza di scogli, qui si potrebbero trovare resti di Chitone, più esattamente di Chiton olivaceus, secondo la nomenclatura binomiale. Questo animaletto appartiene alla famiglia dei Poliplacofori ed è piuttosto comune su pietre e scogli situati anche a bassa profondità, nei quali si mimetizza perfettamente. Se toccato o disturbato, l’animale tende ad appallottolarsi, come fanno i famosi “porcellini di S. Antonio” di terra. Molto frequenti i ritrovamenti di chitonidi allo stato fossile. La sua corazza di protezione è costituita da otto placche dorsali posizionate “ a striscia”. E’ animale erbivoro, tranne alcune specie carnivore ghiotte di gamberetti, misura tra i 2 e i 7 cm., non ha né occhi e né tentacoli.
Qualche volta la passeggiata sulla battigia ti regala una spugna marina, che è un animale a tutti gli effetti. I poriferi, generalmente non sono predatori e si nutrono per filtrazione. Tra le caratteristiche principali, comune a tutte le varietà, c’è che non hanno una simmetria corporea, mentre, quanto a dimensioni, possono variare notevolmente: da pochi cm fino a quasi due metri. Di certo le spugne sono tra gli invertebrati meno complessi, non presentano organi nè tessuti, ma il loro corpo è composto da solo tre differenti tipologie cellulari aggregate tra loro, Alcune di esse svolgono i ruoli più essenziali come quello di protezione, altre per la nutrizione, la terza categoria è quella delle cellule per la riproduzione.
Molti molluschi proteggono i gameti con capsule gelatinose, membrane protettive, cialde ed altro: capita quindi abbastanza spesso di imbattersi sulle spiagge o nei fondali dei nostri mari, nel tipico collare gelatinoso formato dagli univalvi Natica canrena o dalla Lunatia heros. Questo collare contiene nella parte interna microscopiche uova e nella parte esterna minuscoli granelli di sabbia.